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9.13.2017

Crank time !



Articolo e fotografie di Marco Altamura





L’estate 2017 ed in particolare i mesi di luglio e agosto sono stati caratterizzati da temperature prossime ai quaranta gradi con tassi altissimi di umidità ; questo andamento climatico ha coinvolto tutte le Regioni del nostro Stivale e così non ha fatto certo eccezione la Regione dei grandi laghi prealpini . Anche il mio amato lago Maggiore ha sofferto molto sia questa situazione climatica che l’assenza di precipitazioni piovose significative ; se a ciò aggiungiamo l’aumento di popolazione dovuto al periodo vacanziero con i relativi incrementi delle acque reflue sversate, possiamo ben capire in che stato precario si sono venuti a trovare i centri rivieraschi ed i loro relativi litorali . Anche con simili premesse , durante i lunghi anni di frequentazione , sono sempre riuscito a catturare qualcosa scegliendo magari le ore del primo mattino e del crepuscolo o approfittando delle rare giornate di pioggia : così qualche persico reale , qualche lucciotto , qualche bass o qualche lucioperca hanno sempre allietato questo periodo così marcatamente negativo per la pesca .
Foto di corredo
Durante quest’estate che sta per concludersi tuttavia , non ho potuto beneficiare nemmeno dei rari momenti favorevoli citati : la situazione ambientale e climatica è stata così negativa e difficile da indurmi a fare ritorno a Milano dopo appena i primi dieci giorni di agosto durante i quali è stato impossibile non solo praticare la pesca , ma addirittura riuscire a dormire per il gran caldo e l’altissimo tasso di umidità nell’aria . Meglio Milano che , quanto meno , poteva regalarmi il tanto sospirato refrigerio generato dall’impianto dell’aria condizionata .
Foto di corredo
Così riposte le speranze di pescare rimandate a momenti migliori , ho fatto tesoro del tempo a disposizione per fare manutenzione a tutta la mia attrezzatura alieutica. Passato il mese di agosto ed anche la settima ondata di caldo africano della stagione, con l’arrivo del mese di settembre accompagnato finalmente da un paio di giorni di piogge intense e da un fronte fresco proveniente da ovest , ho fatto ritorno al lago carico di rinnovata voglia di pescare , voglia per troppo tempo repressa . L’approssimarsi dell’autunno rappresenta da sempre un momento magico per chi come me a fatto dello spinning molto più di una semplice passione : in questi casi è sufficiente un abbassamento di temperatura dell’acqua anche di solo un paio di gradi per mettere in attività predatoria tutte le specie ittiche presenti nell’ecosistema . Inoltre l’aria frizzante del primo mattino e del tramonto invoglia anche il lanciatore a prodigarsi con l’intento di effettuare qualche bella cattura , eventualità che in questa circostanza risulta essere tutt’altro che remota . Decido così di affrontare il periodo effettuando uno spinning “light” rivolto a persici reali e black bass attuando una pesca di ricerca conosciuta anche con il termine di “power fishing”; questa tecnica dal nome anglosassone altro non è che un metodo veloce per ispezionare vaste porzioni d’acqua ed i patiti della pesca al black bass la attuano principalmente per localizzare i predatori che poi andranno ad insidiare con altre tecniche specifiche del bass-fishing . Gli artificiali d’elezione per tale tecnica sono gli spinnerbaits ed i crank baits;  
Foto di corredo-spinnerbaits Rapture
volendomi regalare momenti di puro divertimento , opto per l’utilizzo di un’attrezzatura in grado di amplificare il momento della cattura e del combattimento con il pesce : scelgo una canna estremamente sensibile come la Delsol da metri 2,44 e con potenza effettiva di lancio di grammi 3/15. Gli abbino come mulinello il top di gamma Rapture , l’SX-1 questa volta nella misura 2000 , e come artificiale mi impongo di utilizzare solamente un modello di crank , il Neo Crank SQR DR sempre di Rapture , così da verificarne l’efficacia e la duttilità di utilizzo in pesca .
Scelgo come livrea il Ghost Threadfin Shad . In mezz’ora di auto mi trovo innanzi allo spot prescelto per questa pesca di ricerca : si tratta di una lunga spiaggia con fondale a media granulometria digradante fino ad un massimo di circa due metri e mezzo di profondità , valore per il quale questo piccolo crank è stato progettato .
La presenza inoltre di un comodo pontile galleggiante consente anche di pescare parallelamente alla riva scegliendo a che profondità far lavorare l’artificiale . I primi tentativi sono effettuati lanciando il crank il più distante possibile ( i suoi otto grammi consentono ottimi lanci ) , recuperando poi velocemente con il vettino della canna in acqua fino a che l’artificiale raggiunge il fondo per poi iniziare il vero e proprio recupero a stretto contatto con gli ostacoli del fondale . Il palettone pronunciato del crank consente questo tipo di recupero senza il rischio di fastidiosi incagli e permettendo all’artificiale stesso di perlustrare correttamente lo spot . I tentativi iniziali sono infruttuosi così decido di spostarmi verso destra lanciando la mia insidia nei pressi di alcune barche ormeggiate ; queste strutture galleggianti con la presenza di sole brillante offrono ai bass interessanti zone d’ombra dalle quali sferrare i micidiali attacchi alla minutaglia della zona .
La prima cattura arriva puntuale ma in modo inusuale : il bass infatti aggredisce il mio Neo Crank in fase di discesa verso il fondo e questo anomalo comportamento mi trova un po’ impreparato . Tuttavia porto una veloce ferrata ed avverto all’altro capo del filo la resistenza di quello che in seguito si paleserà essere un piccolo esemplare di bass dal gagliardo appetito . Breve combattimento , il tempo di liberare il pesce dalla tenace presa dell’ancora di coda del crank , un paio di foto a testimonianza della cattura ed il pesce fa ritorno felice nel suo lago .

