1.16.2012

La Drava

La Drava sgorga nei pressi della landa di Dobbiaco in Val Pusteria. Da qui inizia il suo corso attraverso il Tirolo orientale, Carinzia, Slovenia e Croazia fino a sfociare nel Danubio.
La Drava rientra tra i più lunghi fiumi europei, il suo corso è lungo ben 720 km, di cui 102 sul territorio della Slovenia La Drava (tedesco: Drau, ungherese: Dráva, sloveno: Drava) è un affluente del Danubio, che nasce nel comune di San Candido(nelle vicinanze della sella di Dobbiaco (BZ) nelle Alpi Orientali, spartiacque tra il bacino del Mar Adriatico e di quello del Mar Nero) e scende verso est. Il suo bacino idrografico ha un'area maggiore di 11.000 km² e si estende su 5 Stati e la sua portata media alla foce è di 670 m³/s.Nell' abitato di San Candido quello che è un piccolo rigagnolo, riceve il primo affluente, il Rio Sesto, molto più ricco di acque.
Pochi chilometri a valle della sorgente, in località Prato Drava entra in territorio austriaco. La Drava attraversa poi la Slovenia, la Croazia e segna per un lungo tratto il confine tra quest'ultima e l'Ungheria, sino a sfociare nel Danubio sul confine tra Croazia e Serbia, dopo un percorso di 749 km. Questa lunghezza lo rende il maggiore fiume che "nasce" in Italia e il più lungo tra quelli che scorrono almeno parzialmente su territorio italiano la Drava è navigabile negli ultimi 90 km del suo corso. Questo importante fiume viene spesso addotto come esempio di incoerenza nel definire i nuovi confini tra Austria e Italia nel primo dopoguerra. Infatti, l'Italia aveva chiesto ed ottenuto i territori tirolesi a sud dello spartiacque alpino, mentre tutti i comuni ad est di Dobbiaco (in ted. Toblach) sarebbero dovuti, secondo questa logica, permanere sotto dominio austriaco, cosa non avvenuta nei fatti. Nel suo corso ci sono imponenti dighe ma la prima nei pressi di Rosegg è alimentata da un canale By Pass che assieme a quella che definiremo “Drava piccola” per la restante acqua non prelevata forma una specie di isola dove sorge l’ albergo Aktiv Hotel da molto meta di fungaioli e pescatori colle esche naturali (www.adrianogargantini.it). In gestione altre acque per spinning e mosca e anche carpfishing.
























1.11.2012

Foto di Alessandro Falchi

Il nostro lettore, Alessandro Falchi, ci ha inviato quelle belle foto fatte da lui a Siracusa.
Noi le pubblichiamo con piacere e vi invitiamo a visitare il suo sito a questo indirizzo :

http://www.afalchistudioblog.com/











2

1.09.2012

Rottura apicale canna fissa

Arrivate sul luogo di pesca e si è rotto l’attacco della canna fissa urtando contro qualcosa?
Niente paura, se avete dietro la serie di gommini di plastica che si usano per fermare il filo contro l’ astina del galleggiante, siete a cavallo.
Prendetene qualche centimetro di dimensione che si incastri bene 8-9 cm dopo l’ apicale (quello blu nella foto) e un altro lungo sempre quei centimetri (quello giallo). Il secondo lo infilate subito nel filo. Fate un capio ampio al filo e lo raddoppiate e poi lo infilate nella canna e lo stringete in fondo al gommino blu. Fate un po’ di spirali attorno all’ ultimo pezzo dell’ apicale e poi infilate bene il gommino giallo.







1.04.2012

Incollare bigattini, di Michele Moscati e Nicola Zurru

Pratica sicuramente più diffusa in acque interne che in mare, qualcuno l’ha definita un’arte, l’incollaggio del bigattino sicuramente può essere utile in molte delle più comuni situazioni che prevedono l’uso delle larve, o addirittura fondamentale per il buon esisto della pesca in casi particolari. Ricorrendo a metodi di pesca che prevedono l’ausilio di canne come bolognese, inglese ecc., volendo impostare l’azione di pesca sul fondo (presenza di corrente, profondità ecc. o per semplice scelta) si ha la necessita di velocizzare e concentrare la discesa dei bigattini; evitando dispersioni qua e là di larve sfuse. Esistono sicuramente altri metodi di pasturazione con bigattini rilasciati sul fondo, ma decisamente non ci consentono come la colla di gestire la pasturazione totalmente sia come quantità, scelta di tempi, altezza di pesca ecc. Consigliamo di provare la colla a chi durante alcune giornate di pesca si tormenta pensando “chissà dove sono finiti…” Per affrontare diverse condizioni riscontrabili in pesca, potete ricorrere a tre tipi di incollaggio:

- Incollaggio “classico”
- Incollaggio “pesante”
- Incollaggio “leggero”

Cosa ci può servire….

