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6.08.2017

Pescare in val Seriana nelle sue limpide e fresche acque


Altre foto in fondo all' articolo

Chiare fresche dolci acque
Articolo e fotografie di Marco Altamura


Con il sopraggiungere dell’età matura si sente spesso l’esigenza di compiere una sorta di viaggio a ritroso nel tempo tornando a frequentare quei luoghi che hanno caratterizzato la giovinezza ; anch’io non sfuggo a questa regola non scritta e subisco il fascino dei ricordi di un tempo che , sfortunatamente , non torna più . La passione viscerale per la pesca mi ha consentito di visitare posti che diversamente non avrei avuto la fortuna di frequentare e ognuno di questi luoghi ameni risveglia in me rimembranze legate a momenti felici e spensierati della mia vita . La mia formazione dal punto di vista alieutico è avvenuta nelle impervie vallate alpine della provincia di Bergamo dove ho effettuato le mie prime catture di splendide trote fario dai colori sgargianti e dall’indole schiva ; gli ambienti aspri ed austeri della valle Seriana  e delle sue valli laterali sono stati il teatro naturale delle mie fasi di apprendimento di una tecnica che a quei tempi era considerata più una sofisticazione elitaria al pari della pesca a mosca .
In quegli anni nasceva e si sviluppava nel nostro Paese quello che oggi è considerato lo spinning moderno ma che allora era visto come una tecnica un po’ snob praticata da pseudo-ambientalisti ante litteram . L’alto tenore tecnico  necessario per insidiare i salmonidi nelle acque correnti montane mi ha facilitato non poco l’apprendimento di tutte quelle nozioni che oggi fanno parte del  bagaglio che mi porto appresso . La frequentazione in seguito degli ambienti più disparati sia in Italia che all’estero alla ricerca di una vasta gamma di predatori ha fatto il resto . Così , per non sfuggire al citato canto delle sirene del passato , anche quest’anno ho sentito forte l’esigenza di tornare in una di quelle piccole valli dove sono cresciuto catturando trote e gustando cibi dal sapore unico e mai più ritrovato:   fermarmi a contemplare la maestosità delle montagne , ascoltare il gorgoglio dell’acqua e respirare a pieni polmoni l’aria pura rappresenta il mio modo di dire grazie ad una natura che mi ha dato tanto e mi ha fatto crescere con ben radicato in me il concetto di rispetto e tutela del territorio . Così in una piovosa sera di maggio ho pianificato la mia uscita , confortato anche dal periodo atmosferico caratterizzato da abbondanti piogge che sicuramente hanno apportato nuova linfa all’ecosistema torrentizio ; il corpo idrico da me prescelto per questa mia “operazione revival” prende vita a quota mt 1854 s.l.m. da alcuni piccoli bacini naturali al centro delle Alpi Orobie e confluisce , dopo circa sette chilometri , da destra nel fiume Serio .La sorgente delSerio  si trova a circa 2.500 metri di quota in una zona ricca di laghetti e polle chiamata Passo del Serio situata tra il Monte Torena (2.911) m e il Pizzo del Diavolo
della Malgina (2.926 m) nelle Alpi Oròbie bergamasche. È il lago Superiore del Barbellino a raccogliere le acque di diversi torrentelli, per poi riversarle in un vero e proprio fiume che percorre le province di Bergamo e Cremona fino all'Adda.
Nei primi chilometri del suo percorso forma i laghi del Barbellino (Superiore e Inferiore) e attraversa la località turistica di Valbondione, nel cui territorio sono localizzate le celebri cascate: si tratta di un triplice salto per complessivi 315 metri, il più alto d'Italia e il secondo in Europa.Lungo la Valle Seriana il fiume raccoglie le acque di numerosi affluenti come i torrenti BondioneFiume Nero, Sedornia, GoglioAcqualinaRinoOgnaNossanaRisoRomnaVertova, Asnina, RovaroDoppiaAlbinaLujoVallognaCarsoNesa e Gardellone

