Ero li' tranquillo in giardino e il mio gatto diventa verde.....
Strabuzzo gli occhi ed ecco che appare Lui
IL MARZIANO PESCATORE
Per Marziano si intende
Michele Marziani (MM come Morto Manovrato….già le iniziali sono simbolo di
pesca….) nato nel 1962 a Rimini ma vissuto per tanti anni a Gozzano. Ha
studiato a Novara, ha vissuto sul lago Maggiore, a Intra
e a Fondotoce, e ha
passato tantissime vacanze estive nella baita di famiglia in valle Antrona. Michele è forse sconosciuto ai giovani
alieutici ma era una delle firme più prestigiose delle riviste di pesca degli
anni Ottanta e Novanta del Novecento. Ha scritto articoli soprattutto per
Pesca
In. Poi per
Il Pescatore d'Acqua Dolce,
La vie della Pesca e
Pescare.
Video Lago Maggiore Verbania
https://www.youtube.com/watch?v=Exe9fwT7wPY
- Io ho fatto pochi articoli tecnici
anche per non entrare in conflitto aperto con dei “gurù” che insegnavano magari
a prendere cavedani collo 0.08 e bigattino singolo mentre io sono dell’
opinione di pescarli collo 0.18 ma innescando esche voluminose dove già il
bigattino a grappolo è. Questo dopo
sperimentazioni varie. Quindi scrivevo itinerari immettendo in esso le
problematiche dell’ acqua in questione, la legislazione, la parte ambientale e
cercavo di lodare associazioni a me care come l’ APD Novara, Il CAGeP (di cui
fui consigliere fondatore e della prima legislazione) e l’ attuale Fishing Tour
che è una unione di acque novaresi formata da acque FIPSAS e del CAGeP.
-Tu invece come li impostavi?
La mia è sempre stata una scrittura giornalistica, quello
facevo allora di mestiere: il giornalista di pesca. Mai stato interessato alle
tecniche, molto di più ai luoghi, alle acque, ai pescatori, alle gestioni, a
quello che stava intorno alla pesca. Poi mi sono stancato. Sono andato in crisi
con il giornalismo: scrivevo, che era la cosa che mi piaceva di più al mondo,
eppure ero infelice. Così ho cambiato strada e ho cominciato a scrivere
narrativa, a raccontare storie e anche i miei articoli hanno pian piano preso
questa piega. Fino a scomparire e a lasciare spazio ai libri.
-Quali erano le tue acque preferite
quando abitavi in Piemonte?
Sono cresciuto come pescatore sul torrente Agogna, tra
Gozzano e Bolzano Novarese. Ho passato le estati sul torrente Ovesca e sui
laghi di Antrona e di Cheggio. Ho amato follemente il Toce e lo Strona. Poi
tante acqua minori, torrenti di cui neppure conosco il nome.
|
Ovesca |
Video Omegna
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La "nera" del Toce |
Ricordo che il fiume Toce
attorno al 1500 colle sue piene e I conseguenti detriti fece distaccare una
porzione del lago Maggiore e formo il lago di Mergozzo
Video Mergozzo (non badate al vocale che in una parte era indirizzato a miei vecchi/ amici/che di un social Network)
https://www.youtube.com/watch?v=YTR64nrU61g
Oggi, di tanto in tanto frequento il Sesia che rimane il
corso d'acqua più affascinante del Piemonte orientale e, per certi versi,
d'Italia.
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Sesia a Piode |
Il Sesia è un fiume di rango europeo, come lo sarebbero il Ticino e
l'Adda se non fossero molto più disastrati del Sesia.
E io aggiungo che è il fiume più fiume come caratteristiche classiche.
Video Sesia
https://www.youtube.com/watch?v=R0fZsPAiH9g
-Le tue tecniche?
Quando scrivevo di pesca praticavo tutte le tecniche,
nessuna esclusa, ma quelle che ho sempre amato sono la mosca con la Valsesiana
e lo spinning. Le uniche due che pratico ancora oggi assieme alla camolera che
uso solo in primavera per andare a temoli in Veneto e Trentino, quando riesco.
-Michele oltre agli articoli quanti
e quali libri in cui la pesca è protagonista oltre ad una guida sulla pesca in
Ossola edita nel 1993 dall'editore Grossi di Domodossola..