I bigattini: se pasturando con larve sfuse possono bastare anche quantitativi minori, ricorrendo all’uso della colla per qualche ora di pesca, è utile averne una buana quantità almeno 1 kg da incollare, più la scorta. Collante: esistono diversi tipi di colla sia per marca che per tipo, con caratteristiche diverse, le principali sono la gomma arabica (di colore giallastro) e la colla bianco neve. Tra le due è sicuramente migliore la prima, ma purtroppo è anche molto più difficoltosa da usare e sono diversi anche i tempi di incollaggio quindi per i neofiti o per i semplici amanti della pesca, non agonisti, consigliamo la classica “bianca” che da ottimi risultati anche durante i primi tentativi ed è più facile da utilizzare. La gomma arabica è più collante rispetto all’altra, nella scelta valutate anche il tipo di contenitore, è utile ricordare che và tenuta in luoghi asciutti, se per sbaglio dovesse entrarci umidità o peggio acqua, potremo rischiare di dover buttare tutto.
Setaccio: per avere un buon incollaggio delle larve, queste devono essere più pulite possibile e prive di segatura ecc., le soluzioni possono essere due, o si chiede al negoziante di fiducia (anche se qualche furbetto con la scusa del mantenere “asciutti” i bigattini abbonda con quantità di segatura ecc.…. quello non può essere il nostro negoziante di fiducia… è preferibile andare dal falegname a comprare segatura, voi fatevi dare bigattini!!!!) o bisognerà rimuovere tutto con l’aiuto di un setaccio, procedimento che comunque comporta una perdita di tempo. Può andar bene un setaccio metallico a maglia da 2-2,5 mm, uguale a quelli per disgregare i grumi delle pasture (attenzione al materiale però i bigattini rilasciano una sostanza particolare che rovina reti metalliche e elastici delle fionde). Ora come ora esistono in commercio appositi setacci all’interno dei quali è anche possibile incollare i bigattini una volta puliti, sono in plastica con rete in plastica, una rada per la setacciatura, una un po più fitta per l’incollaggio.



Recipiente per l’incollaggio:
è necessario avere una bacinella o vaschetta ampia che ci consenta di distribuire correttamente colla e umidificazione anche su abbondanti quantità di bigattini; la scelta del materiale può variare anche a seconda della stagione, considerato che nella stagione calda i bigattini sudano molto e si potrebbe avere un eccesso di umidificazione naturale, in alcuni casi sarebbe da preferire il legno come materiale (mantiene stabile la temperatura al suo interno ed è un materiale assorbente) in tutti gli altri casi va bene un recipiente plastico; altri invece utilizzano recipienti con fondo realizzato con zanzariera per far respirare anche i bigattini sul fondo. L’ideale sarebbe farsi il telaio in casa semplicemente aprendo il fondo di una bacinella e attaccandoci con del nastro una rete plastificata molto fina al posto di questo.
Vaporizzatore o spruzzino: questo strumento per molti non è indispensabile, perché per l’umidificazione dei bigattini si bagnano le mani e mescolano il tutto, ma credo proprio che avere un piccolo spruzzino a portata di mano consenta di distribuire meglio l’umidificazione su tutti i bigattini, e controllarne l’eccesso che è la maggiore causa di incollaggi mal riusciti. Si può anche utilizzare il guadino bagnandolo e spolverando sopra le larve, ma è consigliabile farlo solo se c’è molto sole e quindi saremo sicuri che l’eventuale acqua in eccesso asciughi immediatamente, e mi raccomando, se vedete che l’incollaggio a causa della troppa acqua non prende in tempi ristretti, non fate l’errore di aggiungere nuova colla, è la cosa più sbagliata da fare, l’attesa è la miglior cosa, poi col tempo imparerete.

L’incollaggio “classico".
Questo tipo di incollaggio è utile in condizioni di acque medio-lente con profondità non eccessive. Come abbiamo accennato per avere un ottimo incollaggio si tiene conto di molti aspetti, tra cui i principali che sono l’umidificazione e il quantitativo di colla da impiegare, a seconda di questo rapporto possiamo avere un rilascio più o meno veloce delle larve sia sul fondo che in discesa. Considerato che ogni pescatore credo che abbia il suo metodo personale in base all’esperienza, cerchiamo di vederne uno che possa permettere di limitare il numero degli errori, con i vari passaggi.