 Dal XIV fino al XVIII secolo le sue acque furono la forza idraulica per il funzionamento delle fucine , collegate con seriole e chiuse poste lungo il suo corso , per la forgiatura delle armi bianche .  Inoltre dal 1200 si rilevano documenti che parlano di miniere d’oro sui monti dell’Alta Val Seriana ma è del 1972 la notizia che lungo il corso di questo torrente si sono recuperate pagliuzze d’oro : da allora capita spesso di incontrare lungo il suo corso ricercatori attrezzati di pala e setaccio in cerca di fortuna . La conformazione di questo bel torrente è caratterizzata da una notevole pendenza , con un’escursione dai 1854 metri delle sorgenti agli 800 metri circa della foce in Serio ; da ciò deriva la presenza di numerose grosse pozze seguite da piccole spianate dove la fauna ittica trova riparo dalle acque impetuose . La giornata prescelta per questa uscita si presenta con tutti i crismi per essere coronata da successo : cielo coperto , leggera pioggerella e temperatura dell’aria intorno ai diciotto gradi . Queste condizioni infatti avvantaggiano molto nell’avvicinamento ai vari spots da perlustrare e l’assenza dell’irradiazione solare evita il proiettare dell’ombra nell’acqua cristallina ; i livelli idrici in scaduta a causa delle recenti piogge facilitano l’attività predatoria dei salmonidi che in questo tratto sono ampiamente rappresentati da trote fario e da qualche esemplare di salmerino di fontana , frutto di qualche immissione del passato . Va detto che l’austerità che caratterizza questo ecosistema non consente ai suoi pinnuti abitanti di raggiungere taglie importanti e , di conseguenza , esemplari di trenta centimetri sono già da considerarsi catture eccezionali . L’accrescimento infatti è molto lento e limitato a causa dello scarso apporto di nutrienti che caratterizza queste acque montane ; le forti piogge rimangono l’unica occasione per questi pesci di alimentarsi in abbondanza e , una volta raggiunta la maturità sessuale ( che qui avviene già ad una lunghezza di circa 22/24 centimetri ) , affiora l’istinto predatorio ittiofago scatenato anche verso esemplari della stessa specie . Con simili premesse risulta assai comprensibile quanto alto sia il grado di competitività alimentare in queste acque . Ho deciso di praticare uno spinning di ricerca sfruttando le grandi doti attrattive degli artificiali in silicone : per l’occasione la mia scelta è ricaduta sugli artificiali denominati Slurp Fat Trout di Trabucco innescati su ami di tipo “ Aberdeen “ contraddistinti da occhiello in asse con il gambo . Come zavorra in questi casi utilizzo le Cone Heads in tungsteno o in piombo che i moschisti adottano per la costruzione dei loro streamers ; questi artificiali imitano un worm piuttosto paffuto e sono abbondantemente scentati e glitterati per garantire qualche secondo utile in più per portare le ferrate , garantendo una permanenza maggiore in bocca ai salmonidi prima che questi si accorgano dell’inganno . Ho scelto sia  colorazioni naturali come la “ meat “ e la  “pearl green “ che di fantasia come la “ pinky “. Per questo spinning leggero nulla di meglio di un abbinamento canna-mulinello come Delsol da mt. 2,40 ad azione ML con SX-1 taglia 2000 tutto ovviamente di casa Rapture ; così organizzato mi appresto a sondare le prime pozze a risalire nei pressi di un ponticello . Le recenti piene hanno pulito il letto del torrente dalla tipica patina scivolosa e quindi mi è enormemente più facile avanzare con i cosciali . Utilizzo da subito un verme dalla colorazione naturale come la “ meat”  innescato in modo che ruoti su se stesso nelle fasi di richiamo e collassi verso il fondo con andamento a spirale nei rilasci ; in una pozza a risalire , facilitato dalle lenti polarizzate , vedo distintamente la mia esca scomparire in bocca ad una inconfondibile sagoma scura e quindi ferro con decisione ; la prima fario della giornata giunge esausta ai miei piedi dopo una strenua difesa fatta di capriole e salti in superficie . Si tratta di un esemplare di circa venticinque centimetri che ha aggredito il mio silicone con grande voracità . Dopo alcune foto fatte velocemente per immortalare i suoi sgargianti colori , la rilascio incolume grazie anche all’uso dell’amo singolo che non provoca particolari danni all’apparato boccale del pesce . La sensibilità di tutto il combo accentuata anche dall’uso del trecciato in bobina , mi trasmette perfettamente tutti i movimenti dell’artificiale tanto da farmi percepire in ogni istante dell’azione di pesca l’esatta posizione in acqua dell’insidia ; una cinquantina di centimetri di finale in fluorocarbon Spin Fluo sempre di Rapture dello spessore mm 0,203 mi aiutano non poco a non far percepire al pesce la presenza del filo . Nel risalire il torrente provo a variare la finitura del mio silicone adottando anche il colore “ pinky “ di fantasia , senza però alcun risultato . Dopo l’incoraggiante avvio mi sono illuso di essere incappato in una di quelle giornate magiche caratterizzate da una vera e propria frenesia alimentare : purtroppo così non è , quindi decido di ritornare all’auto per tentare la sorte a valle del ponte . Innesco di nuovo un verme dalla colorazione naturale e scendo il torrente percorrendo un sentiero che lo costeggia per poi risalire pescando . Scavando nei ricordi un po’ sbiaditi di oltre trenta anni fa , penso di essere vicino ad una grossa forra che il torrente compie prima di allargarsi in una ampia e profonda pozza dove in quel lontano passato ho catturato tanto e bene ; compiaciuto per la validità e la precisione dei miei ricordi , sono ora al cospetto di quello spot che mi ha dato tante soddisfazioni . A differenza delle altre pozze dove era sufficiente qualche passata per un corretto sondaggio , qui l’ampiezza dello spot necessita un’accurata ispezione in ogni anfratto . La corrente di ritorno crea invitanti postazioni dove il pesce può , senza sforzo , aspettare  che il flusso gli porti il cibo ; sondo la parte sinistra più volte senza risultato e mi sposto di qualche metro per riuscire a far lavorare correttamente il silicone nella corrente di ritorno alla destra della grossa pozza .  