4.19.2012

Agostino Zurma Presidente CFI

Il CFI nasce in Toscana e precisamente in provincia di Grosseto a metà circa degli anni ‘90 e attualmente ha qualcosa come un centinaio di sedi e 3000 soci circa. Il club tecnico più numeroso in Italia.

Siamo con Agostino Zurma classe 1955 residente in provincia di Rovigo e attuale presidente del club, carica che riveste dal 2004.




Agostino quale è la filosofia del CFI (Carpfishing Italia)?


La nostra filosofia ricalca senza dubbio le orme della tutela ambientale e del rispetto dei pesci, una profonda etica che ci ha visto anche realizzare un nostro regolamento”il codice etico” che è parte integrante del nostro statuto. Accanto a questi importanti fattori di distinzione vi è la diffusione della nostra tecnica, rivolta ad una sua applicazione che si inserisca in modo non invasivo e in sintonia con le altre tecniche.
L’ultima nostra fatica è la campagna che stiamo attuando affinche il “Progetto tutela carpa” e aree no kill vengano inserite nelle provincie Italiane. La norma richiesta prevede che tutte le carpe di misura superiore ai 60-65 cm o agli 8 kg di peso debbano essere immediatamente reimmesse nel luogo di cattura, questo per fermare il fenomeno del prelevamento di grossi esemplari dalle acque pubbliche per cederli ai laghetti di pesca sportiva.
Diverse provincie hanno aderito e altre sono in procinto di farlo, purtroppo è un lavoro lungo in quanto devono essere modificati i regolamenti ittici quando vanno in scadenza. Una visione completa del grande lavoro svolto dalla nostra associazione si potrà avere consultando il nostro sito www.carpfishingitalia.it

Oltre alla diffusione della tecnica il CFI si adopera attivamente in altre attività in merito a qualsiasi altra cosa riguardante la pesca?

Certamente, i nostri campi d’azione non si limitano unicamente ad una specie, anche se questa rimane sempre in primo piano, ma ci interfacciamo anche con realtà che seguono altre tecniche. Oltre a questo è rilevante dire che CFI sviluppa altre importanti iniziative rivolte al controllo, con proprio nucleo di guardie volontarie, al sociale con moltissimi enduri (gare di pesca alla carpa) benefici in tutta la penisola, all’ambiente con la “giornata ecologica nazionale” momento in cui decine di sedi organizzano la pulizie delle sponde, ai giovani con corsi e giornate d’incontro, questo e tanto altro ancora.

In quante consulte provinciali e regionali fate parte?




Le consulte sono state e continueranno ad essere per noi un importante traguardo, attualmente siamo presenti in tutte le provincie delle Marche, in attesa delle provincie Lucane ed in alcune del nord Italia.
La normativa attuale che regola la partecipazione a tale organo, purtroppo, lascia poco spazio alle nuove associazioni che non hanno i numeri di grandi gruppi storici e sorretti politicamente per cui è un lavoro duro e difficile. Fortunatamente il modo di proporsi dell’associazione, portatrice di idee valide e innovative, rivolto al dialogo, al proporsi con educazione ma con risolutezza ha fatto si che le amministrazioni aprissero comunque a CFI e consentissero di portare a temine importanti iniziative.

Sappiamo che avete avuto contatti se non addirittura siglato accordi con altri club tecnici; Cosa ci puoi dire?

Vi è ben più di un semplice contatto, esiste un accordo tra associazioni ecosostenibili, che verrà sottoscritto a giorni con il quale CFI e varie associazioni quali SCI, Exos Italia, Bass Italia, Barbel Fishing Italia e altre si impegnano a presentare progettualità comuni a difesa di ambiente e pesci. Di fatto, queste proposte a firma congiunta hanno avuto attuazione, Ferrara e Treviso due delle provincie nelle quali carpe e lucci hanno seguito una strada comune di progettualità.




Andiamo alla problematica alloctoni che vuol dire in massima parte SILURO! Quale è la vostra posizione? Il 99% degli ittiologi (di cui abbiamo interviste nel sito) sono per il loro contenimento.