Ho scritto tantissimi libri di pesca in passato: diverse
guide regionali per la Daiwa, La pesca alla trota in Italia edita
dall'Edai, I custodi delle acque che racconta i decenni di buona
gestione delle acque ossolane da parte dell'Avpmo, l'Associazione Volontaria
Pesca Montanari Ossolani... Negli ultimi anni mi sono dedicato solo alla
narrativa, ma in qusi tutti i miei libri c'è qualcuno che va a pescare: ne La
trota ai tempi di Zorro il protagonista è un ragazzino che si allena alla
vita lungo i torrenti, in Nel nome di Marco c'è un prete, don Remigio,
che con la tonaca salta da un masso e l'altro del torrente con la canna in
mano, persino in Umberto Dei c'è un cinese che cattura una grossa carpa
– quasi un miracolo – sul naviglio della Martesana a Milano. Poi ho pubblicato
una raccolta di racconti che narrano l'attualità attraverso la pesca, storie di
oggi e di ieri, vissute con la canna in mano. Si intitola Un ombrello per le
anguille (Guido Tommasi Editore). A scapito del titolo parla soprattutto di
montagne e pescatori di trote.
A settembre 2015 uscirò con un libro nuovo sulla filosofia
della pesca, si intitolerà L'ossessione per Moby Dick, edito da
Ediciclo.
-Attualmente peschi ancora e in che
acque?
Pesco solo trote e solo a spinning. Vivo diviso tra Italia e
Irlanda. In Italia pesco nell'Appennino tosco-romagnolo, a volte vado sul
Sesia, altre volte in Trentino, sull'Adige e sull'Avisio. In Irlanda ci sono
molti fiumi e laghi pieni di trote, ma non c'è la montagna. I pesci sono più
grossi e il paesaggio è più selvaggio, ma a me piace meno. Preferisco lo
scrosciare dei torrenti alpini.
-La tua preda più grossa?
Ho preso una carpa di quasi dieci chili e anche un siluro di
oltre mezzo quintale, ma non li ricordo con interesse
. Per me contano solo le
trote: la marmorata più grossa era 3,6 kg, l'iridea di torrente (quelle di
laghetto non valgono) 2,2 kg, la fario 1,8 kg. Niente di speciale, ma conto di
aumentare i miei record.
-La tua preda che ti ha dato maggior
soddisfazione personale anche se non necessariamente la più grossa??
Una fario di 44 centimetri presa in un piccolo torrente
dell'Appennino dove tutti giuravano da anni che non c'era più niente. Poi la
prima Salmo Trutta Ferox, la trota nativa del Connemara, catturata in un
laghetto naturale del nord ovest dell'Irlanda circondato da torbiere e cavalli
selvaggi. Infine, più di tutti, la mia prima trota: torrente Agogna, apertura
del 1975. Era 25 centimetri, ma era un pesce indimenticabile, dai colori
bellissimi. Un marchio nella memoria.
Video marmorata
https://www.youtube.com/watch?v=IMr9vy-TeFo
Passiamo a domande un po’ velenose
se hai voglia di rispondere
-…Come mai apristi con Giuseppe
Boschetti (Profilo FB: https://www.facebook.com/giuseppe.boschetti?fref=ts) il sito Spinningonline ma poi lo hai lasciato
andare allo sbando?
Non mi risulta che il sito sia allo sbando. È semplicemente
tenuto da una persona, Giuseppe Boschetti, che ha tanta passione ma fa altre
cose nella vita. Anch'io ho avuto e ho molto d'altro da fare e non ho potuto
seguirlo. E poi, a dirla tutta, penso che la pesca, come l'abbiamo conosciuta
nel Novecento, sia finita. Non è più una passione popolare, chi ancora va a
pescare lo fa in riserva, cerca i pesci immessi, difficilmente sa rapportarsi
con la natura. I pescatori credo siano sempre meno.
Preferisco stare fuori, lontano, da un modo che non
riconosco più, che non sento più capace di azzerare le diseguaglianze sociali
com'era in passato. Preferisco andare a pescare, come fatto privato, come
evento nella mia storia personale. Non mi piace questo mondo fatto di permessi
ogni cento metri, pesci di plastica, no-kill in ogni angolo. Tutto comodo,
tutto facile, tutto da consumare. Per me la pesca è la vita, come la capanna di
Thoreau sul lago Walden.