In una delle tante passate a vuoto , ad un certo punto il filo si ferma in modo palesemente innaturale e dopo qualche istante , riprende la sua marcia questa volta però in senso contrario al flusso correntizio ; ferro prontamente e la mia Delsol si flette fin quasi alla schiena sotto i colpi poderosi di un pesce insolitamente grosso . Vedo attraverso l’acqua limpida la sagoma scura della trota che cerca disperatamente di guadagnare la sua tana sotto un grosso masso ; mostra un ventre giallastro e finalmente posso calcolarne bene le dimensioni . La tolgo dalla corrente impetuosa e la spiaggio sulla mia destra : capisco che le mie paure di perderla per una slamatura erano del tutto infondate in quanto tutto l’artificiale si trova all’interno dalla bocca e in questo stato di cose mai e poi mai avrebbe potuto sfuggirmi . In ginocchio nell’acqua gelida e con l’aiuto di un paio di pinze a becco lungo estraggo l’amo dalla bocca e scatto velocemente un paio di foto : il pesce può vantare dei colori meravigliosi e le caratteristiche macchie “ parr “ che estasiato ammiro prima di ridonarle la libertà . Sono sudato e felice e , dopo alcuni momenti di adrenalina pura , decido di riguadagnare il sentiero per fare ritorno all’auto . Un pesce di una quarantina di centimetri abbondanti in queste acque si può a ragione considerare un evento eccezionale ! Giunto all’auto , decido di fare colazione con il cibo portato da casa : un paio di panini , una birra e alcuni frutti mi rimettono in sesto prima di ricominciare la pesca . Decido di spostarmi con l’auto a valle di qualche chilometro memore del fatto che in quella posizione vi era in piccolo riale tributario che custodiva anch’esso trote dagli splendidi colori ; anche in questo caso la memoria non mi inganna e ritrovo quel rio dalle linfe cristalline che inizio subito a risalire . Qui l’ambiente è molto più angusto e la presenza di qualche vecchia abitazione o cascina a ridosso delle acque crea invitanti spots dove ricercare le mie amiche colorate . L’approccio è uguale a prima con la sola variante di una minore zavorra adatta a correnti meno impetuose ; inoltre le piccole pozze permettono alle sue abitanti di individuare immediatamente l’esca e quindi di aggredirla senza indugio . A maggior ragione in questo posto le catture saranno di piccola-media taglia ma di una bellezza e rusticità uniche . La terza trota di giornata la catturo facendo lavorare il mio silicone lungo un correntino che fiancheggia un manufatto di contenimento in cemento : qui la piccola fario aggredisce il worm e se lo porta sotto le fondamenta del muro stimolando la mia pronta e decisa ferrata . Si tratta di una farietta di 22/23 centimetri allamata nella parte inferiore della bocca ed in modo superficiale ; questo mi facilita la slamatura e , dopo la foto , rilascio il pesce che velocissimamente riguadagna il suo ombroso nascondiglio . Risalendo ancora il torrentello giungo in un posto caratterizzato dalla confluenza di uno dei tanti scoli d’acqua che percolando tra le radici degli alberi , finisce il suo percorso nell’alveo principale . Qui forma una micro-pozza di circa un metro quadrato in zona d’ombra perché situata sotto un ponticello ; alla prima passata vedo una trota che velocissima tenta di aggredire il malcapitato verme senza però riuscirci prima che questo esca dall’acqua ; la seconda passata risulta fatale al pesce che questa volta rimane vittima dell’amo Aberdeen . Fatico non poco , dopo essermi bagnato le mani,  ad afferrare il pesce che palesa un’ incredibile vitalità prima di lasciarsi sfilare l’esca dalla bocca : è incredibile pensare che delle creature di tale bellezza possano abitare questi luoghi impervi ed austeri , crescere e riprodursi fino a compiere l’intero ciclo biologico . Alcune di queste trote in passato erano addirittura fario di ceppo Mediterraneo , sostituite ora da fario di ceppo Atlantico , dall’indole meno schiva ma ugualmente belle morfologicamente , con muscolatura poderosa e molto ben pinnate . Continuando a risalire incontro una serie di briglie artificiali dove manufatti in cemento occupano tutta la larghezza del riale ; qui le cascatelle creano luoghi molto invitanti dove poter far transitare l’insidia con la concreta speranza di effettuare la cattura . Le prime due non danno alcun risultato anche se riesco ad avvistare un pesce che in fretta e furia si dirige dove viene generata la schiuma del salto d’acqua ; alla terza cascata noto che a destra di essa si crea un’interessante flusso di ritorno dove degli arbusti sfiorano ed in parte ne “ bucano “ la superficie : scommetterei la vita sulla presenza in quel luogo di una trota e i miei pensieri vengono coronati da successo un attimo dopo , quando cioè il silicone transita in zona e viene aggredito fulmineamente dalla trota . L’azione è così veloce che appena percepisco il colpo in canna il pesce è già all’asciutto : si tratta di una fariotta di ventiquattro centimetri nella cui bocca il grosso amo ha fatto saldamente presa . Stessa attenzione nel liberare il pesce dall’uncino , foto e immediato rilascio . Per precisione di trattazione , mi preme sottolineare che questi fantastici siliconi targati Trabucco garantiscono anche un’ottima resa se innescati in modo differente da quello mediante cone-heads : primo fra tutti cito l’innesco “ wacky “ tanto caro ai colleghi bassmen che lo attuano con worm dai quattro pollici in su per insidiare il predone a stelle e strisce . In modo analogo è possibile innescare questi piccoli worms con il sistema citato preferendo come spots di utilizzo ottimali quelli caratterizzati da lenta corrente o , ancora meglio , nei bacini sia naturali che generati da sbarramenti . Provare per credere ! A consuntivo di questa bella giornata trascorsa in montagna durante la quale la Dea bendata mi ha dato una mano sia mantenendo un tempo cupo ma non piovoso che nella qualità e quantità delle catture , posso ancora una volta constatare come l’utilizzo delle soft-baits risulti semplicemente miracoloso anche in ambienti nei quali solo fino a poco tempo fa era impensabile il loro utilizzo : spesso è lo spinner che deve andare “ oltre “ e percepire in anticipo l’efficacia di alcuni metodi trasportandoli dai loro luoghi di elezione ad ambienti nuovi ed inusuali . Sappiamo che i pesci a lungo andare sviluppano una sorta di assuefazione agli artificiali che gli proponiamo facendoli diventare del tutto o quasi inefficaci ; in quest’ottica risulta di fondamentale importanza sperimentare cose nuove sempre alla ricerca non di esche magiche o di sistemi strabilianti , ma della comprensione delle abitudini e dei comportamenti dei pesci che andiamo ad insidiare , sempre nel rispetto sia degli animali che dell’ambient
e .





















