Visualizzazione post con etichetta lago maggiore. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta lago maggiore. Mostra tutti i post

9.13.2017

Crank time !



Articolo e fotografie di Marco Altamura





L’estate 2017 ed in particolare i mesi di luglio e agosto sono stati caratterizzati da temperature prossime ai quaranta gradi con tassi altissimi di umidità ; questo andamento climatico ha coinvolto tutte le Regioni del nostro Stivale e così non ha fatto certo eccezione la Regione dei grandi laghi prealpini . Anche il mio amato lago Maggiore ha sofferto molto sia questa situazione climatica che l’assenza di precipitazioni piovose significative ; se a ciò aggiungiamo l’aumento di popolazione dovuto al periodo vacanziero con i relativi incrementi delle acque reflue sversate, possiamo ben capire in che stato precario si sono venuti a trovare i centri rivieraschi ed i loro relativi litorali . Anche con simili premesse , durante i lunghi anni di frequentazione , sono sempre riuscito a catturare qualcosa scegliendo magari le ore del primo mattino e del crepuscolo o approfittando delle rare giornate di pioggia : così qualche persico reale , qualche lucciotto , qualche bass o qualche lucioperca hanno sempre allietato questo periodo così marcatamente negativo per la pesca .
Foto di corredo
Durante quest’estate che sta per concludersi tuttavia , non ho potuto beneficiare nemmeno dei rari momenti favorevoli citati : la situazione ambientale e climatica è stata così negativa e difficile da indurmi a fare ritorno a Milano dopo appena i primi dieci giorni di agosto durante i quali è stato impossibile non solo praticare la pesca , ma addirittura riuscire a dormire per il gran caldo e l’altissimo tasso di umidità nell’aria . Meglio Milano che , quanto meno , poteva regalarmi il tanto sospirato refrigerio generato dall’impianto dell’aria condizionata .
Foto di corredo
Così riposte le speranze di pescare rimandate a momenti migliori , ho fatto tesoro del tempo a disposizione per fare manutenzione a tutta la mia attrezzatura alieutica. Passato il mese di agosto ed anche la settima ondata di caldo africano della stagione, con l’arrivo del mese di settembre accompagnato finalmente da un paio di giorni di piogge intense e da un fronte fresco proveniente da ovest , ho fatto ritorno al lago carico di rinnovata voglia di pescare , voglia per troppo tempo repressa . L’approssimarsi dell’autunno rappresenta da sempre un momento magico per chi come me a fatto dello spinning molto più di una semplice passione : in questi casi è sufficiente un abbassamento di temperatura dell’acqua anche di solo un paio di gradi per mettere in attività predatoria tutte le specie ittiche presenti nell’ecosistema . Inoltre l’aria frizzante del primo mattino e del tramonto invoglia anche il lanciatore a prodigarsi con l’intento di effettuare qualche bella cattura , eventualità che in questa circostanza risulta essere tutt’altro che remota . Decido così di affrontare il periodo effettuando uno spinning “light” rivolto a persici reali e black bass attuando una pesca di ricerca conosciuta anche con il termine di “power fishing”; questa tecnica dal nome anglosassone altro non è che un metodo veloce per ispezionare vaste porzioni d’acqua ed i patiti della pesca al black bass la attuano principalmente per localizzare i predatori che poi andranno ad insidiare con altre tecniche specifiche del bass-fishing . Gli artificiali d’elezione per tale tecnica sono gli spinnerbaits ed i crank baits;  
Foto di corredo-spinnerbaits Rapture
volendomi regalare momenti di puro divertimento , opto per l’utilizzo di un’attrezzatura in grado di amplificare il momento della cattura e del combattimento con il pesce : scelgo una canna estremamente sensibile come la Delsol da metri 2,44 e con potenza effettiva di lancio di grammi 3/15. Gli abbino come mulinello il top di gamma Rapture , l’SX-1 questa volta nella misura 2000 , e come artificiale mi impongo di utilizzare solamente un modello di crank , il Neo Crank SQR DR sempre di Rapture , così da verificarne l’efficacia e la duttilità di utilizzo in pesca .
Scelgo come livrea il Ghost Threadfin Shad . In mezz’ora di auto mi trovo innanzi allo spot prescelto per questa pesca di ricerca : si tratta di una lunga spiaggia con fondale a media granulometria digradante fino ad un massimo di circa due metri e mezzo di profondità , valore per il quale questo piccolo crank è stato progettato .
La presenza inoltre di un comodo pontile galleggiante consente anche di pescare parallelamente alla riva scegliendo a che profondità far lavorare l’artificiale . I primi tentativi sono effettuati lanciando il crank il più distante possibile ( i suoi otto grammi consentono ottimi lanci ) , recuperando poi velocemente con il vettino della canna in acqua fino a che l’artificiale raggiunge il fondo per poi iniziare il vero e proprio recupero a stretto contatto con gli ostacoli del fondale . Il palettone pronunciato del crank consente questo tipo di recupero senza il rischio di fastidiosi incagli e permettendo all’artificiale stesso di perlustrare correttamente lo spot . I tentativi iniziali sono infruttuosi così decido di spostarmi verso destra lanciando la mia insidia nei pressi di alcune barche ormeggiate ; queste strutture galleggianti con la presenza di sole brillante offrono ai bass interessanti zone d’ombra dalle quali sferrare i micidiali attacchi alla minutaglia della zona .
La prima cattura arriva puntuale ma in modo inusuale : il bass infatti aggredisce il mio Neo Crank in fase di discesa verso il fondo e questo anomalo comportamento mi trova un po’ impreparato . Tuttavia porto una veloce ferrata ed avverto all’altro capo del filo la resistenza di quello che in seguito si paleserà essere un piccolo esemplare di bass dal gagliardo appetito . Breve combattimento , il tempo di liberare il pesce dalla tenace presa dell’ancora di coda del crank , un paio di foto a testimonianza della cattura ed il pesce fa ritorno felice nel suo lago .