1) verifica dello stato dei bigattini – prima di versare i bigattini nel nostro recipiente come abbiamo visto in precedenza dobbiamo verificare che siano puliti, se non lo sono si versano prima nel setaccio e procediamo a ripulirli per bene da segatura, residui di nutrimento ed altro. È importante per realizzare un incollaggio ben fatto. Meglio ancora recatevi in quei negozi in cui i bigattini li vendono puliti, ce ne sono parecchi.
2) verifica dello stato di umidificazione naturale - una volta puliti e versati nel nostro recipiente, testiamo lo stato di sudorazione naturale del bigattino (solitamente se li abbiamo mantenuti all’interno di una sacca in stoffa saranno asciutti o quasi, viceversa in un recipiente plastico potrebbero essere umidi) questa varia molto anche in relazione ai periodi dell’anno e all’umidità presente nell’aria, particolare attenzione và prestata nelle ore calde dei mesi estivi o nelle nottate umide, perché potrebbe aumentare l’umidificazione naturale anche dopo l’incollaggio. Per fare questo basta mettere il palmo della mano sopra le larve quando sono nel recipiente, la sensazione di secchezza o umidità è immediata (i bigattini umidi o trasudanti puzzano anche di più).



3) umidificazione artificiale – una volta valutato il grado di umidificazione naturale dobbiamo valutare, se necessaria, l’aggiunta di umidificazione artificiale (è bene ricordarsi che in molti casi il quantitativo di acqua necessaria è modestissimo con il vaporizzatore per 1 kg. di bigattini basta qualche spruzzata) in caso è preferibile aggiungerne in seguito, perché se eccediamo rischiamo di compromettere la possibilità di incollaggio. Adesso dobbiamo rendere uniforme l’umidificazione, c’è chi lo fa con le mani, c’è invece chi come me fa saltare il tutto più volte dal recipiente, la colla che si appiccica sulle mani è fastidiosissima ve lo assicuro. Se ci accorgiamo di aver esagerato con l’umidificazione, prima di cospargere la colla, possiamo provare a rimettere i bigattini in una sacca pulita e ascitta, asciugate la bacinella e si rincomincia da capo.
4) l’aggiunta della colla – questa forse è la parte più critica per chi inizia, c’è chi si regola a tappi, chi a cucchiai, chi a cucchiaini ed altri con l’erogatore forato sul tappo. Il quantitativo da cospargere sulle larve, dipende dal tipo di colla scelta e dall’umidificazione, la gomma arabica ad esempio è più collante quindi necessita di minori quantitativi. Considerato che queste due righe sono per chi vuole iniziare, ci sentiamo di consigliare la colla bianco-neve, anche se bisogna aumentare la dose di un bel po’. Questa sicuramente, rispetto all’altra più collante, consente di ridurre il numero di errori, riuscendo a valutare meglio i primi rapporti umidificazione/quantità colla, ed evitare problemi per eccesso di collante. Io mi regolo con l’erogatore, ma credo che come riferimento si possano prendere 2/3 cucchiai da cucina per kg di bigattini. Il vantaggio della gomma arabica è invece che risulta meno appiccicosa alle mani ad incollaggio ultimato, se abbiamo commesso qualche errore. Una volta cosparsi per bene i bigattini, si rigira nuovamente il tutto per rendere uniforme anche la distribuzione della colla.





5) attesa per la presa del collante
– se avete fatto tutto bene, dopo qualche minuto vedrete le larve incominciare a rallentare fino a fermarsi, se dopo una decina di minuti vedete che il collante non ha fatto presa (o restano ancora molti bigattini liberi) può dipendere o da un eccesso di umidificazione, o da una carenza di umidificazione, in questo secondo caso possiamo dare qualche altra spruzzata senza esagerare (un eccesso spropositato di acqua sui bigattini a inizio o già parzialmente incollati può costringerci a dover buttare tutto!!!) e si rigira.
6) utilizzo – dovremo essere riusciti a realizzare la nostra “torta” di bigattini, adesso possiamo staccare le nostre palle o palline pronte per essere usate per pasturare, se queste risultassero un po’ appiccicose nella mano, possono essere utilizzate comunque con qualche accorgimento (vi “sporcate” le mani con sabbia fine o borotalco o addirittura con la colla come si fa con la farina in casa, è sempre bene avere una bacinella d’acqua e uno straccio con se, la colla sulle mani è fastidiosiisima e compromette anche le normali operazioni di pesca).
È importante seguire questi passaggi per evitare di mettere la colla prima di umidificare, altrimenti questa con il movimento dei bigattini và a depositarsi sul fondo del recipiente con il risultato che avremo i bigattini che si andranno ad incollare alle pareti ed al fondo del contenitore.