7.20.2016

Persici reali e Lucci di Marco Altamura

Persici Reali e Lucci

Siamo con Marco Altamura , mio ex “collega” quando esisteva la nota rivista PESCARE , cioè la più vecchia Rivista cartacea di pesca fallita miseramente ad inizio del 2009 dopo quasi 50 anni di pubblicazioni e collaboratore di questo Blog con molti articoli all’attivo , specie sulla pesca della Trota Lacustre e dello Zander o Lucioperca come si usa chiamarlo in Italia. Marco è uno spinningofilo più che esperto ( ha una casa sul Lago Maggiore ) ed è quindi accreditato ,oltre che ad insidiare Lucci e Persici Reali , anche a rispondere in merito a questi argomenti .


Domanda n° 1
Pescare con l’ausilio della barca. Quante catture in più ?
Risposta n°1
Indubbiamente l’ausilio di un natante può regalare molte catture in più in quanto consente di ispezionare luoghi altrimenti inaccessibili ; mi riferisco a tutte le insenature e le cale private dalle quali sarebbe impossibile accedere da riva perché facenti parte di proprietà private o cantieri nautici , sempre frequenti sui grandi laghi prealpini del nord Italia . Inoltre questi spots possono vantare una minore pressione di pesca tutta a favore dei pochi fortunati che sono in grado di immergerci le proprie lenze . In merito a tale questione però tengo a precisare che , non senza un malcelato orgoglio , nell’arco della mia lunga carriera di lanciatore , ho realizzato tutte le mie più significative catture praticando lo spinning a piede asciutto e senza l’ausilio di ecoscandaglio a quant’altro possa rivelare la presenza di pesce nello spot.

Domanda n° 2
Come si deve agire con la barca per catturare i Persici e con quale attrezzature ?
Risposta n° 2
Nella ricerca del Persico Reale , l’ausilio del natante risulta molto utile in quanto è in grado di farci compiere spostamenti rapidi da uno spot all’altro . Il percide infatti si sposta in relazione agli spostamenti dei banchi di pesce bianco come alborelle e piccoli gardons e quindi la localizzazione della massa stabulante è sinonimo di catture a ripetizione . Solitamente l’approccio vincente è quello che prevede lanci a raggiera verso la riva e comunque nei pressi dei banchi di pesce foraggio e , logicamente , l’artificiale principe per questo tipo di pesca risulta essere il minnow sia con assetto galleggiante ( nella bella stagione ) che con assetto affondante o suspending ( in autunno e inverno ) .
Domande n° 3 e n° 4
Dove cercare i Persici sia con la barca che da riva?


Risposta n° 3 e n° 4
I luoghi prediletti per la ricerca del Persico Reale sia dalla barca che dalla riva sono rappresentati da litorali con presenza di strutture quali moli , pontili galleggianti , manufatti in cemento , pali di attracco , boe e comunque tutti quegli spots in grado di fornire protezione dalle intemperie e dall’eccessivo moto ondoso ai banchi di pesce foraggio . Da non tralasciare le zone in prossimità di torrenti tributari che apportano linfe più fresche e ossigenate , sempre appetite dai Reali e in genere da tutti i predatori . In tutti questi spots alterno diverse tecniche tra le quali cito il classico spinning con minnow e cucchiai rotanti sempre molto validi , alternato a tecniche “finesse” quali il jigging e il drop-shot effettuati entrambi con imitazioni di piccoli shads siliconici e presi in prestito dal Bass-fishing .
Domanda n° 5
Come si deve agire con la barca per catturare i Lucci e con quali attrezzature ?