Durante le brevi fasi del combattimento , noto che un piccolo gruppo di bass seguono il loro sfortunato compagno fino quasi a riva ; forte di questa favorevole situazione , lancio nuovamente il mio artificiale nella stessa zona della prima cattura e questa volta , non appena l’hard bait raggiunge il fondo , avverto l’inequivocabile attacco del centrarchide che ha attaccato quasi con ferocia l’ingannevole preda . Questa volta il pesce organizza la sua resistenza esibendo un poderoso salto fuori dall’elemento liquido mostrandosi in tutta la sua prorompente bellezza . Si tratta ancora di un esemplare di piccole-medie dimensioni ma dall’ esuberante comportamento e dall’ incredibile vitalità : dopo il primo salto ne seguono altri due in successione prima che inesorabilmente il pesce giunga a riva per la slamatura e le relative foto .

In questo caso è l’ancora di pancia dell’artificiale ad aver fatto presa nella coriacea bocca del bass che , incredulo , fa ritorno anch’esso nel suo ambiente . Inizio a capire fino in fondo le grandi potenzialità di questo piccolo crank ! Il proseguo mi vede raggiungere il pontile galleggiante da dove , circa a metà dello stesso , effettuo un lancio parallelo alla riva ; a questa distanza la profondità è di circa un metro e la posizione privilegiata mi consente un recupero subito a contatto delle asperità bentoniche .
Il primo dei lanci in sequenza risulta subito vincente : un bass attacca voracemente il piccolo crank ed il vettino in carbonio della mia Delsol si flette sotto la strenua difesa del pesce che , anche questa volta , non è di grosse dimensioni ma ciò nonostante vende cara la pelle . L’ancora di coda ha fatto salda presa nelle fauci del funambolico predatore che , riverso su un fianco e stremato , si lascia afferrare . Non essendo pesci di grossa mole , posso permettermi di afferrarli per la mandibola anche in posizione orizzontale senza arrecare danno alcuno alla loro incolumità . Veloce foto e via di nuovo in acqua .

La giornata , meteorologicamente parlando , assume una connotazione di estrema variabilità alternando momenti di grande irradiazione solare a momenti di fresca copertura del cielo che regalano alla pesca situazioni molto propizie e propedeutiche alle catture . Durante una di queste fasi nuvolose , decido di lanciare a destra del pontile perlustrando una spiaggia formata da sabbia molto fine : l’incedere del palettone del crank a contatto del substrato sabbioso crea invitanti “nuvole” di sabbia che attraggono irresistibilmente i predatori . Il quarto bass lo catturo addirittura “ a vista “ : vedo distintamente il mio artificiale avvicinarsi alla riva nell’acqua bassa ed il suo incedere bruscamente interrotto dal materializzarsi improvviso di un bass che spalanca la sua capiente cavità orale e inghiotte il mal capitato

. Segue la relativa ferrata e , vista l’esigua profondità , l’inevitabile salto spettacolare fuori dall’acqua . Fotografo anche questo pesce e mi affretto a liberarlo . Sulla riva trovo la pelle intera di una muta di ofide , probabilmente una biscia dal collare , molto presente in questo tratto di litorale che termina con un muraglione in pietra che da riparo a questi rettili innocui ; con la temperatura dell’acqua così alta , questi ofidi sono soliti cacciare piccoli pesci ma , talvolta , finiscono essi stessi per diventare prede di grossi bass e lucci .
Ora tutta la zona di pesca è raggiunta dall’ombra creata dalle montagne alle spalle e , in teoria , è questa l’ora migliore per poter effettuare qualche cattura degna di nota . Faccio ritorno sul pontile dal quale eseguo ancora una serie di lanci paralleli alla riva senza però registrare altre catture ; mi avvicino alla zona dalla quale ho iniziato a pescare e lancio l’artificiale nei pressi di un palo sommerso , inizio velocemente il recupero e non appena il mio crank tocca le asperità del fondale avverto l’attacco di un altro bass . Ferro prontamente e dopo un breve ma intenso combattimento nel quale la Delsol mostra tutta la sua qualità , afferro il bass per la mandibola inferiore e lo fotografo prima del meritato rilascio ; nella foga dell’attacco , questo pesce è rimasto vittima di entrambe le ancore dell’artificiale e così fatico non poco a liberarlo dalla salda presa .