Incollaggio “pesante”

Quando per motivi legati alla presenza di molto fondo, alla nostra scelta di velocizzare la discesa della pastura o per motivi legati alla presenza di corrente che possa far cambiare traiettoria in discesa alle nostre palle, si può appesantire il tutto ricorrendo all’uso di ghiaino di piccola pezzatura lavato, o quarzite o ghiaietta specifica per acquari ecc. Ricordarsi sempre che questi devono essere puliti da polverine e residui vari. Esistono diversi metodi di incollaggio dei bigattini insieme ai “pesi”, come al solito c’è chi incolla prima il ghiaino e dopo aggiunge i bigattini, chi fa due incollaggi separati e poi mischia ecc. Noi per restare legati alle fasi che abbiamo visto nell’incollaggio “classico” durante l’attesa per la presa del collante (aumentando in precedenza il quantitativo di colla), quando le larve incominciano a rallentare come movimento inseriamo la nostra ghiaia (la scelta del quantitativo è in base al grado di pesantezza che vogliamo raggiungere, per iniziare tenetevi su una percentuale dal 20 al 40% in proporzione al quantitativo di bigattini). Attenzione a non farlo prima altrimenti con le larve ancora belle in movimento la ghiaia andrà a depositarsi sul fondo e non si distribuirà uniformemente.





Incollaggio leggero…
Quando si decide di pasturare con l’ausilio della fionda per basso fondo o pesca superfice/mezzo fondo, la distanza che si può raggiungere anche con la fionda “havy” ad elastico grosso è di circa 20-25 mt con vento a favore. Per guadagnare qualche metro o per ridurre l’apertura delle larve fiondate limitando l’area di pasturata, possiamo realizzare un incollaggio leggero, sfruttando l’umidificazione naturale dei bigattini e cospargendoli di colla; se la sudorazione della larva non è sufficiente si dà solo una leggerissima spruzzatina. Questa operazione ha comunque bisogno di una buona dose di pratica in quanto le prime volte i bigattini rimarranno per lo più all’interno della fionda, col tempo si impara.



Questi tipi di incollaggi potrebbero tornarvi utili nelle più comuni circostanze di pesca, è bene ricordarsi che le prime prove è meglio farle con una piccola quantità di bigattini, altrimenti se fate errori rischiate di dover buttare via tutto!!!! Per avere incollaggi perfetti possono volerci molte prove e forse anni di esperienza, ma il pescatore è caparbio.

12.27.2011

Lucci dei laghi

Luccio del lago di Mergozzo(VB)




Chi va a lucci non ci va di certo per prendere roba da 2-3 kg, anche se poi alla fin fine un luccio di tali dimensioni è sempre meglio di nulla… Quindi quali luoghi sono ideali per tentare la cattura di grossi lucci se non i laghi ??? In Italia ne abbiamo a migliaia fra piccoli, medi, grossi e semplici stagni di qualche ettaro o più. Non tutti hanno soldi e tempo per andare a cercarli in Irlanda, Olanda, Svezia, Romania ecc ecc e se all’ estero, forse, ne prenderemo di più, in quanto a dimensioni anche nel nostro paese non scherziamo. La cattura più grossa avvenuta in Italia pare sia stata quella di un esocide di 27 Kg nel Po, ma la foto fece un po’ discutere in quanto fatta con Polaroid istantanea , di pessima qualità ed inviata all’allora articolista di spinning Roberto Cazzola. Anche ultimamente sono usciti grossi pesci oltre i 10 kg con catture oltre i 15 nel Lago di Como e nel Maggiore E lasciamo stare quelle non note e per lo più fatte da professionisti colle reti…



I lucci presenti in Italia sono di 2 specie; una alloctona proveniente dai paesi dell’ Est e una autoctona.
Si riproduce fra febbraio e fine aprile (a seconda delle zone) deponendo uova in più volte e in più giorni: esse sono delle dimensioni di circa 2.5 mm e si schiudono in circa 10-15 gg e gli avannotti sono lunghi 1 cm o poco meno. A 4-5 cm sono già carnivori a tutti gli effetti e una delle difficoltà maggiori dell’ allevamento è il cannibalismo che si registra. Quando insidiarlo? Di certo il periodo migliore è l’ autunno inoltrato quando il predatore deve prepararsi alla dieta dei rigori invernali visto che le prede diminuiranno molto di numero; in inverno si alternano giornate buone a periodi infruttiferi dal punto di vista delle catture. Nelle acque con poca profondità quando il sole scalda un pochino qualche piccolo pesce fa la sua timida comparsa ed ecco che anche Mister Esox si materializza per alimentarsi. Nei periodi caldi esso è ben presente ma anche ben sazio ed è difficile ma non impossibile catturarlo. Comunque il luccio è un pesce a sangue freddo e pertanto la sua biologia o, diciamo, i suoi ritmi biologici risentono di questo e specie l’innalzamento o abbassamento della temperatura e di questo, più che della stagione, dobbiamo tener conto.