Risposta n° 5
Per quel che riguarda la pesca al luccio nei grandi laghi del Nord , le difficoltà aumentano di molto anche se si ha la fortuna di poter pescare con l’aiuto di un natante ; infatti i grandi laghi prealpini offrono al predone del lago grandi profondità dove poter svolgere la propria attività predatoria lontano dalle nostre insidie . Ciò avviene per la maggior parte dell’anno ad esclusione del periodo post riproduttivo che coincide con la primavera avanzata quando cioè le grosse femmine risultano a tiro dei nostri artificiali perché intente a proteggere i piccoli appena oltre la “corona” . Non a caso le catture più importanti , pescando dalla riva , in detti luoghi avvengono sempre in questo periodo dell’anno e anche con l’ausilio del natante , pur aumentando rispetto alla pesca a piede asciutto , non raggiungono mai i livelli alti che si possono riscontrare per esempio nei laghi del nord Europa dove le profondità sono sempre contenute e risulta meno complicato raggiungere il nostro predatore . Non voglio alimentare sterili polemiche , ma mi viene da sorridere quando vedo sul web schiere di appassionati bearsi con in braccio lucci catturati in Mar Baltico piuttosto che in Irlanda o in Svezia . La soddisfazione che sa regalare un grosso esocide “over 100” catturato sui grandi laghi prealpini a spinning e magari dalla riva non ha paragoni sostenibili . Per ciò che riguarda le attrezzature , sono solito attuare questo spinning medio-pesante al luccio utilizzando indifferentemente sia l’attrezzatura da casting che da spinning ; faccio uso di canne abbastanza potenti di lunghezza mt.2,40 in due sezioni e in bobina carico una treccia di diametro mm 0,18 / 0,20 alla quale connetto tramite un nodo Toni Pegna ben eseguito uno spezzone di circa 150 cm di terminale di monofilo spessore mm 0,35 con l’ultimo spezzone di circa 40 cm in acciaio per ripararmi dai temibili denti del predone e per non lasciare in circolazione lucci con grossi “piercing” attaccati alla bocca . Come artificiali prediligo usare grossi jerk e pesanti cucchiai ondulanti , artificiali “antichi “ ma sempre estremamente catturanti .

Domanda n° 6 e n° 8
Dove cercare i Lucci sia con la barca che da riva ?
Risposta n° 6 e n° 8
Nella tarda primavera , quando cioè la temperatura dell’acqua inizia a stabilizzarsi su livelli attorno ai 15 gradi , ricerco il luccio lungo le spiagge sassose a media granulometria o nei pressi di fiumi e torrenti tributari ; in questo periodo le grosse femmine sono ancora nei pressi dei luoghi di riproduzione e non è necessario cercarle in profondità . E’ l’unica occasione per chi come me insidia il luccio dalla riva di trovare grossi esemplari a portata di artificiale . In genere cerco litorali esposti a sud e battuti dalle brezze periodiche che alzano in sospensione i microrganismi bentonici che attraggono il pesce planctofago e di conseguenza i predatori .

Domanda n° 7
I tuoi record per le specie ?
Risposta n° 7
In più di quarant’anni di spinning sono molti i lucci e i persici catturati degni di menzione , diciamo che , per quanto riguarda il luccio , ricordo con piacere tutti quelli sopra i cinque chilogrammi di peso che mi hanno regalato momenti di puro divertimento . Dovendone citare qualcuno in particolare direi che non posso dimenticare un grosso maschio di kg 10,050 catturato nel lago di Mergozzo , una femmina di kg 7,350 catturata sempre nel meraviglioso lago piemontese e , per finire , un maschio di kg 8,200 catturato nel lago d’Orta con attrezzatura leggera insidiando trote di lago . Più in generale sono molti i lucci catturati in circostanze diverse che attestano il loro peso tra i cinque ed i dieci chilogrammi , ognuno dei quali ha lasciato in me splendidi ricordi . Per i persici , esemplari dagli otto etti al chilo e mezzo si possono certamente considerare di ottima stazza , con qualche fortunata cattura di pesci da kg 1,800 effettuata in pieno inverno , quando cioè il clima seleziona la pezzatura di questi simpatici predatori . Praticando lo spinning dalla riva comunque la media dei Persici che si possono catturare si attesta intorno ai 3 / 4 etti di peso .

Domanda n° 9
Qual è la situazione attuale del Verbano?
Risposta n° 9
A questa domanda rispondo con molta nostalgia e con un filo di rabbia : il Verbano purtroppo negli ultimi trent’anni ha subito angherie di ogni tipo . Dal prelievo indiscriminato di alborelle effettuato dai francesi che calavano chilometri di “bedine” ( speciali reti ) per la cattura dei piccoli ciprinidi da utilizzare come mangime animale , all’altrettanto dannoso prelievo di pesce pregiato da parte dei superstiti pescatori di professione che talvolta non rispettano le distanze dalla riva nel calare le loro reti venendo a procacciarsi il loro profitto proprio dove i pesci hanno meno possibilità di difesa e cioè lungo la “corona” prossima alle coste , trincerandosi dietro il fatto che la pesca rappresenta per loro l’unico mezzo di sostentamento . Inoltre nella bella stagione le cittadine rivierasche , con l’aumento consistente della popolazione turistica , incrementano anche il livello di inquinamento organico delle acque dando il via alla proliferazione di alghe e al fenomeno dell’eutrofizzazione delle acque che perdono sempre più ossigeno a scapito delle popolazioni ittiche . In vero qualche tentativo da parte di piccole Società di pescatori di tutelare il proprio lago esiste , ma paragonato a tutti gli “attentati” alla salute dello stesso risultano sempre troppo esigui . Troppi sono gli interessi che entrano in gioco e sarebbe auspicabile una politica che tuteli tutte le componenti che fanno parte di questo complesso ecosistema.