-Cosa ne pensi delle riviste di pesca
dei bei tempi e di adesso? Pregi e difetti di esse? Per me vi scriveva gente
che sapeva solo di una tecnica e non puoi scrivere di spinning alla trota se
non sai cosa è un vairone cioè il cibo preferito delle trote (esempio non a
caso ma riferito ad una mia ex amicizia personale….Tal…chiamamolo “ Parrucchino
di Pavia” e credo avrai capito). Si
trattava molto molto poco di leggi, problematiche ambientali e associazionismo.
Fra gli autori vi erano molti toscani e il Serchio sembrava più famoso di tutti
i fiumi e torrenti del Nord Italia e tu sai bene come solo nelle provincie di
VB, NO, VC ci siano acque che nel centro-sud se le sognano….se poi mettiamo
proprio tutto il Nord cavati cielo….A
te il restante “veleno” se vuoi dirlo ovviamente
.
Sparare sul passato non serve. Del mondo di cui parli tu non
è rimasto nulla. Con quelle riviste ci sono cresciuto, per me, prima di
scriverci sopra, sono state belle letture: magari quello che imparavo era tutto
sbagliato, però c'era gente che scriveva bene e poi col tempo è scomparsa. Sono
arrivati i tecnici, magari più esperti, ma anche più noiosi. Comunque in
edicola, oggi, ci sono i fac-simile sbiaditi delle riviste di cui parli tu.
-A
me qualche soldino per le collaborazioni da parte dell’ Olimpia mi
arrivavano e li ho presi tutti dato che mi sono fatto sbattere fuori io qualche
mese prima del fallimento ma da più parti si dice che qualche casa editrice non
pagava anche ai tempi ….è vero? Attualmente le “potenti” riviste (che fanno
molte meno copie delle mie visite mensili al mio blog…) usano addirittura gente
vanagloriosa dei forum di pesca.
Onestamente io sono sempre stato pagato, spesso anche bene,
da tutti. Altrimenti avrei fatto altro. Il problema è che è sempre stato un
mondo un po' di vanagloriosi che invece di alzare la voce o andarsene quando
non li pagavano cercavano comunque di tenere a galla i propri interessi. Il mio
interesse, oltre a campare, è sempre stato solo quello di scrivere.
E comunque è un mondo del quale non mi interessa proprio più
nulla. Oggi scrivo storie, vado a pesca e penso che la pesca sia ancora il modo
migliore per essere felice o, almeno, per salvarsi la vita. Così come aiuta a
salvarsi la vita guardare avanti, sognare il futuro, non il passato.
Mi hai chiesto di scrivere due righe sul VCO del bel tempo
andato. Non ne ho voglia. Perché nel tempo di cui parli c'erano l'Ossola, il
lago d'Orta, il lago Maggiore, non questa sigla ridicola.
Lago Orta
Video Orta
https://www.youtube.com/watch?v=g4pR7qTYwBk
Ho abitato per un anno a Fondotoce, di fronte al monumento
partigiano dei 42 Martiri. (Credo di non
sbagliare a dire che dentro vi è o vi era il museo della pesca anche che mi
porto a vedere Giancarlo Ghiardello presidente della AP La Riva di VB Pallanza
che detengono i Diritti Esclusivi nel lago Maggiore davanti a Pallanza )
.Uscivo
di casa all'alba e dietro avevo due piccoli torrenti: sceglievo un giorno
quello a sinistra, un altro quello a destra. Tutti i giorni prendevo belle
trote. Di quei due torrenti è rimasto un rigagnolo, spesso senz'acqua. La casa
era vecchia, è stata ristrutturata. I torrenti non li ha ristrutturati nessuno.
Aggiungo però che chi ha buone gambe può inseguire ancora grandi sogni, almeno
in Ossola. È più difficile. Ma oggi vivere è più difficile, per tutti, ovunque.
Ma non per questo la vita è meno divertente.
Ringrazio Michele per la sua disponibilità e passo a
presentare attraverso copia/incolla dal suo sito i suoi libri di pesca.
La sua pagina Facebook è
Sintesi dei suoi articoli di pesca
Un ombrello per le
anguille
Un ombrello per le anguille.