Durante le brevi fasi del combattimento , noto che un piccolo gruppo di bass seguono il loro sfortunato compagno fino quasi a riva ; forte di questa favorevole situazione , lancio nuovamente il mio artificiale nella stessa zona della prima cattura e questa volta , non appena l’hard bait raggiunge il fondo , avverto l’inequivocabile attacco del centrarchide che ha attaccato quasi con ferocia l’ingannevole preda . Questa volta il pesce organizza la sua resistenza esibendo un poderoso salto fuori dall’elemento liquido mostrandosi in tutta la sua prorompente bellezza . Si tratta ancora di un esemplare di piccole-medie dimensioni ma dall’ esuberante comportamento e dall’ incredibile vitalità : dopo il primo salto ne seguono altri due in successione prima che inesorabilmente il pesce giunga a riva per la slamatura e le relative foto .

In questo caso è l’ancora di pancia dell’artificiale ad aver fatto presa nella coriacea bocca del bass che , incredulo , fa ritorno anch’esso nel suo ambiente . Inizio a capire fino in fondo le grandi potenzialità di questo piccolo crank ! Il proseguo mi vede raggiungere il pontile galleggiante da dove , circa a metà dello stesso , effettuo un lancio parallelo alla riva ; a questa distanza la profondità è di circa un metro e la posizione privilegiata mi consente un recupero subito a contatto delle asperità bentoniche .
Il primo dei lanci in sequenza risulta subito vincente : un bass attacca voracemente il piccolo crank ed il vettino in carbonio della mia Delsol si flette sotto la strenua difesa del pesce che , anche questa volta , non è di grosse dimensioni ma ciò nonostante vende cara la pelle . L’ancora di coda ha fatto salda presa nelle fauci del funambolico predatore che , riverso su un fianco e stremato , si lascia afferrare . Non essendo pesci di grossa mole , posso permettermi di afferrarli per la mandibola anche in posizione orizzontale senza arrecare danno alcuno alla loro incolumità . Veloce foto e via di nuovo in acqua .

La giornata , meteorologicamente parlando , assume una connotazione di estrema variabilità alternando momenti di grande irradiazione solare a momenti di fresca copertura del cielo che regalano alla pesca situazioni molto propizie e propedeutiche alle catture . Durante una di queste fasi nuvolose , decido di lanciare a destra del pontile perlustrando una spiaggia formata da sabbia molto fine : l’incedere del palettone del crank a contatto del substrato sabbioso crea invitanti “nuvole” di sabbia che attraggono irresistibilmente i predatori . Il quarto bass lo catturo addirittura “ a vista “ : vedo distintamente il mio artificiale avvicinarsi alla riva nell’acqua bassa ed il suo incedere bruscamente interrotto dal materializzarsi improvviso di un bass che spalanca la sua capiente cavità orale e inghiotte il mal capitato

. Segue la relativa ferrata e , vista l’esigua profondità , l’inevitabile salto spettacolare fuori dall’acqua . Fotografo anche questo pesce e mi affretto a liberarlo . Sulla riva trovo la pelle intera di una muta di ofide , probabilmente una biscia dal collare , molto presente in questo tratto di litorale che termina con un muraglione in pietra che da riparo a questi rettili innocui ; con la temperatura dell’acqua così alta , questi ofidi sono soliti cacciare piccoli pesci ma , talvolta , finiscono essi stessi per diventare prede di grossi bass e lucci .
Ora tutta la zona di pesca è raggiunta dall’ombra creata dalle montagne alle spalle e , in teoria , è questa l’ora migliore per poter effettuare qualche cattura degna di nota . Faccio ritorno sul pontile dal quale eseguo ancora una serie di lanci paralleli alla riva senza però registrare altre catture ; mi avvicino alla zona dalla quale ho iniziato a pescare e lancio l’artificiale nei pressi di un palo sommerso , inizio velocemente il recupero e non appena il mio crank tocca le asperità del fondale avverto l’attacco di un altro bass . Ferro prontamente e dopo un breve ma intenso combattimento nel quale la Delsol mostra tutta la sua qualità , afferro il bass per la mandibola inferiore e lo fotografo prima del meritato rilascio ; nella foga dell’attacco , questo pesce è rimasto vittima di entrambe le ancore dell’artificiale e così fatico non poco a liberarlo dalla salda presa .

Sono soddisfatto della mia battuta di pesca e anche se questa non verrà ricordata certo per la mole delle prede , ho la soddisfazione di aver operato correttamente e con materiali sempre all’altezza della situazione . Mi preme sottolineare che anche se i dettami del moderno spinning al black bass imporrebbero per l’utilizzo dei crank baits una canna in fibra di vetro dall’azione  “morbida “ e progressiva , la Delsol costruita in carbonio con un fusto sottile e leggero , risponde egregiamente a questo compito regalando ferrate sicure e combattimenti entusiasmanti .
Inoltre altro motivo di grande soddisfazione risiede nel fatto che catturare con continuità black bass in un grande lago naturale rappresenta ben altra cosa che catturarne in piccoli laghi artificiali o , peggio ancora,  in cave di estrazione e stagni adibiti alla pesca sportiva ; nei grandi bacini infatti , questi pesci sviluppano un’innata diffidenza nei confronti delle insidie che gli vengono proposte e , anche a causa delle acque sempre estremamente trasparenti , risultano refrattari a presentazioni approssimative e scarsamente credibili . Così catturare un bass in questi ambienti è sempre motivo di merito per aver eseguito tutta la procedura di approccio  in maniera perfetta . Oggi ho pescato utilizzando il crank bait ma in altre occasioni ho potuto verificare la qualità di questa canna anche con un altro artificiale tipico del “ power fishing “ e cioè lo spinnerbait : con la Delsol infatti i modelli di spinner fino a mezza oncia trovano un corretto utilizzo garantendo sempre affidabilità e competenza .