Dove? Da riva senz’altro vicino ad ostacoli o erbe sommerse ove esso è nascosto ad attendere i pesci pasto. In barca con l’ecoscandaglio bisogna cercare queste posizioni. Una delle probabilità migliori di trovarlo è nelle vicinanze delle legnaie per persici reali. Comunque in ogni stagione bisognerebbe agire ove stazionano i branchi di pesce che mangia e questo include anche agire a grosse profondità, cioè anche a 15-20 metri. Un grosso luccio mangia di tutto e quindi anche persici reali ed agoni ad esempio o, ove coesistano, le trote.



Quali tecniche? Le principali sono 4 di cui solo 3 applicate in maniera costante nel nostro paese. L’ultima consiste nel presentare il pesce esca morto a fondo ed è tipica di altri paesi ma poco praticata in Italia.
Pesca col vivo: Si tratta di mettere un pesce vivo in acqua nei seguenti metodi:
a) A fondo semplice tenuto fermo in posizione dal piombo e spostato ogni tanto.
b) Tenuto all’ altezza desiderata da un grosso galleggiante
c) Tenuto vicino al fondo usando la “Giostra” che prevede un grosso galleggiante sferico dentro cui passa il filo ove prima avremo inserito uno stopper. Un altro galleggiante più piccolo a 1/1.5 m. dall’ attrezzo speciale detto appunto giostra. Un metro o più di finale di minor sezione della madre e piombo terminale. Il finale “fine” serve in caso di incaglio.

Pesca col Mort Manieè: E’ senza ombra di dubbio la più redditizia se applicata bene. Un pesce morto infilato in una speciale montatura detta Drachkovich (dal nome del suo inventore) con piombo in testa. L’ esca deve essere fatta saltellare di 10-30 cm sul fondo ad intervalli di qualche secondo con il filo ben in tensione. La canna deve essere sensibile in modo da avvertire i saltelli. I pesci esca dovrebbero essere pesci locali uccisi sul momento o poco prima; Roba decongelata si sfalda dopo qualche lancio.

Pesca a spinning: è’ senz’altro la più praticata ma agendo verso il luccio porta sovente il neofita a sbagli specie nei laghi. Il luccio non insegue l’esca per molto spazio ma si limita a veloci scatti della lunghezza di 1/1.5 m. e quindi è essenziale fare arrivare gli artificiali a portata di muso. Questo vuole dire che lanci a casaccio nella vastità lacuale sono solo perdite di tempo e che bisogna agire nelle zone descritte sopra. Quindi è anche essenziale saper scegliere l’ artificiale giusto che lavori all’altezza desiderata; se un leggero rotante o un minnow galleggiante sono adatti nei pressi di cannetti, non lo sono se agiamo su grossi fondali ove, grossi siliconici innescati su teste piombate od al limite Cranck Bait che raggiungano grosse profondità, sono più indicati. L’ ondulante colla sua versalità è molte volte il classico “asso nella manica”.
Sono della convinzione che il luccio attacchi tutto ciò che si muova se ha fame o è un po’ irritato ma comunque un di più è avere minnows colorati secondo i pesci che stazionano nel bacino in cui agiamo. L’ ex “collega” Giorgio Montagna ha più volte scritto che si fa fare minnows color agone quando pesca nel Mergozzo e nel Verbano e mi sembra un ottimo consiglio visto che l’ agone è molto presente in quei laghi.



In qualsiasi tecnica bisogna ricordarsi di alcune essenziali:
a) Finale sempre in acciaio per evitare tagli del filo perdendo il pesce e lasciandolo libero con una ancoretta e/o artificiale che gli procurerebbero problemi

b) Canne, mulinelli e fili in ottimo stato di conservazione in quanto i pesci possono e si spera siano grossi.
c) Non lesinare sulle dimensioni degli attrezzi e dei fili ..vedere punto a
d) Maneggiare il pesce con molta cautela nei pressi della bocca in quanto i suoi affiliati denti procurano ferite dolorose.
e) Per grosse prede guadino capiente o raffio oppure l’ apposita pinza a disposizione.
f) In barca non uscire ,se non espertissimi, con tempo cattivo visto che nei grandi laghi il vento causa moti ondosi quasi marini.
g) “pinze da luccio apri-bocca” e dalle comuni pinze per slamatura. Le pinze da luccio sono utili per tenere aperta la bocca del pesce, che in questo modo può velocemente essere slamato e liberato se non lo si vuole gustare a tavola.
h) La Pazienza!!!