E’ noto che anche uno dei pesci più amati dai carpisti, l’amur, è anch’essa una specie alloctona e come tale priva di ogni tutela in quanto, causa la sua alimentazione rivolta alla vegetazione viene considerato l’artefice della modifica degli habitat acquatici.
Su questo CFI si sta impegnando da tempo, con proposte che vedano questi pesci salvaguardati e trasferiti in acque libere all’interno delle quali la loro presenza non presenti un problema al recupero della vegetazione acquatica necessaria per lo sviluppo di altre specie.
Il contenimento in questo caso non è necessario in quanto l’amur non presenta possibilità di riproduzione nelle nostre acque.
Relativamente al siluro la cui prolificità è ben nota la questione è diversa, sono favorevole al contenimento della specie ma non alla caccia e distruzione indiscriminata, oltretutto i metodi adottati e consentiti creano danni enormi anche nei confronti di altre specie. Anche per loro servirebbe un progetto simile a quello citato in modo da toglierli da corsi d’acqua che per dimensioni ridotte e per rarefazione della fauna ittica si rischia vi rimangano solo siluri. Inoltre ci si deve adoperare affinchè le acque prive di questo pesce rimangano tali.

Siamo nel 2012, l’ auto per andare a pescare fuori provincia o regione l’ hanno tutti. Però ci si trova in mezzo a maree di regolamenti e tesserini segnacatture provinciali e FIPSAS che sono un grosso fastidio, non per il costo, ma per il loro reperimento. Tu ,come esempio, vorresti venire da me a pescare alla diga di Masserano una domenica e non puoi perché non vi sono strutture che lo danno(il tesserino) nei festivi e devi tu firmare la matrice e quindi non posso prendertelo io. (Nel 2012 è possibile fare il segna catture Biella da altre persone; In altri luoghi no) Non sarebbe ora che in Italia si facesse una legge che valga per tutte le acque (Chiaramente eccetto i DeP) ? Insomma un qualcosa che sia veramente comune a tutti i pescatori italiani. Anche perché è illogico che sul Tanaro la carpa sia di mm 35 e sul Po in Lombardia magari 40.

La tua considerazione è attuale e sarebbe una gran cosa se potesse avere compimento, ovvero esistessero dei regolamenti che in certe branche della pesca fossero uniformati, diversamente diventa tutto illogico e svantaggioso. Vero è anche che le realtà delle acque sono diverse e per cui possono necessitare di specifiche salvaguardie e di mirati regolamenti, bisognerebbe però rendere vita facile a chi questo intende rispettarlo e non essere altrettanto buonisti con chi invece tende a fare il contrario.



Andiamo sull’ allegro. Quale è il tuo record e dove l’hai fatto? In quante nazioni hai pescato e come è all’ estero la situazione Carpfishing?

Adoro pescare con impegno, la pesca mi deve divertire, deve offrirmi catture, mi piace stare bene e avere tanti amici, se poi a tutto questo si aggiunge la cattura di qualche grosso esemplare bene ma non è importante. Ricordo ancora Roberto Ripamonti che in una sua intervista di qualche anno fa mi indicò come esempio per questo mio modo di vivere il carpfishing.
Penso sia fondamentale che il carpfishing, venga vissuto e assaporato nel giusto modo, gradualmente, provando piacere nell’assimilare di giorno in giorno le sue scoperte senza la frenesia e l’assillo della grande cattura a tutti i costi.
Tutto deve maturare nella consapevolezza che, la vera gioia, l’esperienza durevole, il ricordo incancellabile sono quelli che derivano dalla semplicità e dalla serenità con cui la nostra disciplina viene vissuta. Apprezziamo e salvaguardiamo ogni cattura, non importa quanto essa sia grande, per ridarle quella libertà, necessaria a garantire a noi stessi la possibilità di riprenderla e ad altri di poterla apprezzare.
Per questi motivi le mie catture sono tutte dei record. Ho pescato in Francia diverse volte, soprattutto al Lac du Derun’acqua che mi è rimasta nel cuore. A quello che ho potuto vedere il carpfishing è maggiormente visto e gestito come realmente è ovvero una tecnica particolare che abbisogna di specifiche regole. Anche i controlli e l’assistenza data è soddisfacente, almeno per la mia esperienza, nonché la gestione delle acque.


Con questo ti salutiamo e ti ringraziamo per la disponibilità.

Sono io che ringrazio Voi per l’opportunità che mi avete dato, Ciao.

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