11.08.2016

Pesci predatori in frenesia alimentare

Testo di Marco Altamura-Foto di Marco Altamura e Walter Scandaluzzi



Mutuare un termine preso in prestito dai documentari che trattano le abitudini dei grandi predatori pelagici come gli squali e le orche può sembrare eccessivo , ma con le dovute differenze dei diversi ecosistemi in cui vivono , è esattamente ciò che accade anche nelle acque interne per i relativi predatori che le abitano in un determinato periodo dell’anno . Nessuno “spinner” infatti degno di questo nome sarebbe disposto a rinunciare ad insidiare i vari predatori presenti in laghi e fiumi nostrani in questa magica stagione . Il periodo temporale al quale mi riferisco è quello susseguente al grande caldo estivo ed è identificabile nei mesi di settembre, ottobre e parte di novembre quando cioè la temperatura dell’acqua cala di qualche grado e tutta la folta schiera di predatori delle acque dolci si mette sul piede di guerra per fare letteralmente razzia di tutto ciò che è commestibile e per riuscire a far fronte alla lunga stasi invernale quando la bassa temperatura delle acque rallenta di molto il metabolismo corporeo dei pesci e di conseguenza anche la loro attitudine predatoria . Per una volta durante tutto l’arco dell’anno abbiamo a nostra disposizione la folta schiera di predatori disponibili nelle acque nostrane : dagli autoctoni cavedani , persici reali
, lucci italici ( ci sono anche le trote fino a quando  il periodo riproduttivo non ne vietasse la cattura cioè generalmente la prima domenica di ottobre) )
, agoni , fino agli alloctoni aspi , lucioperca , lucci nordici , siluri e black bass.  C’è di che sbizzarrirsi così da accontentare tutti i lanciatori che dal Piemonte alla Sicilia e isole comprese possono finalmente dedicarsi in santa pace alla loro disciplina preferita senza dover incorrere negli elementi di disturbo tipici del periodo estivo come bagnanti , chiassose imbarcazioni , sagre paesane varie , regate veliche , ecc…
Come spesso accade , non è tutto oro ciò che luccica , così starà a noi saper scegliere l’ambiente giusto per insidiare il predatore di turno , oltre al fatto di trovare le condizioni ottimali dei corpi idrici ( livelli e grado di trasparenza delle linfe)  e dei fattori atmosferici  (manifestazioni temporalesche piuttosto che repentini abbassamenti della pressione atmosferica prima di un fronte freddo ) per far rendere al massimo questo fantastico stralcio di autunno . L’esperienza maturata sul campo in quasi mezzo secolo di spinning mi porta ad effettuare scelte che si dimostrano corrette anno dopo anno , al pari con l’alternarsi inesorabile delle stagioni ; nell’ultimo decennio tuttavia queste scelte sono risultate più difficoltose in quanto il progressivo processo di “tropicalizzazione” che ha interessato tutti i Paesi europei e non solo ,non ha risparmiato il nostro amato “Stivale” dando vita a fenomeni estremi quali grandi siccità alternate a periodi di piogge torrenziali con tutto ciò che ne consegue .
 Anche i pesci quindi fanno fatica ad adattarsi a questi lenti ma inarrestabili cambiamenti ed inevitabilmente variano anche le loro più radicate abitudini . Diciamo comunque , per tracciare una linea di condotta di massima , che con un andamento climatico regolare e con l’assenza di fenomeni catastrofici , possiamo identificare con la stagione autunnale il periodo più favorevole dell’anno per insidiare i nostri predatori a spinning . Chi ha seguito negli anni i miei articoli prima cartacei sulle più importanti Riviste di settore e poi sul Web in vari blog sa che solitamente frequento le acque piemontesi del lago Maggiore
ed è  proprio in queste acque che in autunno realizzo le mie più importanti catture ; di volta in volta mi dedico all’insidia del persico reale , del black bass e del luccio ed il bello sta nel fatto che in questo magico periodo possiamo ritrovarci attaccati ai nostri artificiali i pesi massimi della specie .
Immagine di repertorio
Anche il 2016 non ha fatto eccezione e così ho avuto modo di effettuare diverse uscite armato di tutto punto alla ricerca di qualche pesce da fotografia ; attrezzatura completa Rapture con canna Intruder , mulinello SX-1 e vari artificiali della vasta gamma prodotta dalla Casa di Bianconese insieme anche ad alcuni artificiali auto costruiti . In un’uscita di metà ottobre ho deciso di dedicarmi all’insidia di pesci di taglia così , dopo aver scelto un paio di spot promettenti , ho lasciato da parte le tecniche “finesse” e mi sono messo al riparo da spiacevoli e cocenti delusioni caricando il mulinello con del trecciato di spessore mm 0.16 con un terminale in nylon di spessore mm 0,305 e minuteria metallica “very strong”.
Così combinato mi sono recato sulle sponde del Maggiore in luoghi da me ben conosciuti ed ho iniziato a scandagliare le acque con un classico minnow dall’assetto affondante del peso di 32 gr. chiamato “Super Dexter” sempre di Rapture ; con questo artificiale ho effettuato una serie di lanci a raggiera attuando un recupero lento che permetteva alla mia insidia di rimanere a contatto con il fondale . Di tanto in tanto alternavo al recupero lineare alcune jerkate che facevano sbandare vistosamente il minnow creando movimenti disordinati e bagliori di luce molto accattivanti . Il primo spot da me visitato non dava alcun risultato così ho deciso di spostarmi più a nord in una spiaggia sassosa a media granulometria dove in estate ho effettuato diverse catture di bass ; qui lo spot completamente diverso dal precedente mi obbligava ad un approccio differente : la spiaggia con fondale digradante fino ad un massimo di due metri di profondità mi suggeriva l’utilizzo di uno spinnerbait da mezza oncia ( 14 gr. ), lo Sniper Single Blade sempre di Rapture con il quale ho iniziato dapprima  a perlustrare gli strati superficiali dell’acqua  per poi finire con un recupero “slow rolling” a stretto contatto con gli ostacoli del fondo ; dopo circa un’ora di questi tentativi registravo solo due attacchi da parte di altrettanti bass di piccole dimensioni prontamente slamati e rilasciati .
Mentre mi prendevo una pausa per meditare sul da farsi , i miei occhi e le mie orecchie venivano rapiti da una fragorosa cacciata verificatasi a galla a circa trenta metri dalla mia posizione ; istintivamente cambiavo l’artificiale estraendo dalla mia tackle box un minnow lipless da nove centimetri per 16,5 gr. di peso , lo Slash Stick sempre di Rapture . Questo minnow privo di paletta direzionale e dall’alto coefficiente di penetrazione nell’aria mi consentiva lunghissimi lanci così da poter raggiungere la zona interessata dall’attività predatoria alla quale avevo appena assistito . I primi lanci non fruttavano niente e così decidevo di attendere la prossima cacciata , se mai ci fosse stata , per poter lanciare immediatamente in zona il mio stick con finitura “clown” di un colore  giallo acceso .
Il lago era tornato di nuovo calmo così da permettermi una perfetta localizzazione qualora si fosse verificata un’altra scorribanda del predatore che così ad occhio e croce ipotizzai trattarsi di un grosso black bass intento a rimpinguare le sue scorte di proteine in previsione del lungo inverno .
