1.24.2012

Pesca Onlus

ultima generazione di elettrostorditore
Gli elettrostorditori, sono costituiti da un generatore, dal quale escono due cavi terminanti con un polo positivo e uno negativo.

Il polo positivo o anodo di solito è costituito da un guadino metallico fissato all'estremità di un manico isolato in vetroresina. L'anodo può avere forma di sfera, di paletta, o essere fissato a delle reti di sbarramento.

Il polo negativo o catodo termina di solito con una treccia metallica.

Recupero pesci cavo Cattedrale 


Anodo e catodo sono collegati al generatore mediante speciali cavi in gomma neoprene a doppio isolamento, molto flessibili e resistenti, disponibili in varie lunghezze.
La pesca elettrica sfrutta le reazioni indotte nei pesci dalla corrente che li attraversa, come conseguenza del campo elettrico che si forma immergendo in acqua un polo con carica positiva e uno con carica negativa. I pesci che si trovano nel campo compreso tra i due poli vengono attirati da quello positivo, verso il quale si dirigono nuotando attivamente, per poi rimanere storditi.

Gli elettrostorditori a corrente continua inducono i pesci a dirigersi verso l'anodo e, quando sono sufficientemente vicini, li stordiscono. Gli apparecchi ad impulsi sono invece molto più potenti ed efficaci; hanno però una minore azione attrattiva e tendono a stordire rapidamente i pesci, con il rischio di danneggiarli, se l'operatore non è particolarmente attento.




La pesca elettrica in ruscelli, canali e ai margini di un fiume, dove l'acqua è bassa, viene praticata in maniera comoda e veloce, a piedi, con apparecchi elettrostorditori a zainetto, mentre nelle acque più profonde si usano apparecchi più potenti e pesanti come barche appositamente attrezzate.
La squadra di pesca dovrebbe essere composta da almeno tre operatori: uno che trasporta lo zainetto, uno che usa l'anodo per attirare i pesci, e il terzo che porta un guadino e un secchio per raccogliere i pesci dopo averli storditi. Poi il tutto viene scaricato in camion o PK con acqua e bombole di ossigeno. Per motivi di sicurezza, la squadra deve sempre essere composta da almeno due persone.




Osservazioni dal vero però notano che in effetti il pesce và verso chi ha l’ elettrostorditore che il più delle volte ha annesso un guadino quindi è lui stesso che raccoglie il maggior numero di pesci. Osservato da uno degli autori in diversi recuperi in canali e roggie del novarese e pavese.

Recupero pesci

I risultati della pesca elettrica, conseguenti alle caratteristiche del campo formatosi, dipendono da molteplici fattori, quali: il tipo e la potenza dell'apparecchio usato, la conducibilità e la temperatura dell'acqua; la forma(pare sia determinante la lunghezza del pesce, ma non sempre…) , le dimensioni e le reciproche proporzioni fra gli elettrodi; le specie dei pesci, la loro taglia e il loro stato fisiologico; la natura e la conducibilità del letto e delle sponde del corpo d'acqua; il tipo di corrente erogata.




L’apparecchio DEVE essere usato da gente esperta ed autorizzata dalle autorità competenti.


Queste operazioni vengono fatte per salvare pesci in luoghi (generalmente canali e fossi ) in asciutta quasi totale e immetterli ove vi sia acqua. Oppure per catturare dei riproduttori da spremere (generalmente trote) e dar luogo alla fecondazione assistita in modo da contenere le perdite di uova che avvengono in natura anche per la predazione di altri pesci. Naturalmente le trote vengono messe in apposite vasche di mantenimento. Delle volte si usano vasi Zug che non sono altro che bottiglie grosse ove vengono messe le uova e acqua continua dal basso verso l’alto; quando i piccoli nascono trasbordano nella vasca sottostante.




Tante sono le associazioni e club che gestiscono apposite strutture e a noi piace citare il Tinella (http://www.tinella.net/) con la super visione dell’ ittiologo Cecuzzi.
Con frequenza settimanale si controllano i settori delle femmine selezionate per verificare la presenza di trote mature. L’operazione di spremitura o “mungitura” consiste in massaggi medio-ventrali per accompagnare l’uscita delle uova in particolari contenitori. Dopo questa operazione avviene la spremitura dei maschi. Sulle uova estratte dalle femmine mature si cosparge il liquido seminale maschile. Questa operazione di spremitura avviene nelle modalità simili a quelle praticate per le femmine.




Poi si mescola lo sperma colle uova usando delle penne. Lo sperma di un maschio dovrebbe bastare per 2-3 femmine a seconda delle dimensioni. Le uova dopo 15-20 minuti generalmente sono lavate per togliere residui di feci. La schiusa avviene col rapporto gradi giorno; La fario mediterranea ha 420gradi/giorno cioè a 10 gradi ci metterà 42 giorni come esempio. L’ immissione nel corso d’ acqua avverrà poi al raggiungimento della misura desiderata. Prima si effettuerà maggiori saranno le perdite di avannotti ma maggiore sarà anche la rusticità delle trote. Gli avannotti andranno poi seminati dove ritenuto idoneo e tante volte in scoscesi rialetti di montagna ad altitudini notevoli.