12.20.2011

Centrale di Veveri

Vi è una porzione di circa 200 mq nel novarese in cui si mescolano acque “importanti” per il Piemonte; qui l’acqua passa sopra l’ acqua e il pescatore non sa ove immergere la lenza.

Il Canale Cavour è un canale costruito fra il 1863 e il 1866 a “picco e pala”.
Il suo inizio è a Chivasso (TO) e termina nel comune di Galliate (NO) dopo 85 km. La sua porta massima è di 200metri cubi secondo, che diminuisce gradualmente.
Fra Saluggia e Crescentino riceve il corto ,ma di grossa portata, canale Farini che deriva dalla Dora Baltea. Nel luogo in oggetto la profondità è sui 3 metri. Acqua colore dei fiumi da cui deriva, quindi varia seconda dei momenti.

Il canale Regina Elena è un canale di cemento che origina dal Ticino nei pressi della diga di Porto della Torre, non molto dopo che il fiume è uscito dal lago Maggiore detto anche Verbano.
Costruito fra il 1938 e 1954 è lungo 25 Km con una portata iniziale di 70 mcs e finale di 45 a Novara, frazione Veveri, ove si immette nel Cavour.
Il canale è pescabile solo a monte e leggermente a valle delle centraline idroelettriche. Acqua pulita, quasi trasparente.



Il canale Quintino Sella esce dal canale Cavour appena dopo che vi è entrato il Regina Elena, ma in sponda opposta e la portata è quasi la stessa dell’ Elena. Termina, come nome, a Cilavegna (PV) ove si divide nei diramatori Mortara e Pavia.
La buca ha profondità varie e il corso è sui 3 metri con corrente sostenuta.

Il canalino di Veveri esce dal Regina Elena appena prima che questo finisca, sovrapassa il Cavour con 3 grossi tubi e va a servire industrie di Novara. Poca portata, di cemento, acqua bassa ma con fondo “naturale”. 70-80 cm massimo di fondo e acqua trasparente.




Il torrente Terdoppio ha una portata media di 3.7 mcs e passa sopra al canale Cavour. Essendo alimentato da parecchie risorgive dopo la sua nascita nelle colline novaresi, era considerato acqua pregiata fino pochi km a monte del luogo in oggetto. Acqua più che discreta se non vi è qualche inquinamento.



Siamo in comune di Novara a neppure 500 metri dalla frazione Veveri, arrivando dalla SS che arriva dal lago Maggiore. Il Cavour riceve, a monte della SS, in sponda sinistra il R. Elena che esce dall’ ultima centralina posta sul suo percorso. Appena dopo la SS prende vita il Q. Sella sulla destra del Cavour passando prima entro una grossa centrale e formando dietro la stessa una grossa buca. Voltando lo sguardo verso il sinistra e perciò verso il Cavour, si vedranno i 3 tubi che passano sopra il canale e davanti gli stessi che emettono acqua e danno vita al canalino. Percorsi 100 metri circa si incontrerà il Terdoppio caratterizzato da un ponte stretto di cemento che porta sulla altra riva e il Cavour che gli passa sotto e sbuca dall'altra parte.



Tenete ben presente che i canali, eccetto il canalino, sono soggetti ad asciutte parziali o totali nel periodo autunnale/invernale per cui è bene sempre informarsi in qualche maniera.

C'è da considerare in che critica situazione ittica ci troviamo e quindi facciamo le debite proporzioni, ma vi possiamo assicurare che in quelle acque una volta si potevano trovare, fino a 15-20 anni fa, tutte le specie derivanti dai corsi d’ acqua naturale da cui derivavano e non elemosinate colla fantasia.
Comunque barbi e cavedani sono le specie più comuni nei canali assieme ad ondate di gardon (a seconda delle annate) e un po’ di trote a seconda delle immissioni, oltre ancora a qualcuna di discesa.
Il R. Elena ha portato sempre persici reali e negli ultimi anni anche Lucioperca. Qualche tinca e carpa è presente sia nei canali sia nel Terdoppio; stessa cosa dei lucci. Anzi il Terdoppio è rinomato per questi ultimi anche se non di taglia notevole.
Non presenti, per fortuna, siluri e breme.