Finalmente dopo circa dieci minuti di attesa si verificava ciò che con tanta bramosia stavo aspettando : sempre ad una trentina di metri da me vedevo schizzare letteralmente fuori dall’acqua una schiera di piccoli gardons atterriti che scomparivano in un grosso gorgo a galla causato dal predatore . In un attimo effettuavo il lancio e posizionavo la mia insidia a circa un metro di lato all’atto predatorio del presumibile grosso centrarchide ;  avevo appena il tempo di riavvolgere poche spire di trecciato che percepivo in canna un colpo sordo e subito dopo vedevo a distanza il grosso pesce esplodere a galla in uno dei suoi funambolici salti . Era un bass !
Mi sentivo abbastanza sicuro della presa che le ancorine avevano fatto nell’apparato boccale del pesce così da poter assecondare senza troppi timori tutte le scorribande e le evoluzioni che il pesce stesso compiva prima di arrendersi . Dovevo solo prestare attenzione alle numerose boe posizionate in zona ma , forte del terminale di spessore mm 0,30 ,potevo forzare senza alcun problema fino a condurre il pesce ad adagiarsi su di un fianco a poca distanza da me . Lo afferravo per la mascella inferiore e con l’aiuto del boga-grip ne determinavo il peso : si trattava di una femmina di black bass di kg 1,600 che aveva attaccato con ferocia la mia vistosa insidia ed ora , dopo le foto di rito , si apprestava a tornarsene nel suo ambiente naturale .
Questa bella cattura meritava certo un momento di relax concomitante con il fatto che nel frattempo il tempo stava cambiando radicalmente : da cielo sereno della prima parte del pomeriggio si stava giungendo ad una situazione di cielo perturbato caratterizzato da una fitta pioggerella fine ma battente che lasciava presagire nuovi e proficui scenari piscatori . Così , animato da rinnovata fiducia , decidevo di spostarmi verso un altro spot che avevo visitato nei giorni precedenti senza apprezzabili risultati ; qui negli anni avevo effettuato belle catture di lucci di taglia e non mi rassegnavo all’idea che in questa stagione non avevo ancora nulla di interessante all’attivo . La sera prima avevo assemblato con vari e diversi componenti alcuni spinnerbait da mezza oncia e l’idea era quella di utilizzarne uno proprio per l’approccio di quello spot ; con lo spinner sono solito non utilizzare il terminale in acciaio perché questo verrebbe a disturbare l’equilibrio di per sé già precario di questa wire-bait . Così dopo aver optato per un doppia pala willow leaf/colorado con skyrt di colore nero e testina nera avevo deciso di effettuare i primi lanci in prossimità di alcune strutture in metallo ( pali di attracco ) dove gli esocidi amano sostare in corrispondenza del salto di profondità .
Appena presa visione dello spot , notavo immediatamente la presenza di una folta schiera di gardons
assenti fino al giorno prima posizionati ad un paio di metri dalla riva e, mentre il cervello dava meccanicamente impulso al braccio di effettuare il lancio , pensavo tra me e me : vuoi vedere che oggi c’è e lo frego? Lo spinner si tuffava in acqua ad una quindicina di metri dalla riva e dopo avergli fatto guadagnare il fondo mi apprestavo ad un recupero regolare intervallato ogni tanto da invitanti rallentamenti che lo facevano collassare verso il fondale mantenendo però in costante rotazione le pale ; quando l’artificiale giungeva nei pressi dell’imbarcadero avvertivo in canna un arresto brutale del recupero e istintivamente portavo una poderosa ferrata .
Attraverso l’acqua limpida scorgevo l’inconfondibile sagoma di un luccio di grande mole che cercava disperatamente con testate ripetute di liberarsi da quel “coso” che gli precludeva la libertà di movimento ; la potenza scatenata dal pesce ferrato a così breve distanza da riva faceva sì che tutta l’attrezzatura fosse messa a durissima prova in tutti i suoi componenti : la Intruder si rivelava una volta in più un attrezzo ottimale nei confronti dei pesci di taglia , l’ SX-1 con la sua frizione a regolazione micrometrica cedeva filo allorché il pesce ne richiedeva ed il finale teneva botta egregiamente alle sfuriate e alle ripartenze improvvise del grosso luccio .
Il problema semmai era quello di forzare oltre il limite per evitare che il pesce  finisse tra i pali del sotto riva ed inoltre la mia posizione sopraelevata di un paio di metri sul livello dell’acqua non mi facilitava certo le operazioni ; così combinato trascorsi una manciata di minuti con la precisa volontà di stancare il pesce per poi pensare a come recuperarlo , dato che si presentava il non indifferente problema di raggiungere il livello dell’elemento liquido . Fino alla primavera la terrazza della Società di navigazione del lago Maggiore era scoperta e quindi bastava scavalcare il parapetto per passare oltre e raggiungere l’acqua ; a luglio di quest’anno  purtroppo era stata edificata una copertura con relativi pilastrini in metallo e pareti avvolgibili in nylon che ne complicavano ulteriormente il superamento e mettevano a forte rischio la buona riuscita della cattura . Quando il luccio finalmente si presentava a galla adagiato su un fianco , decidevo ti tenere la canna con il braccio sinistro e con il destro e le gambe cercavo di superare gli ostacoli architettonici che mi separavano da quel sogno ; dapprima scavalcavo l’inferriata perimetrale e poi liberavo le pareti di nylon trasparente che andavano ad avvolgersi su un rullo posto vicino al soffitto . Facevo questa operazione per i quattro lati del manufatto stando sempre attento alle evoluzioni del pesce che portando allo sfregamento del trecciato contro il cemento avrebbe potuto facilmente riguadagnare la libertà . Sono stati momenti interminabili e non privi di pericolo caduta , ma quando finalmente riuscivo a liberarmi di quel malefico labirinto , riprendevo la canna con il braccio destro , scendevo lo scivolo in cemento e guadagnavo la tanto sospirata spiaggetta dove giaceva il grosso pesce . Con una sicura presa opercolare lo afferravo e mentre scoppiavo di gioia risalivo fino a livello della strada con la mia preda al sicuro . Subito si formava l’immancabile capannello di gente che tra lo esterrefatto e lo sbigottito si complimentava e scattava foto ; porgevo la mia digitale tra le mani di un ragazzo e mi facevo immortalare con la bella cattura .
Dopo una serie di foto scattate velocemente e la pesatura con il boga-grip ( cm 96 – kg 5.800 ) , liberavo il pesce dall’artificiale e , chinatomi sull’acqua , cominciavo una lunga operazione di ossigenazione del pesce che aveva accumulato stress per le fasi concitate del combattimento : tenendo la mano sinistra sotto la pancia e afferrandolo per la coda con la destra , lo muovevo avanti e indietro per far scorrere la maggior quantità d’acqua attraverso le delicate branchie . Dopo qualche minuto di tale operazione , il pesce con movimento autonomo riguadagnava le profondità del lago sparendo alla mia vista . Ancora una volta il “mio” lago Maggiore non mi aveva tradito e , anzi , mi aveva regalato un’emozione indescrivibile con le semplici parole .