Sarà forse un libro in cui piovono pesci? Non proprio. I pesci ci sono, sempre,
guizzanti e carichi di significati come le parole di chi scrive, che racconta
sì di pesca, ma anche di vita, ricordi, sensazioni, sentimenti, albe e fiumi,
nostalgie. Un racconto via l’altro, non solo per chi ne capisce di esche,
piombini e mazzacchere, ma sorprendentemente (o forse no), anche per chi tutte
queste cose non saprebbe nemmeno riconoscerle ma che in una frazione di secondo
si ritrova attaccato alla lenza della narrazione. “La pesca per me, a volte, è
quasi una religione. È quello che non sono mai riuscito a far capire a mia
madre, a mio padre, agli amici, alle donne che ho amato. Spero di riuscirci con
i miei figli. Perché? Beh, perché io ho avuto un ottimo padre, ma oggi so che
avrei voluto un padre pescatore. Qualcuno che mi segnasse le vie da percorrere,
mi dicesse come fare il nodo per legare l’amo senza farmelo studiare sui libri
con i disegni sempre poco chiari, qualcuno che si alzasse con me all’alba sapendo
che cosa stavo provando”
Il caviale del Po. Una
storia ferrarese
Lo storione del Po come Moby Dick. Il caviale come il Santo Graal.
Un viaggio interiore, nella memoria, nella storia materiale, nella leggenda: il
caviale di Ferrara è il pretesto per raccontare uno scampolo di Novecento.
C’è un filo rosso che parte dalla corte degli Estensi, dal conte palatino per
meriti gastronomici Cristoforo da Massisbugo, attraversa l’Adriatico, si lega
con gli ebrei sefarditi della diaspora, con i cacciati dalla regina Isabella di
Spagna, si intreccia con la grande cultura materiale del fiume Po, crea la rete
che cattura un pesce, lo storione, arrivato direttamente dalla preistoria, si
annoda infine con la ferrovia, per approdare sulle tavole dei signori, dei gourmet
cosmopoliti.
Dei pescatori di storioni del Grande Fiume e degli artigiani del caviale di
Ferrara, della tradizione di Benvenuta Ascoli, la Nuta, non rimane oggi quasi
più nulla: di un’intera civiltà siamo riusciti a salvare solo una ricetta. E
anche questo non è stato facile.
Un volume che racconta una sorta di back-stage narrativo che ha portato Michele
Marziani a scrivere
Lungo
il Po e
La
signora del caviale e oggi a mettere insieme, in questo
volume, i tasselli di un mosaico che si snoda tra Ferrara e il Grande Fiume.
La trota ai tempi di Zorro
È l’inverno del 1975. Stefano Baldazzi Morra ha 13 anni ed è arrivato in
Piemonte, nel piccolo paese di Gozzano, assieme alla famiglia. A segnare la
crescita di Stefano, la pesca alla trota: una passione vissuta come una sorta
di allenamento alla vita, un passatempo a cui dedicare tutto il tempo libero dallo
studio. In pochi mesi la tranquilla vita di Stefano si trasforma. Il padre, in
grave crisi personale, abbandona la famiglia per ritrovarsi alcolizzato a
condurre una vita da barbone. A scuola si respirano i profumi della rivolta,
dei moti studenteschi che esploderanno nella primavera del 1977. Romanzo di
formazione, “La trota ai tempi di Zorro “è la prima prova narrativa di Michele
Marziani. Un romanzo in cui gli anni di piombo sono visti con gli occhi di un
ragazzino, ingenui e curiosi e la pesca alla trota diventa chiave di lettura
del mondo, possibilità di conoscenza e di riscatto rispetto al cinismo della
vita
.(Sarà
mica la sua auto bibliografia per caso…)
La signora del caviale
“La signora del caviale” narra di una comunità di pescatori di storioni nel
basso corso del fiume Po vista attraverso gli occhi del giovane nipote del
capostazione del paese. Un intreccio di uomini e storia, all’ombra della
seconda guerra mondiale. A tenere le fila della vicenda la presenza, discreta e
distante, della signora del caviale. Lei, ebrea, scompare con le leggi razziali
e assieme a lei finisce per sempre l’epoca del caviale del Po.
Una storia che attraversa due dei drammi maggiori del Novecento, la guerra con
le persecuzioni razziali e il degrado ambientale causa della scomparsa degli
storioni.
Con “La signora del caviale” Michele Marziani si conferma scrittore capace di
affrontare grandi temi attraverso storie minori e utilizzando un linguaggio
leggero, quasi poetico, che non rinuncia mai ad una nota ironica.
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