Le tecniche dunque sono la passata, il tocco nel canalino e nell’ Elena, il ledgering e la pesca a spinning.

Il Terdoppio è pescabile colla sola licenza governativa mentre le altre acque nel 2011 erano in concessione alla FIPSAS NO/CAGeP ed in internet si può andare a vedere permessi e regolamentazione nel sito della FIPSAS Novara o in www.apd.no.it

12.15.2011

Roberto Ripamonti



Siamo questa volta ad intervistare Roberto Ripamonti nato a Torino nel 1960, ex pilota militare ed attualmente pilota Alitalia.
E’ uno dei padri del carpfishing italiano e senz’altro uno dei più noti pescatori/giornalisti italiani, autore di numerosissimi libri e video di pesca alla carpa, ma non solo, e autore di centinaia di articoli.

Roberto, quale è stata la tua carriera in Olimpia?

Da semplice autore delle pagine verdi (carta riciclata), passando per la rubrica “Tournament e Surf” sin dal primo numero di Pescare Mare (1988), quindi Pescare dal 1992 ininterrottamente fino al 2010 e quindi, come ideatore e direttore “de facto” di Pescare carpfishing, dal 1994 fino a quando ne decisi la chiusura.
In Olimpia ho fatto l’autore, il consulente del Presidente Cacciapuoti (Renato) e ho diretto con “carta bianca” Pescare carpfishing. Ho quindi costruito la pesca in video partendo da un vhs sul carpfihsing e quindi, La grande collana della pesca in dvd. In ambito video ho praticamente parlato di tutte le tecniche di pesca!
Per Olimpia ho scritto 6 libri e curato e coordinato la Serie “Come Pescare”.
Purtroppo ho dovuto lasciare quando il credito che vantavo e che non veniva onorato ha ampiamente superato i limiti della decenza, raggiungendo cifre molto elevate.


Perché è fallita l’Olimpia? Nella crisi generalizzata qualche testata rimane; L’ Olimpia non poteva rimanere in piedi anche Lei seppur ridimensionandosi?

L’Olimpia è fallita perché non è mai stata capace di rinnovarsi e fare delle scelte. Ha avuto mediocri dirigenti che non hanno capito cosa fare e si sono affidati a personaggi ancora più mediocri che hanno portato alla morte de “Il Pescatore.”
Olimpia è stata per anni una famiglia in cui si spendeva più di quanto entrasse e nella quale, idee strampalate (una web tv totalmente basata sul nulla ad esempio), causavano esborsi di denaro senza risultato alcuno.
Personalmente conservo le mille lettere di allarme che mandavo (senza risposta), i progetti che venivano boicottati senza motivo. Le idee che venivano respinte. Poi alla fine , mi sono reso conto che stavano giocando con il fondoschiena di tante persone e stavano andando verso un burrone. Ho le lettere mandate dall’AD, che mi ringraziavano per l’apporto dato dichiarando che si stava imboccando la strada giusta ma intanto, non venivano pagati gli articoli da circa 3 anni e non venivano onorati contratti che prevedevano i pagamenti ogni 4 mesi. Alla fine, d’accordo con tutti i collaboratori di Pescare Carpfishing, abbiamo deciso di fermarci.




Già prima della grande crisi le riviste erano spesso criticate… secondo te perché?

Troppe riviste, troppi autori improvvisati, troppe cose in contraddizione tra di loro. Ma va anche detto che il pescatore italiano spesso le riviste le guarda ma non le legge; è facile alla critica distruttiva ma, raramente a quella propositiva. In linea di massima direi comunque; troppe riviste spesso fatte con i piedi.

In FaceBook e in internet vedo un sacco di ragazzetti con in mano carpe gigantesche… peccato che siano quasi tutte prese in qualche laghetto. Non credo che questo sia lo spirito di quando hai iniziato tu…..

Quando io ho iniziato i laghetti non contenevano carpe giganti e si andava in acqua libera. Nel 1988 l’Italia era un paradiso del carpfishing; eravamo pochissimi, pescavamo male tecnicamente ma avevamo molte acque e molte carpe. Ora siamo lontani anni luce e io non avrei mai pensato di vedere il carpfishing italiano arrivare così in alto ed essere così condiviso. Quanto alle carpe giganti su FB; questo accade analogamente in tutta Europa per cui non mi stupisco e lo considero naturale.



Quali sono i tuoi record di pesci di AI presi in acque libere?

Diverse carpe attorno ai 25 kg. Ma dei record non mi importa nulla anche perché pesco per stare bene e non per fare record di alcun tipo.