10.06.2016

Pesca nel VCO (Verbano-Cusio-Ossola





Articolo di Marco Altamura e fotografie di Marco Altamura e Walter Scandaluzzi  colla collaborazione fotografica  di Luca Ragno il “Selvatico”.


Prefazione di Walter Scandaluzzi

Chi sono io?  Satana e Gesù allo stesso tempo!!! Temuto dai malandrini della pesca ai tempi dei forum e amato dagli altri (che però in faccia cioè pubblicamente non lo dicevano ma mi mandavano messaggi). Essendo addentrato nel mondo della pesca come collaboratore delle riviste dell' Olimpia e consigliere fondatore del CAGeP  e della prima legislazione [Coordinamento Associazioni Gestionali Piscatorie...ora in pratica Fishing Tour (www.apd.no.it)] conoscevo o intuivo vari intralazzi*** e in internet li dicevo mentre  logicamente sulle riviste mi limitavo dato che 4 soldi me li davano. Due interviste fatte a me potete leggerle ai link :http://pescambiente.blogspot.it/2015/06/pescare-il-cavedano-originante-la-specie.html e http://pescambiente.blogspot.it/2011/04/12-pesca-intervista-12-pesca.html. La collaborazione colle riviste termino ad agosto 2018 credo grazie a Gionata Paolicchi [( direttore di PescareOnline)ed allora semplice fotografo della rivista PESCARE)]con cui ebbi un rapporto di amore/odio che attualmente è di indifferenza. Gli devo dire proprio GRAZIE visto che io quei pochi soldi (40 euro a pagina ingombro cioè testo + foto)
per un incasso annuo (negli ultimi anni di 2000/2500 euro )che mi pagavano a malapena le spese di pesca per testare nuovi spot. L' Olimpia nel 2009 falli' e altri collaboratori (non sò Marco)aspettano ancora migliaia di euro...magari arriva giù xxx ed invece di moltiplicare pane e pesci moltiplica solo i pani e li fà diventare "sghei".
Luca detto "Selvatico" lo conoscei attraverso i forum e me lo portai, naturalmente agratis in Carinzia a pescare nelle riserve di Adriano Gargantini e poi appena possiamo ci vediamo ancora.
Ama i bacini alpini e le acque di montagna anche non disdegna il  Verbano che è sotto i suoi piedi.



Marco non lo conosco di persona ma è senza ombra di dubbio un gran spinnofilo e prima o poi qualche uscita la faremo assieme. Della sua fama ero noto ma lo conobbi solo in FB e gli pubblico volentieri vari suoi articoli.
"Selvatico" è un personaggio strano (in positivo) delle volte. Lavora ed abita a Verbania Trobaso in una concessionaria FIAT e pesca nelle pause pranzo e cosi' mi manda foto delle sue prede vestito colla "muda" cioè col vestito bello....compreso una lacustre di 12 kg presa da un suo amico professionista più i lucci che prende...ah ah ah

***Mai nascosto che andavo in Austria (www.adrianogargantini.it)con famiglia e/o amici avendo vitto, alloggio e permessi riserve gratis...solo che i 1200 km di spese automobilistiche li mettevamo noi. Chi ci guadagnava? Noi o Lui colla veritiera pubblicità che gli  facevo??