E’ ben chiaro che una accurata e rigida selezione dei riproduttori come salute e specie darà miglior qualità. Avendo vasche adeguate si possono anche tenere i riproduttori per l’anno successivo.

Noi di Pesca&Pesca sosteniamo che le operazioni debbano venire fatte sempre sotto la direzione e la visizione di un ittiologo.




Facciamo poi notare che tutte queste operazioni sono fatte da volontari come quelli della associazione varesina AREALI (http://areali.forumcommunity.net/) d.  Oltre a perdere del loro tempo e magari anche un po’ di vil denaro (anche solo per i trasferimenti), ci mettono una notevole energia fisica per marciare nel fango o nel fondo scosceso di torrenti, patire il freddo, portare secchi pieni di acqua ecc ecc; ed è quindi a loro che ogni pescatore dovrebbe dire un bel GRAZIE…….e se possibile dare una mano. Purtroppo il presidente era giovane e pensava più alla pesca che all' associazione con diverse lamentele e quindi ci penso il CAVEDANO e cioè io a fargli dare le dimissioni e a chiudere l' associazione con i pochi euro in cassa dati in beneficenza.
Inoltre come volontari possiamo ben inserire quelle persone che con decreto prefettizio svolgono le funzioni di guardapesca volontario….sempre ONLUS!

Recupero

1.16.2012

La Drava

La Drava sgorga nei pressi della landa di Dobbiaco in Val Pusteria. Da qui inizia il suo corso attraverso il Tirolo orientale, Carinzia, Slovenia e Croazia fino a sfociare nel Danubio.
La Drava rientra tra i più lunghi fiumi europei, il suo corso è lungo ben 720 km, di cui 102 sul territorio della Slovenia La Drava (tedesco: Drau, ungherese: Dráva, sloveno: Drava) è un affluente del Danubio, che nasce nel comune di San Candido(nelle vicinanze della sella di Dobbiaco (BZ) nelle Alpi Orientali, spartiacque tra il bacino del Mar Adriatico e di quello del Mar Nero) e scende verso est. Il suo bacino idrografico ha un'area maggiore di 11.000 km² e si estende su 5 Stati e la sua portata media alla foce è di 670 m³/s.Nell' abitato di San Candido quello che è un piccolo rigagnolo, riceve il primo affluente, il Rio Sesto, molto più ricco di acque.
Pochi chilometri a valle della sorgente, in località Prato Drava entra in territorio austriaco. La Drava attraversa poi la Slovenia, la Croazia e segna per un lungo tratto il confine tra quest'ultima e l'Ungheria, sino a sfociare nel Danubio sul confine tra Croazia e Serbia, dopo un percorso di 749 km. Questa lunghezza lo rende il maggiore fiume che "nasce" in Italia e il più lungo tra quelli che scorrono almeno parzialmente su territorio italiano la Drava è navigabile negli ultimi 90 km del suo corso. Questo importante fiume viene spesso addotto come esempio di incoerenza nel definire i nuovi confini tra Austria e Italia nel primo dopoguerra. Infatti, l'Italia aveva chiesto ed ottenuto i territori tirolesi a sud dello spartiacque alpino, mentre tutti i comuni ad est di Dobbiaco (in ted. Toblach) sarebbero dovuti, secondo questa logica, permanere sotto dominio austriaco, cosa non avvenuta nei fatti. Nel suo corso ci sono imponenti dighe ma la prima nei pressi di Rosegg è alimentata da un canale By Pass che assieme a quella che definiremo “Drava piccola” per la restante acqua non prelevata forma una specie di isola dove sorge l’ albergo Aktiv Hotel da molto meta di fungaioli e pescatori colle esche naturali (www.adrianogargantini.it). In gestione altre acque per spinning e mosca e anche carpfishing.
























1.11.2012

Foto di Alessandro Falchi

Il nostro lettore, Alessandro Falchi, ci ha inviato quelle belle foto fatte da lui a Siracusa.
Noi le pubblichiamo con piacere e vi invitiamo a visitare il suo sito a questo indirizzo :

http://www.afalchistudioblog.com/











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1.09.2012

Rottura apicale canna fissa

Arrivate sul luogo di pesca e si è rotto l’attacco della canna fissa urtando contro qualcosa?
Niente paura, se avete dietro la serie di gommini di plastica che si usano per fermare il filo contro l’ astina del galleggiante, siete a cavallo.
Prendetene qualche centimetro di dimensione che si incastri bene 8-9 cm dopo l’ apicale (quello blu nella foto) e un altro lungo sempre quei centimetri (quello giallo). Il secondo lo infilate subito nel filo. Fate un capio ampio al filo e lo raddoppiate e poi lo infilate nella canna e lo stringete in fondo al gommino blu. Fate un po’ di spirali attorno all’ ultimo pezzo dell’ apicale e poi infilate bene il gommino giallo.







Pescare nei laghi di Bertignano e Masserano (entrambi nella provincia di Biella)

Dal PDF (stranamente scaricabile) della provincia “” In provincia di Biella le acque gravate da vincoli particolari sono: ...