Passiamo alla scottante questione del siluro. Quello che mi stranì , nonostante a verità non ho seguito tutti i tuoi passi, erano le tue posizioni a favore del GSI. Ognuno ha la propria sensibilità e io ancor prima di te (scusa se mi prendo il merito) scrissi in un articolo sui problemi delle acque (PESCARE inizi anni 2000) che il siluro non era un cancro ma che cmq era una verruca e cioè un male. Credo che ben saprai che nelle consulte di pesca vi sono gli ittiologi cioè i medici delle acque…. ERA ed E’ inverosimile che questi non contrastassero gli alloctoni compreso il siluro e che il GSI (che sono 4 gatti…) l’avessero vinta; Anche perché all’ epoca manco sapevano che vi erano le leggi di pesca.. Sono perciò rimasto allibito da alcune tue dichiarazioni a favore del GSI (non del siluro)…. Mi spieghi?

Le cose che dico vanno ascoltate attentamente e senza trarre conclusioni affrettate. Io sono favorevole a quelle associazioni (tra cui GSI) che si battono, mettendoci la faccia.
GSI è stato un rullo compressore e la sua difesa è un atto dovuto. Adesso, al suo interno ci sono frange di ultra conservatori che forse esagerano e questo mi piace meno. Che poi siano 4 gatti o 5 topi a me non interessa mi interessa il tipo di messaggio che cercano di dare e a loro garantisco libertà di parola (sulla mia testata) e piena presa di responsabilità.




Sono rimasto stupito che si sbandierassero 300 ungheresi (non nego che ve ne fossero ma 300 mi sembrava esagerato) e che le forze dell’ ordine non fossero mai intervenute dietro a denuncie. Ma le han fatte stè denuncie? Sai bene che una indagine deve essere fatta dietro una denuncia se no si rischia omissione di ufficio.
Cosa mi dici in proposito? Non vi sarà qualche giro di vil denaro anche li’?

Non ne ho idea. Se GSI dichiara di aver fatto denunce non ho ragione per dubitarne. GSI è un aspetto della pesca sportiva italiana, io cerco di studiare il fenomeno nella sua totalità e non dal punto di vista di una piccola parte.

Con la domanda precedente volevo entrare nel discorso delle leggi di pesca? Non trovi assurdo che via una LR Italiana del 1931, via siano leggi regionali e specie al Nord le disposizioni siano provinciali con decine di tesserini segnacatture provinciali e FIPSAS che servono a nulla e costringono chi viaggia per pesca a sapere 3000 disposizioni magari per lo stesso pesce? Tieni presente inoltre che abbiamo una miriade di Diritti Esclusivi di Pesca (che sono solo espropriabili) specie in Piemonte e Lombardia (Ma anche il lago di Nemi ad esempio) che vanno ad ingarbugliare le cose oltre ad intaccare il portafoglio se mal gestite.

Ho personalmente scritto un progetto di legge insieme a Gianluca Milillo qualche anno fa che sarebbe stato molto funzionale ma, non siamo riusciti a portarlo avanti. E’ chiaro che la situazione attuale è paradossale e va cambiata ma, con il federalismo demaniale andremo anche peggio



Cosa mi dici della FIPSAS e di tutte le miriade di sigle di 3 gatti che stanno nascendo e che qualche volta litigano fra di loro anche?

Io opero con la FIPSAS all’interno dell’Agenzia di Comunicazione e come esponente (unico tra i pescatori ricreativi) nel progetto UE, “Shark Like”. La federazione è del CONI e deve assoggettarsi a certe regole del CONI ma, sta facendo passi da gigante per soddisfare le esigenze dei non agonisti. Diamo tempo al tempo e questa gestione Matteoli /Gigli / Natucci /Nolli etc. darà i suoi frutti. Poi vedo associazioni di massa come CFI, Spinning Club e poche altre (legering, Esox) che sono ultra specialistiche che soddisfano quelle nicchie che necessariamente, la FIPSAS, non può soddisfare pienamente. Tutte dovrebbero collaborare con la federazione e viceversa. Questo è il mio sogno. Che poi in Italia ognuno voglia fare il presidente della propria associazione non è solo nella pesca ed è questa la ragione di “associazioni” con 12 iscritti che reclamano credibilità e peso a livello nazionale.

Noi di Pesca&Pesca ti ringraziamo per la disponibilità e ti auguriamo “Peter Heil” e buona vita a te, famiglia e al mio grande amore/odio Johnny Paolicchi

Pescare nei laghi di Bertignano e Masserano (entrambi nella provincia di Biella)

Dal PDF (stranamente scaricabile) della provincia “” In provincia di Biella le acque gravate da vincoli particolari sono: ...