E’ da molto tempo che avevo in mente di regalare un doveroso tributo al lago Maggiore piemontese e al Comprensorio del  Verbano-Cusio- Ossola ; in questi territori infatti ho trascorso i miei momenti legati alla pesca più belli degli ultimi quarant’anni . La zona del lago Maggiore , oltre allo stesso bacino prealpino , è caratterizzata da un fitto reticolo di corsi d’acqua e bacini lacustri di grande importanza dal punto di vista squisitamente alieutico : oltre a tutta la sponda occidentale del Verbano che parte da Sesto Calende fino ad arrivare al confine svizzero in località Brissago , esistono una serie di corsi d’acqua facenti parte del V.C.O. ( Verbano-Cusio-Ossola )
Torrente San Bernardino-Riserva gli ultimi Km)
Cattura di Walter nel San Bernardino
e costituenti la bellissima Val d’Ossola che assumono una grande rilevanza ai fini della pesca sportiva e con una grande tradizione piscatoria alle spalle . Il corso d’acqua principale della valle è il Toce dove da tempo immemore dimora l’unica trota autoctona ed endemica della valle , la trota marmorata ,
unitamente a splendidi esemplari di trota lacustre risalenti dal vicino lago Maggiore . La valle principale annovera molte valli laterali che con i loro torrenti tributari rappresentano un vero e proprio paradiso per il pescatore sia che pratichi la pesca con esche naturali che a spinning o a mosca . Non posso non citare l’Ovesca , il Melezzo occidentale (quello orientale è un rigagnolo che si vede per dei km salendo in Val Vigezzo)
Melezzo Occidentale
, l’Anza, il San Bernardino e il San Giovanni e i laghi alpini quali il lago Devero , il lago Larecchio , il lago di Antrona , il lago di Cheggio , il lago Castel ,  il lago di Campiccioli , il piccolo bacino di Verampio ed il lago di Morasco che con la sua cascata da origine al fiume Toce . Inoltre altri due incantevoli specchi d’acqua trovano uno spazio preminente per il pescasportivo : il lago di Mergozzo ed il Cusio meglio conosciuto come lago d’Orta . Visto la mia lunga frequentazione della zona , è superfluo sottolineare che ho avuto modo di immergere la mia lenza in tutte queste splendide e pescose acque traendone ricordi scolpiti nella mente legati a importanti catture e al godimento regalatomi da una natura ancora abbastanza rispettata . Per una trattazione che rispetti l’ordine geografico ed orografico della zona , inizierò con il parlare della pesca sui grandi laghi prealpini appartenenti a questo comprensorio ; per quel che riguarda il Verbano , le località da me più frequentate coincidono con gli abitati delle maggiori città rivierasche del versante piemontese : quindi Castelletto , Arona , Meina , Lesa , Belgirate , Stresa , Baveno , Verbania , Ghiffa , Cannero e Cannobio .
Cavedano alla foce del San Giovanni a spinning

Isolino San Giovanni di proprietà esclusiva della famiglia Borromeo come molte cose attorno al lago

Isola Maggiore

Cannobio

Altro cavedano del Verbano

Aggiungi didascalia


La curiosità dei Castelli di Cannero è che la rocca Vitaliana fu costruita sulle rovine di un'altra fortificazione di cui ora non esiste traccia detta il "Castello della Malpaga" cioè una fortificazione utilizzata sin dai primianni del quattrocento come rifugio della potente e crudele famiglia dei Mazzarditi che erano cinque fratelli malavitosi  che tra il 1403 ed il 1404 saccheggiarono l'alto Lago Maggiore. Questo fino a quando i Visconti cinsero d'assedio la roccaforte, costringendo i banditi alla resa per fame e radendo al suolo l'antico castello.

Isola dei briganti a Cannero.

Mete turistiche di grande livello più apprezzate dagli stranieri che dagli italiani con al suo interno le isole Borromee (Isola Madre, isola dei pescatori, isola maggiore, isolino San Giovanni e ruderi di un castello abitato da briganti a Cannero). La fauna ittica presente è rappresentata da specie ciprinicole quali scardole , cavedani ( sempre meno ) , gli alloctoni gardons
14 KG di gardon donati a gente su una barca che mi avevano detto sarebbero andati alla menza dei poveri....boh
e acerine , carpe , tinche, qualche raro pigo ( una volta il Verbano vantava una popolazione invidiabile di tali ciprinidi ! Notizia avute dal mio amico Walter che mi diceva che fino a 3 anni fa circa si catturavano pighi nel naviglio grande (che esce dal Ticino ) a Turbigo
Naviglio grande a Turbigo
in discreta quantità…(misteri della pesca) ) , triotti ( pochi ) ed alborelle , per decenni un anello fondamentale della catena alimentare dell’intero ecosistema lacustre ed ora purtroppo relegate a sparuti banchi tanto da far notizia l’avvistamento di uno di questi . Vi è da citare la presenza di grosse carpe e tinche e di anguille.





Negli anni ’70 e soprattutto ’80 si è fatto scempio di questi simpatici ed utili ciprinidi saccheggiando il lago con speciali reti chiamate “bedine” che prelevavano enormi quantità di questo pesce per produrre mangimi a scopo alimentare per gli allevamenti d’oltralpe . Le “Bedine” sono reti dispostea cerchio e provviste di galleggianti. Quando vengono calate in acqua si recuperano i lembi inferiori in modo tale da formare un catino sollevato dal fondo che successivamente viene issato sulla barca.

 Il risultato è che oggi ci troviamo a pescare in un ambiente quasi privo di massa stabulante , vero “combustibile” biologico per il buon funzionamento dell’intero ecosistema .
Tralasciando le note tristi e volendo rimanere estranei a sterili polemiche , torno ad elencare le specie di pesci da me preferite e insidiate : la schiera dei pesci predatori è ben rappresentata in questa ampia porzione di lago Maggiore , e così si spazia dai sempre divertenti ed astuti cavedani , ai persici reali , al luccio presente nelle due specie autoctono ed alloctono ( northern pike ) , alle sempre più rare bottatrici (https://www.youtube.com/watch?v=2IEAXwAV7mE),
Il solito "Selvatico"

alle pregiate trote lacustri , agli altrettanto pregiati coregoni ed agoni
Coregoni
   
Agone a Pella di un collega di lavoro di Walter
 (attaccano i mini-rotanti !!! ) , per giungere alla schiera degli alloctoni black bass , lucioperca ed ultimamente anche siluro