Domanda n° 10
Consigli e considerazioni varie ?
Risposta n° 10
Io sono solo un grande appassionato di questa splendida passione che è la pesca e , probabilmente , non sono in grado di dare consigli o suggerimenti ; l’unica cosa che mi sento di trasmettere è quella di avvicinarsi a questo sport con rispetto per i pesci  per l’ambiente , e per gli altri pescatori . Già questo , se fatto da tutti , porterebbe ad un notevole miglioramento della situazione e non saremmo costretti e celebrare la morte di tanti bellissimi ecosistemi di cui la nostra splendida

6.20.2016

Pesca a spinning allo Zander detto Lucioperca

Risvegli
Articolo e fotografie di Marco Altamura

Il Lucioperca o Zander è riginario dell'Europa centro-settentrionale e di quella orientale  nonché dell'Asia occidentale, è stato introdotto in molti paesi europei agli inizi del XIX secolo, con notevoli conseguenze ambientali.
In Italia fu introdotto tra il 1902 e il 1908 nei laghi di Comabbio e Pusiano ed in seguito in tutto il nord Italia, ma oggi sembra sia diffuso solamente in alcuni laghi (Orta, Lugano, Como, Comabbio, Maggiore, Corbara, da cui si è poi diffuso nell'intero corso del Tevere fino alla città di Roma), e lungo il corso del fiume Chienti. Una grossa popolazione è presente anche nel fiume Po nonché in gran parte delle acque del piano della Pianura Padana. Vive nei tratti inferiori dei fiumi e nei laghi a grandi e medie dimensioni, con acque ben ossigenate.  soggetti più longevi raggiungono l'età di 20 anni, 130 cm di lunghezza per un peso di 15 kg.



Quest’anno l’inverno appena trascorso non ha mostrato la sua parte più dura e le temperature registrate ( almeno nella fascia dei laghi prealpini ) non sono mai state troppo rigide nemmeno durante le lunghe notti; solo in due occasioni nel mese di gennaio si sono registrate gelate notturne e questo dovrebbe anticipare la ripresa di tutti gli ecosistemi, compresi ovviamente quelli acquatici, accelerando l’attività dei pesci partendo da quelli plantofagi per arrivare al vertice della catena alimentare costituito dai predatori. Sono soprattutto le temperature notturne non più così crude a rimettere in moto tutto l’ecosistema che poi durante le ore di luce registra un riscaldamento graduale della temperatura dell’acqua con i raggi del sole che sono sempre più caldi. Queste condizioni se da una parte non sono più così favorevoli per insidiare il pesce che amo più di tutti e cioè la trota lacustre.
Ruggero Nibbio pres. pescatori di Mergozzo


 Mi offrono anche l’opportunità di ricercare tutti gli altri pesci predatori praticando uno spinning meno impegnativo e più prodigo di catture di quanto non sia la pesca alla Lacustre. Non amo affidarmi alla casualità in tema di pesca, ma viceversa sono solito programmare le mie uscite ponendo al centro dell’attenzione di volta in volta il predatore che voglio insidiare; perciò la filosofia del " lancio e poi vedo cosa si attacca…." non fa proprio al caso mio anche se tentando una lacustre  aggancio un bel luccio non mi fa certo dispiacere.
 Con questi presupposti decido quindi di pianificare alcune uscite a jigging con lo scopo di ricercare il lucioperca che, con il cambiamento di stagione, inizia ad avvicinarsi ai litorali per selezionare le aree di riproduzione che nei mesi di aprile e maggio lo vedranno deporre le uova per dar seguito alle future generazioni. Innanzi tutto devo decidere gli attrezzi da impiegare ed il ballottaggio all’interno dei prodotti "Rapture"a mia disposizione mi vede dover prendere una decisione tra le canne da spinning "Intruder" e "Inova", entrambe validissime ma con caratteristiche tecniche diverse.
La razionalità mi farebbe propendere per la Inova da mt.2.40 con range di potenza gr.20/50 in quando la tecnica del Jiggging presuppone l’utilizzo di un attrezzo potente, sensibile e con un’azione "H" accentuata, capace di forzare il pesce e letteralmente di "strapparlo" al di fuori dagli ostacoli del fondo e dalle varie strutture; ma noi spinner si sa non siamo quasi mai razionali e così decido di impiegare la gloriosa Intruder sempre da mt. 2.40 ma con un range di lancio di gr. 14/40 ed azione "MH", il tutto per privilegiare al massimo il divertimento ed amplificare le emozioni con un pesce di grossa mole in canna. Così, presa la decisione sulla canna, tutto il resto diventa una logica conseguenza di scelte "a cascata": abbino alla Intruder il mulinello SX-1 taglia 4000 che, oltre ad essere il top di gamma Rapture per lo spinning in freshwater, rappresenta una sicurezza in fatto di resistenza, scorrevolezza di recupero ed affidabilità di frizione. Carico la bobina dedicata ai fili "braided" con cento metri di trecciato Dyna Tex Spin X4 dello spessore mm 0.14 di colore verde scuro al quale connetto con un nodo "Tony Pegna" o "Doppio Allbright" sempre ben eseguito, uno spezzone di circa un metro e mezzo di monofilo Spin Zander Cristall di spessore mm 0.307 dal contenuto allungamento per trasmettere le più subdole abboccate in totale assenza di memoria meccanica.