Sono soddisfatto della mia battuta di pesca e anche se questa non verrà ricordata certo per la mole delle prede , ho la soddisfazione di aver operato correttamente e con materiali sempre all’altezza della situazione . Mi preme sottolineare che anche se i dettami del moderno spinning al black bass imporrebbero per l’utilizzo dei crank baits una canna in fibra di vetro dall’azione  “morbida “ e progressiva , la Delsol costruita in carbonio con un fusto sottile e leggero , risponde egregiamente a questo compito regalando ferrate sicure e combattimenti entusiasmanti .
Inoltre altro motivo di grande soddisfazione risiede nel fatto che catturare con continuità black bass in un grande lago naturale rappresenta ben altra cosa che catturarne in piccoli laghi artificiali o , peggio ancora,  in cave di estrazione e stagni adibiti alla pesca sportiva ; nei grandi bacini infatti , questi pesci sviluppano un’innata diffidenza nei confronti delle insidie che gli vengono proposte e , anche a causa delle acque sempre estremamente trasparenti , risultano refrattari a presentazioni approssimative e scarsamente credibili . Così catturare un bass in questi ambienti è sempre motivo di merito per aver eseguito tutta la procedura di approccio  in maniera perfetta . Oggi ho pescato utilizzando il crank bait ma in altre occasioni ho potuto verificare la qualità di questa canna anche con un altro artificiale tipico del “ power fishing “ e cioè lo spinnerbait : con la Delsol infatti i modelli di spinner fino a mezza oncia trovano un corretto utilizzo garantendo sempre affidabilità e competenza .