Ingo il "messicano"
. Da sempre pratico lo spinning da riva senza l’ausilio di ecoscandaglio o altre simili diavolerie , pertanto rivendico le mie catture con ancora più malcelato orgoglio e soddisfazione .  Sul Maggiore prediligo insidiare in primavera la mia amata trota lacustre con l’uso di minnow lipless ( senza paletta direzionale ) , persici reali , lucci e lucioperca dal mese di giugno , e black bass durante l’estate e l’autunno . Per più di trent’anni ho frequentato il magnifico bacino di Mergozzo , vera perla posta ai piedi dell’Ossola ed  incastonata tra il fiume Toce ed il monte Orfano ;                questo non è un lago di quantità , ma è uno spot che può regalare la cattura della vita . Fanno bella mostra in casa mia le foto di grossi black bass  dai due ai tre chilogrammi, lucci “over 100” ,



trote di lago di alcuni chilogrammi , persici reali “extra large” e lucioperca oltre i cinque chilogrammi tutti catturati a spinning in questo lago che tendenzialmente annovera le stesse specie ittiche del Verbano ( una volta i due laghi facevano parte di un unico grande bacino .Vi sono anche splendidi salmerino autoctoni. Oggi un canale li collega garantendo il passaggio di pesce dal Maggiore al Mergozzo dove la fauna ittica trova una migliore qualità delle acque : qualche anno fa alcuni prelievi idrici hanno evidenziato uno stato fisico-chimico simile a quello del secondo dopoguerra ) .


Da alcuni anni la F.i.p.s.a.s ha abbandonato la tutela di queste acque che sono del comune come  diritto esclusivo di pesca che li fà gestire  dalla locale Associazione Pescatori con tanto di Incubatoio in loco con presidente Ruggero Nibbio proprietario dell’ Hotel 2 Palme (Chiuso nella brutta stagione) dove si mangia divinamente piatti come il risotto giallo al persico reale, ravioli al Lucioperca, coregone e/o salmerino a prezzi leggermente superiori di quelli che vi fanno in una pizzeria(http://www.hotelduepalme.it/) e con la possibilità di alloggiare, mangiare dentro o sul terrazzo in riva al lago e prendere il sole e/o fare il bagno nel prato  privato dell’ Hotel visto che le acque sono classificate fra le migliori in Italia ed è vietata la barca con motore a scoppio..


L’ incubatorio produce circa 2 milioni di piccoli coregoni e un 15.000 trotelle ed è gestito direttamente dai pescatori.
Vasi Zug

A metà luglio gli aderenti all’ associazione organizzano una pesciolata ove affluiscono migliaia di persone e sempre senza ricevere nessun euro. Nel 2015 ho fatto pure Walter l'annuale e quella di socio (70 euro in tutto) consapevole di prendere poco ma convinto di fare del bene alla pesca.

Altro grande bacino presente in zona è il Cusio o lago d’Orta

Nigoglia
che dai primi anni ’90 è risorto a nuova vita grazie ad un’operazione di “liming” condotta dall’Istituto Italiano di Idrobiologia Verbanese  e dal CNR che sulla base degli esempi dei laghi nordici inquinati dalle piogge acide , sono intervenuti immettendo diverse tonnellate di bicarbonato di sodio per addolcirne le acque rese inadatte alla vita dalla locale industria galvanica   (principalmente rubinetterie ) che scaricava in lago reflui tossici per l’ittiofauna .
Cavedano a Pella
Prima si faceva qualche cattura solo allo sbocco nel lago dei piccoli affluenti come mi ha detto il mio amico Michele Marziani collaboratore prima delle riviste Olimpia (come me e Walter) e poi scrittore di successo con parecchi libri romanzati dedicati alla pesca(http://www.michelemarziani.org/) e che ha vissuto molti anni della sua giovinezza a qualche Km dal lago.  I primi benefici effetti si sono visti con il progressivo aumento delle specie ittiche originarie immesse allo stadio giovanile e caratterizzate da un velocissimo accrescimento ; in primis sono stati i persici reali a comparire massicciamente nel Cusio ,
seguiti poi da tutte le altre specie ittiche compresi i pregiati salmonidi  emissrio ' unica acqua che scorre verso monte immettersi poi nello Strona poco dopo che si chiama Nigoglia. 
. Su questo lago mi reco spesso in primavera dopo la data di apertura alla pesca della trota e del luccio e pratico uno spinning medio rivolto a queste due specie citate , salmonidi ed esocidi .
Marco con un luccio che, posso sbagliarmi, è del lago di Mergozzo



catture non sono mai copiose , ma anche qui come nel Mergozzo non è impossibile imbattersi in qualche “gigante” della specie. Essendo in 2 provincie ci sarebbero da fare 2 regolamenti ma una delle cose positive politicamente è stata di farne uno solo che potete leggere al link:http://www.provincia.novara.it/Pesca/Regolamenti/LagoOrta.pdf

Poi lo spinning in acque correnti dove sicuramente la parte del leone la fa il magnifico fiume Toce con le sue acque di color verde smeraldo ;
purtroppo negli anni anche qui le cose sono notevolmente peggiorate anche se , armandosi di buona volontà e di buone gambe , qualche cattura degna di nota si può ancora realizzare ; personalmente sono solito frequentare il medio-basso corso di questo selvaggio fiume perché prediligo la cattura di trote lacustri , le quali sono in grado di risalire fino circa alla diga in località  Prata dove trovano un ostacolo insormontabile per la loro indole di indomite viaggiatrici . Nel tratto più alto, verso Verampio, vi sono anche temoli.
Temolo