Ora è tutto pronto, mi resta solo di determinare la scelta dello spot dove pescare. Dopo un po’ di indecisione dovuta anche alla consapevolezza ed al timore mal celato di essere eccessivamente "in anticipo", decido per un litorale posto a sud-ovest che dovrebbe essere più esposto ai tiepidi raggi solari che però quando la brezza cala di intensità, si fanno già piacevolmente sentire. La giornata alterna fasi molto luminose ad altre più neutre dovute all’alternarsi di corpi nuvolosi che coprono il sole; la temperatura esterna è di circa venti gradi centigradi e quella dell’acqua di 13 gradi. Conscio che dovrei avere le maggiori possibilità di cattura durante le fasi d’ombra e al crepuscolo, mi accingo alla scelta dell’artificiale che ricade sul sempre validissimo Power Shad da 3.4 inch (8,5 cm ) nella colorazione Smoke con glitter montato su di una round jighead Power Point da 10 gr. su amo del n° 3/0.
Inizio così a perlustrare la porzione d’acqua davanti a me caratterizzata da un fondale di circa sette metri di profondità con diverse asperità che se da una parte minano la sicurezza dei miei artificiali, dall’altra rappresentano un valido punto di riferimento per localizzare le posizioni del percide; la sandra infatti ama sostare nei pressi di ostacoli sommersi e ancor di più posizionarsi sopra gli ostacoli stessi per dominare tutto il territorio circostante. Da ciò ne consegue che risulta fondamentale far transitare i nostri artificiali in questi punti caldi ponendo la massima attenzione anche agli attacchi più subdoli, tutt’altro che improbabili quando si parla di questo splendido predatore. Inoltre, vista la ancor bassa temperatura dell’acqua, necessita muovere molto lentamente (quasi al rallentatore) l’artificiale nei pressi del fondo con piccoli saltelli e lunghe soste tra un movimento e l’altro.
Solitamente il perca nel periodo precedente la riproduzione attacca con meno circospezione la sua preda e ciò mi dovrebbe facilitare la percezione degli attacchi stessi. Insisto parecchio nei pressi dei plinti sommersi di attracco di un pontile perché qui in passato ho conseguito belle catture; in particolare faccio salire il Power Shad sopra l’ostacolo per poi, accompagnandone il movimento, farlo collassare sul fondo.
Se il perca è presente, non tarderà a portare l’attacco. Eseguo il tutto secondo i crismi ma purtroppo del perca nessuna traccia. Inizia ad insinuarsi nella mia mente la possibilità che i perca non siano ancora giunti sotto costa, ma siccome sono mosso da un’incrollabile fiducia mista a voglia di condurre un’esaltante combattimento, continuo a sondare il fondale. Nel frattempo le nuvole si sono posizionate davanti al sole creando un cono d’ombra molto interessante per l’incontro con questo atipico predatore; ripeto tra me e me che devo porre ancora più attenzione ai prossimi passaggi dell’artificiale nei pressi dei plinti di ancoraggio e resto concentrato nella mia azione. In uno dei tanti passaggi eseguiti in zona, finalmente percepisco qualcosa di anomalo: la mia Intruder unitamente al trecciato ed al terminale mi trasmettono distintamente al polso un movimento dell’artificiale che mi ricorda il tentativo come di scacciare questo insolente intruso. Non è certo un atto predatorio ciò che sta avvenendo in profondità ma, come mi è stato insegnato molti anni fa da un vero maestro di tale tecnica, decido di portare una robusta ferrata che immediatamente avvalora i miei ottimistici pensieri ! Subito la Intruder si flette sotto le poderose puntate del pesce che pare essere di buona taglia; allento la regolazione micrometrica della frizione e mi appresto ad assecondare le sfuriate del predatore che non si è ancora palesato alla vista. Il dolce stridere della frizione accompagna tutte le fasi del combattimento e, dopo un lasso di tempo che non riesco a quantificare, finalmente affiora dalle profondità lacustri la mia preda; a sancire le mie percezioni fatte qualche minuto prima, vedo che l’artificiale ha fatto presa all’esterno del coriaceo apparato boccale del perca, proprio sotto la mascella inferiore come se il pesce volesse solo allontanare da se l’insidia.
Questo atteggiamento è tipico del periodo della riproduzione che accentua l’istinto di aggressività e di territorialità del predatore. Motivo in più questo per accelerare le operazioni di salpaggio del pesce e ridargli l’ampiamente guadagnata libertà. Dopo aver avuto conferma che le operazioni logistico/parentali di questi pesci sono iniziate, afferro il pesce con una presa opercolare che non gli arreca alcun danno e tolgo l’amo ben posizionato sotto la bocca. Chiedo velocemente ad un amico ristoratore del luogo che nel frattempo è accorso per gustarsi le fasi del combattimento di scattarmi alcune preziose foto e con soddisfazione rendo la libertà al pesce che lentamente riguadagna le profondità del suo lago. Il primo perca dell’anno che ho stimato pesare circa quattro chilogrammi ha esaltato la validità del mio approccio e della mia attrezzatura.
Ora insieme all’improvvisato fotografo decido di gustarmi una birra. Dopo la sosta sono giunte le ore diciotto e, purtroppo, il cielo si è ulteriormente rasserenato inibendo per il momento le restanti possibilità di cattura che riprenderanno vigore solo quando il sole tramonterà dietro i monti. Approfitto della momentanea pausa per cambiare il finale e decido di provare con un altro artificiale siliconico: estraggo dalle tasche del mio gilet una busta contenente sette Swing Shad (novità 2016) questa volta nella versione bicolore Chartreuse Ghost lunghi 3.8 inch ( 9,5 cm ) e ne innesco uno su una jighead da 10 gr. con amo misura 3/0. Questo artificiale, andando incontro ad una situazione di luce più tenue, può vantare due ulteriori fattori attrattivi e cioè le maggiori vibrazioni emesse dal corpo corrugato e dalla coda a timone e la maggior visibilità in acque profonde, unitamente agli altri fattori che contraddistinguono tutti i siliconi Rapture ( presenza di glitter, duttilità estrema, abbondante salatura e scent all’aroma di pesce ).