10.15.2016

Spinning al Black Bass nei grandi laghi




Power Fishing
Articolo e fotografie di Marco Altamura


Il titolo di questo mio articolo non è e non vuole essere una delle tante ostentazioni nei confronti dei sempre più dilaganti termini esterofili ; chi pratica lo spinning rivolto al nostro amico black bass sa perfettamente che con tale termine anglofono si identifica uno specifico approccio di pesca all’interno della disciplina del bass-fishing. Solitamente , dopo aver scelto lo spot , lo si ispeziona con gli artificiali specifici da “power” e cioè cranks e spinners per appurare o meno la presenza di pesce in quel sito . Queste due categorie di artificiali infatti , permettono di sondare velocemente grandi porzioni d’acqua per poi, una volta accertata la presenza di pesce, insidiarlo con le altre tecniche del bass-fishig quali  le tecniche “finesse” oppure affidandosi a jigs , jerks , minnows , top-water , WTD , ecc… Nella fattispecie, in concomitanza con l’uscita sul mercato delle novità Rapture per il 2016/17 , vorrei approfittare per parlare della categoria dei crank baits ed in particolare di tre nuovi modelli che si aggiungono alla già cospicua schiera presente in catalogo : si tratta di due modelli “deep” e cioè il Neo Crank SQR DR e il Neo Crank Silente , e di un modelllo “shallow” e cioè il Neo Crank SQR SR . Ho effettuato i test insidiando logicamente il black bass in alcuni spots del versante piemontese del lago Maggiore . I dettami del moderno spinning al bass imporrebbero l’utilizzo di una canna in fiberglass per un corretto approccio con l’utilizzo di crank e spinner ; questo perché una canna in fibra di vetro risulta più “morbida” e meno scattante del carbonio, consentendo una corretta azione parabolico-progressiva sia in fase di ferrata ( con le canne troppo scattanti il rischio è quello di togliere letteralmente l’artificiale dalla bocca del predatore ), che in fase di combattimento con grossi esemplari. Personalmente , all’interno della vasta gamma di attrezzi per lo spinning presenti nel catalogo Rapture , ho identificato nella canna Delsol da mt.2,44 e range di lancio 3/15 gr., l’attrezzo ottimale per recuperare crank e spinnerbaits .
Pur essendo costruita in fibra di carbonio e pensata per uno spinning leggero  in grado di lanciare artificiali dal peso esiguo , questa canna risponde perfettamente ai requisiti richiesti da questa branca del bass-fishing , regalandoci ferrate sicure e combattimenti entusiasmanti. Ho trovato il giusto mulinello abbinandole il mulinello top di gamma Rapture e cioè l’ SX-1 Mod. 2000 caricato con un trecciato di spessore mm 0,15 ed un terminale in fluorocarbon di spessore mm 0,28 connesso con un nodo doppio Allbright.
Per il test inizialmente ho optato per una piccola spiaggia con fondale digradante e presenza di vegetazione sommersa oltre a diversi ostacoli rappresentati da tronchi e grossi massi . Per iniziare ho connesso al terminale il Neo Crank Silente che garantisce un approccio non invasivo grazie all’assenza di sferette metalliche al suo interno , ottimo per le zone ad alta pressione di pesca. Questo artificiale espleta la sua corretta azione nella colonna d’acqua compresa tra la superficie ed i quattro metri di profondità e può essere recuperato linearmente e fatto sostare nelle zone “calde” quando incoccia gli ostacoli del fondo ; questo recupero chiamato “bump the stump” dai bassmen a stelle e strisce, risveglia l’aggressività dei bass che attaccano ferocemente l’intruso. I primi lanci mi servono per prendere confidenza con il nuovo artificiale ma già dopo poco tempo capisco le grandi potenzialità di questo crank ; lancio distante il più possibile e poi recupero velocemente fino a che non percepisco il mio artificiale cozzare contro gli ostacoli sommersi . Da qui in avanti il recupero è molto lento per permettermi di sostare il più a lungo possibile nella zona “strike”. Di solito l’attacco del bass è deciso e profondo e non è raro vedere il pesce in canna avvicinarsi alla riva accompagnato da altri bass richiamati in zona dalla nostra imitazione. I primi tentativi non danno i frutti sperati così decido di spostarmi di qualche metro sulla destra nei pressi di un albero sommerso , da sempre considerato un ottimo spot per l’insidia del centrarchide ;
qui lancio a filo dei rami sommersi e, dopo aver richiamato velocemente il crank fino a fargli raggiungere il fondo , inizio il recupero vero e proprio fatto di lenti richiami ed altrettanto lente risalite . Durante il terzo lancio in zona percepisco il primo attacco e porto una ferrata dolce ma decisa : si tratta di un bass di piccole dimensioni che però ha deciso di non farsi sfuggire un’occasione così ghiotta per mettere qualcosa sotto i denti . Dopo il breve combattimento e le relative foto lo rilascio con tutte le cure possibili e ritorno a perlustrare il lato destro dell’albero sommerso .
Qui il percorso dell’artificiale è molto più tormentato e ciò è dovuto agli innumerevoli ostacoli del fondo insieme ai rami sommersi che , se da una parte mettono in serio pericolo la salvaguardia dell’artificiale stesso , dall’altra garantiscono la massiccia presenza di bass che qui trovano il loro habitat preferito . Rischio il tutto per tutto con un lancio a filo dell’albero e non appena il crank tocca le asperità del fondo avverto una gran botta in canna ; ferro e questa volta il pesce sembra essere di ottime dimensioni ! Infatti dopo un combattimento che  forzo lontano dai rami, vedo nella trasparenza dell’acqua la sagoma di un grosso black bass con in bocca il mio Neo Crank Silente . Come da copione , il grosso pesce guadagna la superficie e qui compie una di quelle evoluzioni aeree che lo hanno reso famoso in ogni parte del mondo .