Sia in questo tratto che nel resto del suo corso , il Toce può regalare splendidi esemplari di trota marmorata , autentico endemismo degli affluenti di sinistra del Po, denominata qui semplicemente “trutta” come a significare l’unico tipo di salmonide degno di portare questo nome .
6500 gr nel Toce
Qualche “grigia” la si può trovare fino alle sorgenti in Val Formazza , e i colori e le screziature di questo unico salmonide sono strabilianti .
Cascata del Toce (aperta solo in agosto)
Sul Toce utilizzo grossi e pesanti rotanti e minnow lipless fino a trenta grammi di peso perché qui è di fondamentale importanza nell’azione di pesca rimanere il più a lungo possibile in prossimità del fondo . C’è poi tutta una serie di torrenti tributari del Toce e piccoli riali
che ospitano le stesse specie del fiume principale con una preponderanza di trote fario anche “pronta-pesca” gestite nei tratti turistici ; questa a mio parere non è una buona cosa ai fini di mantenere il ceppo originario di trota marmorata del Toce , in quanto queste fario provenienti da vari e dubbi allevamenti , posseggono geni di tipo “atlantico “ che ibridandosi con le ruspanti marmorate ne inquinano il prezioso patrimonio genetico.  Sarebbe auspicabile in questi tratti l’immissione di trote iridee che essendo nelle nostre acque del tutto sterili , non sono in grado di accoppiarsi con la fauna ittica del posto , comprese le rarissime fario di ceppo mediterraneo . Due esempi in questo senso sono rappresentati dal tratto terminale del torrente Ovesca
OVESCA
e dal torrente Cannobino interessati periodicamente da massicce immissioni di trote fario e salmerini di fonte . Una citazione la meritano anche il torrente Anza che scende da Macugnaga , il torrente Melezzo originario della “Valle dei Pittori” e dal torrente Bogna che da il nome alla Val Bognanco . In questi affluenti si possono catturare principalmente trote fario ma anche iridee e qualche rara marmorata di risalita dal Toce e sono tutti affrontabili a spinning prediligendo  l’uso di rotanti classici , piccoli minnow e shads siliconici montati su ami di tipo “aberdeen” con testina in tungsteno . Infine , per dare completezza a questa rapida trattazione , vi sono i bacini alpini sia naturali che generati da dighe che rappresentano una valida alternativa per chi vuole praticare la pesca in un ambiente salutare e fresco
Salmerini di Selvatico & Soci in un lago di mongna
: in quest’ottica vanno segnalati il lago di Antrona nell’omonima valle , il lago di Cheggio , il lago di Campiccioli , il lago Devero,  il lago Larecchio , il lago Castel ed il lago di Morasco .
Citerei anche la piana di Verampio dove il fiume Toce si allarga a creare un piccolo bacino naturale . In tutte queste acque montane possiamo trovare una vasta popolazione di salmonidi : dalle fario alle iridee , dalle marmorate ai salmerini sia di fonte che alpini , fino alle trote canadesi del lago Castel immesse alcuni anni orsono e divenute di dimensioni ragguardevoli . Le catture in foto testimoniano il bottino di Luca detto “Selvatico” con suoi amici in un lago alpino.  A parte quest’ultimo lago dove sarebbe auspicabile un’attrezzatura medio-pesante nell’eventualità di catturare queste trote canadesi , nel resto dei laghi citati utilizzo canne da mt. 2,40 con azione medium-fast con mulinello taglia 4000 caricato con un trecciato spessore mm 0,14 ed un terminale in fluorocarbon spessore mm 0,22 considerando l’estrema trasparenza delle acque . Come artificiali vanno bene gli ondulanti dalla forma affusolata del peso intorno ai venti grammi  con livrea oro e argento e , soprattutto , l’utilizzo di artificiali siliconici imitanti piccoli pesci montati
sempre su ami di tipo “aberdeen” con cone-heads in tungsteno.  Durante le lunghe serate estive rende molto  anche la pesca a coda di topo . Ogni tanto in questi grossi laghi esce la sorpresa soto forma di tinca
o carpa che si lasciano insidiare specialmente dai siliconici .piacevolissime giornate praticando il nostro sport preferito con le concrete possibilità di effettuare catture importanti e di qualità ; i grandi pericoli per la salvaguardia di questi ultimi santuari naturalistici sono quelli che dagli anni duemila in poi ci hanno reso le cose difficili : per i laghi prealpini sicuramente la pesca professionale con un livello di prelievi eccessivo , le progressive ed inarrestabili migrazioni di uccelli ittiofagi come cormorani , svassi ed aironi
ed infine il grado di inquinamento sia organico che chimico delle acque che determina un progressivo stato di eutrofizzazione a danno specialmente dei primi anelli della catena alimentare ( zooplancton e fitoplancton ) . Non tralascerei nemmeno lo scarso senso civico dei fruitori di questo ecosistema che talvolta non danno il giusto peso alle  conseguenze dei loro gesti sconsiderati ( abbandono di rifiuti , inquinamento termico di chi tratta le acque a scopo idroelettrico , eccessivo prelievo a scopo irriguo , ecc …). Per quel che riguarda le acque correnti ed in genere le acque montane , assistiamo ad un ancora purtroppo timido tentativo di salvaguardare gli endemismi più preziosi delle nostre acque come la trota marmorata , la trota fario di ceppo mediterraneo e la trota lacustre ; le acque del Comprensorio V.C.O. si stanno muovendo in questa direzione e la speranza è che come avvenuto per la rinascita del lago d’Orta , si possano in tempi ragionevoli apprezzarne i risultati . Ricordo che il regolamento del lago Maggiore è stilato dalla Convenzione Italo Elvetica che potete leggere al link: http://www.cispp.org/


Melezzo orientale

Melezzo occidentale
Lago di Mergozzo
Intervista al presidente dei pescatori di Mergozzo Ruggero Nibbio

Video Lago Maggiore
Isolino San Giovanni a Verbania Pallanza
Negozi di Pesca: Andate al link: http://www.negozipesca.it/piemonte.html#verbania


 Credo che portate la moglie a prendere il sole (magari a Mergozz) e Voi andate a pesca avrà poco da dire...

Pescare nei laghi di Bertignano e Masserano (entrambi nella provincia di Biella)

Dal PDF (stranamente scaricabile) della provincia “” In provincia di Biella le acque gravate da vincoli particolari sono: ...