Mi sposto sulla destra di una trentina di metri e con rinnovata fiducia ricomincio a sondare il fondale che però questa volta si dimostra assai avido dei miei artificiali: nel breve volgere di un quarto d’ora regalo al lago tre Swing Shad con relative jigheads e ciò mi porta un po’ di frustrazione anche se, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, mi conferma anche di essere con le mie esche in un ottimo spot. Intanto la tanto agognata ombra finalmente abbraccia la porzione di lago da me scelta e le mie possibilità di ulteriori catture subiscono una favorevole e significativa impennata. Dopo aver indossato il giubbotto in Gore-Tex perché la temperatura si è incrudita ed aver innescato un altro shad identico ai precedenti persi, riprendo la pesca lanciando ripetutamente nei pressi di due pali in metallo posizionati in acqua per l’attracco dei battelli che, vista la stagione precoce, non svolgono ancora il loro servizio.
Sono ormai cinque anni di fila che, facendo riferimento al palo più esterno, realizzo la cattura di un lucioperca più o meno nello stesso periodo stagionale e questa continuità mi fa ben sperare; sto molto attento nel far saltellare sul fondo la mia insidia perché qui il fondale è letteralmente ricoperto da legnaie e manufatti in metallo. Il rischio di incaglio è molto alto, ma lo è altrettanto la possibilità di effettuare il tanto sospirato "strike". Sono ad una trentina di centimetri dal palo su un fondale di circa cinque metri e, mentre percepisco tramite gli input mandatimi dalla canna, che vi è sul fondo una sorta di piattaforma rialzata di circa un metro quadro, mi appresto a far collassare l’artificiale dal bordo della piattaforma al fondale vero e proprio. Accompagnando sempre con il braccio anche questa fase di rilascio, percepisco un brusco quanto nitido ed inconfondibile colpo sordo e quindi ferro con vigore; ho in canna il pesce e scommetterei che questa volta si è letteralmente "bevuto" il mio artificiale. La difesa risulta molto più strenue del primo perca allamato e una serie di poderose testate e fughe laterali esaltano la frizione dell’SX-1 che mai come ora si dimostra uno strumento affidabile e sicuro. Ci metto un po’ di tempo per veder affiorare dal fondo il pesce, ma quando ciò avviene ho la conferma di quello che ho pensato qualche minuto prima. Questa volta il predatore ha tutto lo shad in bocca e l’attacco è frutto di un’azione predatoria e non condotta per fastidio od insofferenza verso l’intruso.
Con il pesce ormai a galla, cerco un luogo sicuro dove poterlo spiaggiare e questa operazione mi costringe a trascinarlo fino alla più vicina scalinata in pietra che però risulta essere estremamente viscida perché ricoperta di limo verde che rende il reggersi in piedi estremamente problematico. Non senza difficoltà e sedendomi letteralmente sui gradini scivolosi riesco ad infilare le dita della mano sinistra nell’apertura branchiale del pesce mentre con la mano destra tengo la canna alta con il filo in trazione. Salpato il pesce ho finalmente qualche istante per godermi la sua bellezza; la sua mole è simile al precedente e fatico un poco per liberarlo dall’amo dell’artificiale.
Chiamo ancora l’amico titolare dell’esercizio commerciale vicino e lo prego di immortalarmi di nuovo con la preda; dopo una decina di scatti riossigeno il pesce con movimento ritmico in acqua e quando è il pesce stesso a riprendere vigore lo lascio ritornare al suo fondale. Decido che per oggi può bastare e avrò tutto il tempo che mi separa dalla prossima uscita per riassaporare il gusto dolce di queste catture. Dopo aver visionato sul piccolo schermo della mia macchina digitale le foto dei due pesci, ripongo la mia attrezzatura nel bagagliaio dell’auto e imbocco la strada del ritorno. Per l’ennesima volta il "mio" lago ha voluto donarmi una gioia incommensurabile.

Pescare nei laghi di Bertignano e Masserano (entrambi nella provincia di Biella)

Dal PDF (stranamente scaricabile) della provincia “” In provincia di Biella le acque gravate da vincoli particolari sono: ...