La Delsol asseconda a meraviglia le sfuriate del pesce finché riesco a trascinarlo sul bagnasciuga dove lo afferro per la mascella inferiore ; sembra trattarsi di una femmina stimata abbondantemente sopra il chilo e mezzo di peso e , finalmente soddisfatto , scatto alcune foto e la rilascio nel suo ambiente . Ora urge cambiare posto perché il combattimento ha disturbato non poco la tranquillità di quel luogo . In pochi minuti di auto sono in un altro spot promettente che negli anni non mi ha mai tradito . Si tratta di una riva a canneto rado con un fondale medio di due metri con presenza di vegetazione acquatica e ripariale che nel tardo pomeriggio garantisce l’ombra sull’acqua ; decido di cambiare anche artificiale e connetto al moschettone il Neo Crank SQR DR . E’ anch’esso un “deep runner” ma il suo range di utilizzo spazia dalla superficie ad un massimo di mt.1,80/2,00 di profondità .
A differenza del Silente , questo crank è dotato di sferette in metallo interne che gli conferiscono il classico effetto rattling e che lo rendono facilmente localizzabile dai predatori anche in acque opache . Qui il lago si presenta all’apparenza tutto uguale , ma le mie lunghe frequentazioni mi aiutano non poco a “capire” lo spot ed a sfruttarne al massimo le potenzialità
; effettuo lunghi lanci perpendicolari alla sponda e , vista l’esigua profondità , raggiungo quasi subito il fondo con l’artificiale che avanza tra le asperità sommerse . La compattezza e i suoi otto grammi di peso mi consentono lanci lunghi e precisi . L’artificiale perlustra accuratamente il fondo e tra un richiamo ed un rilascio cerco di infondergli la maggior credibilità possibile aiutato anche dalla composizione sabbiosa del fondale che a contatto con la paletta del crank alza una piccola nuvola di limo rendendo l’azione quanto mai verosimile visto e considerato che il predatore pensa di trovare un piccolo pesce sotto il limo o che è fuggito dallo stesso..
La livrea di cui dispongo è la Ghost Threadfin Shad che in definitiva imita un piccolo pesce e , tra me e me , penso che sarebbe andata meglio un’imitazione di gambero come la Red Hot Craw in quanto il luogo risulta essere molto frequentato dai crostacei ; ma tant’è e quindi continuo la mia ricerca .
Nel volgere di circa un’ora di pesca registro tre attacchi di cui due andati a buon fine ed uno a vuoto ; anche in questi casi i pesci catturati sono bass di piccole/medie dimensioni ma tanto basta per poter trarre ottime indicazioni circa l’efficacia del crank sotto esame .
Merita un cenno anche l’armatura di tutti e tre questi crank che sono dotati di ancorine del tipo Power Point in acciaio al carbonio affilate chimicamente che garantiscono un’ottima presa non solo nella bocca dei bass ma anche in quella ben più coriacea di lucci e lucioperca .
Dopo aver fotografato i due bass e averli rilasciati nel loro ambiente , decido di cambiare ancora spot e con dieci minuti d’auto mi porto nei pressi di un altro grosso albero sommerso dove mi appresto a montare l’ultimo dei tre crank presi in esame e cioè il Neo Crank SQR SR . Come anticipato all’inizio , questo crank si differenzia dei primi due provati per la sua azione “shallow”; la sigla SQR è l’acronimo dell’inglese “squared” che si riferisce alla forma quadrata della paletta .
Questo artificiale proprio per le fattezze della sua paletta  espleta un’ azione ottimale nella colonna d’acqua tra la superficie ed il metro di profondità ; con il prezioso aiuto degli occhiali con lenti polarizzate , riesco a scorgere al pelo dell’acqua nei pressi della pianta alcuni black bass di medie dimensioni che si crogiolano al sole del tramonto e decido di tentare la sorte con lanci in zona ed un recupero estremamente lento tanto da far rimanere l’artificiale a galla con andamento incerto creando una scia invitante .La risposta è immediata e due bass contemporaneamente si lanciano a bocca spalancata sul malcapitato : vince la contesa il più grosso dei due e me lo ritrovo in canna a compiere evoluzioni aeree mettendo sul campo una vitalità insospettata .
Archivio velocemente la cattura con foto e rilascio e con la medesima modalità ispeziono il resto dello spot . Le evoluzioni del bass catturato hanno creato un po’ di scompiglio nel banco di bass presenti in loco che ora si sono portati più in profondità e fatico a vederli ; attendo circa un quarto d’ora che ritorni la calma ed effettuo alcuni lanci richiamando il crank in modo da fargli ispezionare uno strato d’acqua meno superficiale . La scelta si rivela corretta e in circa mezz’ora realizzo due catture e due bass slamati durante l’immancabile salto prima della resa . I due bass catturati sono anch’essi di medie dimensioni ma comunque hanno risposto molto positivamente al richiamo di questo crank di superficie che lascia intravvedere ottime possibilità di cattura anche nei confronti di altri predatori , in primis il persico reale che durante le cacciate a galla nel primo mattino e al crepuscolo dovrebbe apprezzare molto le evoluzioni del Neo Crank SQR SR ; insieme ai persici intuisco grandi possibilità di successo anche con grossi cavedani di lago , lucci e aspi
Piccolo Aspio
. A consuntivo di questo test effettuato sul lago Maggiore in cerca di bass non posso non sottolineare la bontà del lavoro dei tecnici Rapture nel concepire prima e nel realizzare poi questa serie di Crank Bait dalle alte prestazioni e dall’invidiabile rapporto qualità/prezzo ; ciò mi fa particolarmente piacere considerando il fatto che ad accezione dei bassmen che li usano abitualmente e ne apprezzano le caratteristiche precipue , questa famiglia di validissimi artificiali è stata per troppo tempo trascurata o forse non “capita” dalla maggioranza dei lanciatori nostrani . Inoltre i crank sono una delle poche categorie di artificiali in grado di catturare , specialmente nella stagione fredda e in primavera , i big bass così refrattari e perennemente sospettosi nei confronti di noi lanciatori . Un motivo in più per farli entrare a far parte delle nostre tackle boxes ed aiutarci a capire un po’ di più i complessi comportamenti biologici di questo meraviglioso predatore .

12.14.2015

Artificiali Rapture Trabucco

Fast & Furious : all’ultimo respiro !
Testo e fotografie di Marco Altamura





Dopo circa un anno di uscite in pesca utilizzando i materiali della linea “Rapture” di Trabucco, posso dire di aver insidiato la quasi totalità dei pesci predatori che le nostre acque interne possono ospitare: ho iniziato con le argentee trote lacustri invernali dei laghi prealpini
per passare ai lucci ed ai cavedani primaverili, ai lucioperca dei laghi fino ai persici reali ed i bass estivi  non tralasciando le selvatiche trote fario dei riali montani e le ruspanti e nobili marmorate dei grandi fiumi di fondovalle. Di volta in volta ho potuto assaporare il sottile piacere di praticare la “nobile arte” impiegando sempre un’attrezzatura adeguata alle varie situazioni che mi si presentavano; così attingendo dalla vasta gamma di attrezzature ed artificiali disponibili nel catalogo Rapture sono passato dallo spinning ultra-light per insidiare le smaliziate trote dei ruscelli montani, allo spinning leggero rivolto ai persici ed ai cavedani di lago, allo spinning medio per i lucci, le trote lacustri ed i black bass fino allo spinning  decisamente impegnativo rivolto ai grossi lucioperca e lucci che hanno messo a dura prova tutto l’insieme canna-mulinello-trecciato-artificiale regalandomi giornate di puro divertimento.
Come è risaputo, la stagione più propizia però per praticare la nostra fantastica disciplina è sicuramente la fine dell’estate ed il passaggio all’autunno quando la natura cambia radicalmente abito e si prepara al lungo periodo durante il quale tutto l’ecosistema si appresta a far fronte alla stasi invernale; questo momento magico è scandito dal progressivo abbassamento della temperatura, soprattutto da una marcata escursione termica dal giorno alla notte, e dalle abbondanti piogge che riportano vita agli ecosistemi acquatici “assonnati” dalla canicola estiva. E’ sufficiente un abbassamento della temperatura dell’acqua di un paio di gradi per riportare in piena attività predatoria tutti gli abitanti acquatici che si affannano disordinatamente in una sorta di frenesia alimentare ad immagazzinare quante più proteine è possibile per far fronte al lungo ed avaro inverno. L’anno scorso proprio  questo periodo magico ha coinciso con l’inizio della mia collaborazione con Rapture e giocoforza mi ci è voluto un po’ di tempo per organizzarmi ed essere operativo al cento percento, prendendo man mano confidenza con le nuove attrezzature ed i nuovi artificiali, compromettendo  di fatto gran parte di questo meraviglioso periodo.
Quest’anno però mi sono preparato bene per affrontare  questo irrinunciabile appuntamento ed ho affilato le armi con la concreta speranza di capitare in una di quelle magiche giornate che settembre ed ottobre sanno regalare ai lanciatori. L’obiettivo è rappresentato dai black bass e dai lucci lacustri che ora più che mai si mettono in gioco pronti ad aggredire tutto ciò che possa placare il loro gagliardo appetito e che si dimostri così sfrontato da gravitare impunemente nel loro raggio d’azione.  La mia fedele Intruder 802 MH corredata dal sempre affidabile SX-1 4000 caricato con 100 mt di trecciato Dyna Tex Spin X4 mm 0,14 è pronta ed io mi appresto alla scelta del giusto spot. Alla fine opto per una porzione di litorale dove solitamente, con livelli idrici normali, non risulta facile l’accesso anche con i wader per l’elevata profondità dell’acqua; ora però, prima delle abbondanti piogge autunnali e a causa della lunga siccità estiva, questo luogo si presenta in una veste ottimale per essere affrontato anche a piede asciutto in quanto il lago è più di un metro sotto il suo livello altimetrico abituale.
Giungo sul posto circa alle ore quindici di un pomeriggio caratterizzato da un sole velato e la giornata lavorativa mi regala concrete chances di non trovare altri lanciatori in zona. Lo spot è caratterizzato dalla sempre gradita presenza di piante e tronchi caduti in acqua e di ciuffi di alghe acquatiche posizionati a macchia di leopardo su una porzione di litorale di circa cento metri.
Il fondale non è eccessivamente marcato salvo in un punto preciso, in corrispondenza di un manufatto  che sprofonda in acqua ad est dello spot stesso dove ho spesso catturato ottimi black operando con il jig. Sono presenti tutte le componenti ottimali che dovrebbero garantire una frequentazione costante sia di centrarchidi che di esocidi. Tra il trecciato e l’artificiale ho deciso di interporre uno spezzone di circa un metro e mezzo di fluorocarbon spessore mm 0,30 che dovrebbe mettermi al riparo anche in caso di catture di mole considerevole. Come artificiale inizio con un minnow ad assetto galleggiante di colore giallo intenso di lunghezza 125 mm per 14 gr di peso; si tratta del glorioso Tide nella versione EVO che mi consente di ispezionare a dovere tutta quella porzione di acqua che sommerge i rami della grossa pianta caduta anni fa a causa di un fulmine; rimango a lungo nella zona “strike” facendo lavorare il minnow a galla creando ora una scia ed ora fastidiosi sciacquii che dovrebbero irritare non poco i black presenti. Finalmente, dopo alcuni recuperi infruttuosi, lancio il mio Tide a mezza strada tra la fine dei rami sommersi ed una barca ormeggiata sotto la quale i bass amano sostare per poi tendere gli agguati alle loro prede. Due brevi colpetti di cimino ad animare il minnow a galla e l’acqua esplode in un fragoroso attacco top-water!
Dopo la ferrata la Intruder ammortizza a dovere e forzo il pesce al di fuori della zona dei rami sommersi; vedo il trecciato venire lentamente verso la superficie e poco dopo il pesce compiere uno spettacolare salto fuori dall’acqua rompendo il silenzio di quel luogo. Si tratta di un bass stimato attorno ai sei etti di peso che recupero abbastanza agevolmente e, dopo le foto di rito, rilascio al suo ambiente naturale. E’ solo l’inizio e la giornata si prospetta prolifica. Cambio artificiale ed estraggo dalle tasche del mio gilet un Bowed Minnow, artificiale tanto insolito quanto tremendamente efficace: si tratta di in lipless minnow di 110 mm di lunghezza per 11 gr di peso ( ne esiste anche una versione più piccola di 90 mm per 7 gr di peso ) ma con la peculiare caratteristica, se vogliamo anomala, di avere forma ricurva e l’ancora centrale posizionata sul fianco anziché in pancia. Grazie al suo buon peso, risulta facile raggiungere distanze importanti di lancio ed il suo recupero è quanto di più soggettivo ed eclettico possa esistere nell’ampio panorama degli artificiali da bass. La sua forma infatti gli conferisce sotto trazione dei movimenti imitanti un pesciolino in difficoltà che ora compie piccoli saltelli a pelo d’acqua ed ora si immerge atterrito dall’insidia del predatore di turno. Se in zona vi è un bass lo strike è assicurato!
Oltre alla sua efficacia, è anche un’artificiale molto divertente da impiegare anche solo semplicemente per apprezzarne le evoluzioni in acqua; così inizio a perlustrare la zona caratterizzata dalla presenza di alghe acquatiche ed al quarto passaggio il bass attacca con violenza. Il primo attacco va a vuoto, ma mantenendo la dovuta calma, il proseguo del recupero mi regala il secondo attacco, questa volta definitivo. E’ un bass di piccole dimensioni che compie diverse evoluzioni fuori dal suo elemento prima di arrendersi e lasciarsi trascinare a riva su un fianco. Foto veloce e via di nuovo in acqua. Visto l’alto tasso di adrenalina che questa lure sa infondere a chi la usa, decido di utilizzarla ancora e questa volta effettuo un lancio parallelo alla riva, tra la spiaggia e la pianta sommersa: non si può dire che la fortuna mi stia voltando le spalle perché in questo caso devo aver collocato l’artificiale proprio davanti al muso di un bass. Appena il Bowed tocca la superficie, l’acqua esplode in sciacquii e zampilli ed un gorgo fa scomparire l’esca: ferro prontamente e all’altro capo del filo si materializza un altro bass di circa mezzo kilogrammo di peso che con la testa fuori dall’acqua sembra “camminare” su quest’ultima avanzando verso riva nella classica maniera di combattere tipica di questo meraviglioso pesce.
Dopo essersi di fatto spiaggiato suo malgrado, lo afferro per la mandibola inferiore e lo immortalo per poi rendergli la libertà. Ho ancora una trentina di metri di litorale da sondare e la mia attenzione è catturata dal rumore di una chiassosa cacciata vicino ad un natante ormeggiato; dall’acqua mossa si può ipotizzare il tranquillo pasto di quello che molto presumibilmente è un grosso bass intento a fare il pieno di proteine. Il problema è che la distanza da riva rispetto a quanto descritto è notevole e non raggiungibile con i  tradizionali artificiali da bass. Ma, come si sa, il bisogno aguzza l’ingegno e d’un tratto mi ricordo di avere nel bagagliaio dell’auto un artificiale da mare che potrebbe risolvermi il problema: dopo pochi minuti sono di ritorno tenendo tra le mani un lipless di 125 mm di lunghezza per ben 21,5 gr di peso, il Deltacode, utilizzato principalmente in mare per la ricerca di grosse spigole, serra e barracuda. Conscio che non è proprio quel che si definisce una” bass lure” (considerando anche la livrea “marina”), in tutta fretta lo aggancio al moschettone e, grazie alle sue straordinarie doti aerodinamiche, lo proietto come un missile nei pressi della zona interessata dall’episodio della predazione. Purtroppo non avverto nessun attacco nei lanci a seguire e quando ormai penso di avere perso un’ottima occasione, il pesce compie un’altra fragorosa cacciata sulla quale prontamente lancio la mia insidia; l’attacco avviene molto velocemente e questa volta la ferrata è tempestiva ed energica, ed anche la mole del pesce è decisamente più interessante di quella delle catture finora effettuate, in linea con le potenzialità di questo spot.
La grande distanza dalla riva consente al grosso pesce di dare sfogo a tutto il suo variegato repertorio di acrobazie sia acquatiche che aeree e consente anche a me di godermi una bella cattura utilizzando un’attrezzatura che ne esalta le caratteristiche di strenue combattente. Dopo un lasso di tempo che noi lanciatori vorremmo non finisse mai, sono pronto per la presa mandibolare e per fotografare questa meraviglia, un bass che supera il kilogrammo di peso; scatto alcune foto cercando di non farmi prendere dall’emozione ( pesco da quasi mezzo secolo ma ogni volta che conseguo una cattura è come fosse la prima !!! ) e poi mi affretto a riossigenare in acqua il pesce provato dal prolungato stress della cattura. Infine lo vedo scomparire nelle profondità del suo lago e provo un sottile piacere. Nell’arco di questa uscita mi accorgo di aver trattato male un artificiale a me molto caro che mi ha consentito di conseguire risultati rilevanti: parlo dello spinnerbait, e anche se non rimane molto spazio per utilizzarlo decido di provarci. Opto per uno Sniper Single Blade con finitura Hot Tiger e paletta brunita, considerando l’alto tasso di luminosità della giornata. Lo scelgo pesante mezza oncia ( 14 gr ) e lo proietto coprendo a raggiera tutta la zona interessata dalle alghe acquatiche; in una di queste proiezioni verso le varie imbarcazioni ormeggiate avverto nel recupero una trazione innaturale e subito dopo “qualcosa” di vivo all’altro capo; capisco subito non trattarsi di un altro black ed infatti un piccolo esocide si manifesta ai miei occhi  contorcendosi su se stesso e dando continue testate nell’intento di liberarsi dall’inganno.
Vedo chiaramente il grosso amo ed il “trailer hook” ben piantati nella tagliente bocca del luccio e prevedo un rilascio non dei più agevoli; con una pinza a becco lungo lo libero dagli ami, lo riossigeno abbondantemente per poi rilasciarlo  rallegrandomi vedendolo ripartire a mille verso la libertà. Teoricamente lo spot ha offerto quanto era nelle sue potenzialità e non c’è più spazio per proseguire la pescata. Nel ritornare all’auto e nel riporre tutta l’attrezzatura, pian piano si fa strada nella mia mente, sorretto dalla voglia non ancora appagata di pescare, di tentare la cattura di qualche bella trota nel vicino fiume disposta ad apprezzare il mio menù. Questo pensiero inoltre trova un fertile terreno nella concreta convinzione che in questo periodo le trote sentono pressante l’istinto della riproduzione e risalgono a frotte le acque del grande fiume dalle fredde linfe rigeneratrici. Detto fatto, avendo ancora un paio d’ore di luce, mi dirigo in auto verso il luogo prescelto e, dopo aver calzato i cosciali, intraprendo il percorso che in dieci minuti a piedi mi conduce sulle rive del fiume.
Questo tratto dista dalla foce in lago circa tre kilometri che in autunno si trasformano in una sorta di autostrada per i salmonidi che risalgono fino ad ammassarsi ai piedi della prima grande rapida impegnativa; ed è qui che solitamente un considerevole numero di pescatori attendono questa migrazione proponendo ai pesci ogni sorta di insidia per catturarli.
Ovviamente la stragrande maggioranza di trote presenti   provenienti dal vicino lago sono grosse lacustri geneticamente pure che vanno poi a mescolarsi con le popolazioni stanziali di fario e marmorate. La grande differenza di temperatura dell’acqua rispetto a quella del lago, invoglia anche folte schiere di ciprinidi, esocidi e percidi a risalire il fiume fino alle prime rapide; questo consente di pescare in uno spot sempre ben popolato da pesci, sia predatori che prede. Inoltre, a favore delle regole non scritte della natura, questo luogo rimane impraticabile per parte della primavera e tutta l’estate a causa dello scioglimento delle nevi presenti in quota che intorbidiscono non poco le acque rendendole del tutto infruttuose e questo salvaguarda e mette al riparo l’intero ecosistema preservandolo da un eccessivo prelievo. Ora l’acqua è cristallina, il sole è basso all’orizzonte e sto attento a non proiettare le ombre lunghe in acqua per non allarmare i pesci presenti. Decido di iniziare aggredendo lo spot a monte con un cucchiaio rotante con paletta inserita direttamente sull’asse: lo Spinner MRT infatti per questa sua caratteristica, regge bene anche le forti correnti rimanendo in pesca anche nelle situazioni più estreme. Di solito se la trota è presente non tarda ad aggredire l’artificiale; non succede nulla e continuo ad affrontare lo spot lanciando trasversalmente la corrente e scendendo man mano di alcuni metri. Niente! Giunto ormai alla fine del correntone dove l’acqua degrada fino a circa trenta centimetri di profondità, decido di provare uno spoon facente parte delle novità Rapture per il biennio 2015/16; aggancio al moschettone la versione da 5 gr con finitura Silver Shinner ed inizio ad effettuare lanci a scendere che sondano il sottoriva. Intanto il sole si è eclissato dietro la montagna e tutto lo spot è in ombra. Dopo il lancio “accompagno” verso valle l’ondulante percependo le asperità del fondo direttamente in canna, facilitato soprattutto dal trecciato che ho in bobina; durante uno degli ultimi recuperi apparentemente identico agli altri seguo con la coda dell’occhio l’artificiale che per merito di un recupero lento e regolare viene verso di me. Giunto ad una decina di metri dalla riva, in una profondità di circa 50 cm, sono in grado di scorgerlo distintamente e all’improvviso riconosco subito dietro la sagoma inconfondibile di una grossa trota e ad occhio ne stimo il peso di circa tre kg; ormai non ho più molto spazio di recupero e il pesce non si decide ad aggredire. Con gesto fulmineo ed inaspettatamente scatta ed afferra l’artificiale davanti ai miei occhi rapiti lasciandomi attonito.
Dopo un brevissimo tempo di comprensibile stupore porto una ferrata fulminea e poderosa scatenando nel grosso pesce una reazione violenta e pericolosa per l’esito del combattimento: la ferrata a così breve distanza ha in parte compromesso la capacità di ammortizzare le sfuriate violente del pesce che ora tenta anche di compiere alcune capriole a pelo d’acqua. Devo prendere subito una decisione, così esco dall’acqua e indietreggiando porto il pesce in una spanna d’acqua, getto la canna in terra e letteralmente mi butto sul pesce che finalmente è tra le mie mani. Rimango estasiato dalla sua superba bellezza e finalmente realizzo che è solo mio! Si tratta di un’esemplare maschio di trota lacustre con un becco ricurvo a causa dell’approssimarsi della riproduzione e con grandi pinne ben sviluppate che rivelano la sua indole innata di grande nuotattrice pelagica. Davanti ai miei occhi ho 64 cm di argento vivo ! All’improvviso scorgo la presenza dietro di me di una donna con un bambino e ne approfitto per immortalare questo momento che chissà quante volte vorrò rivivere nei miei sogni più intimi. Le porgo la macchina fotografica e la invito ad effettuare alcuni scatti; dopo questo rituale  libero il pesce dall’artificiale, mi bagno bene le mani, lo riossigeno per circa cinque minuti e lo guardo scomparire nelle sue gelide acque. Ci sarebbe ancora luce per proseguire, ma sono più che soddisfatto così. Tornando all’auto penso che sono un uomo fortunato che fin da ragazzo ha imparato a gioire per queste cose. Oggi ho avuto la buona sorte dalla mia parte e in un pomeriggio ho catturato quattro bass, un luccio e soprattutto una trota di rara bellezza, un pesce “vero” che in un contesto di sofisticazioni in tutti i campi e a tutti i livelli, ha saputo farmi vivere ed apprezzare una contentezza d’altri tempi.

Pescare nei laghi di Bertignano e Masserano (entrambi nella provincia di Biella)

Dal PDF (stranamente scaricabile) della provincia “” In provincia di Biella le acque gravate da vincoli particolari sono: ...