Eccoci con il Dr. Cesare Puzzi, veterinario ittiologo presso GRAIA s.r.l (www.graia.eu), una delle maggiori società italiane ad occuparsi di ecologia acquatica, acquacoltura, ingegneria ambientale e ittiologia.
Siamo qui per parlare del progetto di contenimento del Siluro nel Lago di Varese e di tutto il piano di recupero messo in piedi per queste acque.
Dr. Puzzi, prima di tutto la ringrazio per la sua disponibilità nel rispondere a queste mie domande e vorrei subito chiederle da dove nasce questo progetto e attraverso quali collaborazioni lo porterete avanti.
Grazie a Lei per la divulgazione che potrà dare al progetto, che come ogni altro progetto di questo genere può dare risultati a lungo termine soprattutto per le attività di sensibilizzazione e divulgazione. Il progetto nasce dall’evidenza dell’espansione di specie ittiche esotiche nelle nostre acque e dall’esigenza di tutelare la fauna autoctona e la biodiversità, con particolare attenzione alle aree protette. E’ una iniziativa della Provincia di Varese, Servizio Pesca, che è il capofila di progetto e che agisce in partenariato con il Parco Lombardo della Valle del Ticino. Prevede la collaborazione della Cooperativa Pescatori del Lago di Varese, dell’incubatoio ittico del Tinella, della FIPSAS di Pavia. Siamo poi coinvolti noi di GRAIA per la supervisione scientifica e la consulenza tecnica e la Fondazione Cariplo che cofinanzia il progetto.
L’area di intervento è data da ambienti compresi in Zone di Protezione Speciale (ZPS), Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Riserve Naturali, poiché l’obiettivo principale è la tutela della biodiversità. Si andrà ad operare sul Lago di Varese (ZPS), Lago di Comabbio (SIC), Palude Brabbia (Riserva Naturale), Fiume Ticino (ZPS e vari SIC).
Il dato di partenza, data la progressiva espansione del siluro, è anche la dimostrata pericolosità delle specie aliene, animali o vegetali, per gli ecosistemi. In ambito acquatico il siluro è particolarmente invasivo, come dimostrato dai lunghi studi effettuati sul Ticino dal Parco Lombardo nel corso di due progetti Life Natura: uno relativo alla conservazione della Trota marmorata e del Pigo, l’altro relativo allo Storione cobice. In entrambi i progetti il siluro del Ticino è stato ampiamente studiato, nei suoi vari aspetti di autoecologia e di rapporti interspecifici, ed è stato messo a punto un protocollo di contenimento.
Se le è possibile può spiegarci quali sono i passaggi di questo piano? Immagino che siate partiti dallo studio dell'impatto delle specie aliene sull'ecosistema, qual è il passo successivo?
Il progetto prevede la creazione di un network per il controllo del siluro nelle aree di progetto in favore della biodiversità. Quindi in primo luogo una condivisione delle conoscenze raccolte e una scelta di lavorare insieme per l’obiettivo comune di fronteggiare le specie aliene. Il loro impatto è ampiamente documentato da tantissimi studi e ricerche e dai maggiori Enti di gestione e di ricerca vengono suggerimenti e sollecitazioni a contrastare tali specie. Quindi, accertato che l’obiettivo generale va nella direzione giusta, sono state individuate azioni specifiche di contrasto, con la consapevolezza che non sarà possibile eradicare le specie aliene, ma che si potrà contrastare la diffusione di quelle più invasive e favorire le specie autoctone. Gli Enti potranno disporre di indicazioni e di protocolli gestionali di contrasto delle specie aliene che ottimizzino gli sforzi e massimizzino i risultati.
Sulla stampa si è dato molto risalto al Siluro, ma non è l'unica specie alloctona e invasiva prensente nelle acque del lago. Quali sono le altre? E quali i danni che portano alla bio-diversità tipica di questo ambiente?
Le altre specie ittiche aliene sono numerose, con diversi gradi di invasività e di pericolosità. Nel Lago di Varese e di Comabbio le più diffuse sono il carassio, il pesce gatto, il gardon, il lucioperca e il persico sole , considerando la carpa para-autoctona. Nel Ticino ci sono anche l’aspio, l’abramide, la pseudorasbora, il rodeo amaro, il cobite di stagno orientale. Ognuna di esse può causare un danno alla biodiversità locale, in vari modi: predazione diretta, competizione alimentare, competizione per i rifugi, ibridazione. Ad esempio il gardon, nell’ambito del progetto life su marmorata e pigo, è stato dimostrato che si incrocia con il pigo, ma anche con il triotto, dando luogo a prole fertile. Ciò comporta un rimescolamento fra tre specie anticamente separatesi, che può portare alla perdita di due patrimoni genetici, del pigo e del triotto.
Quali saranno le attività che fungeranno da contrasto diretto alla diffusione di queste specie? Avete previsto pesche selettive?
Sì, la pesca selettiva negli ambienti di progetto sarà effettuata intensamente. Saranno catturati i siluri (e gli altri esotici indesiderati, che le normative regionali lombarda e piemontese impongono di sopprimere) con reti a grande maglia nei laghi, con elettropesca sulle rive in periodo di frega, con elettropesca in fiume sui rifugi e sulle freghe. Laddove manchino informazioni ecologiche sul siluro o su altre specie, come nel Lago di Varese, le pescate produrranno molto materiale biologico sul quale studiare. Vogliamo sapere che cosa mangiano, quando si riproducono, dove depongono le uova, quante ne depongono, quanto crescono in lunghezza e in peso, che comportamenti assumono. Conoscere bene questi aspetti permetterà di combattere meglio i pesci indesiderati.
Una delle peculiarità di questo ambizioso progetto è quella di tentare la strada della reintroduzione di specie autoctone che fungano da naturali competitori e vadano ad occupare nicchie ecologiche ora occupate da pesci alloctoni. Quali saranno le specie di cui tenterete la reintroduzione?
Più che una reintroduzione si tratta di ripopolamento, poiché le nostre specie-bersaglio sono rarefatte o in declino, ma ancora ci sono. Si andranno a seminare molti lucci, una specie che soffre moltissimo la competizione del siluro. Consideri che la campagna di semina del luccio è in corso in questi giorni e che l’incubatoio del Tinella ne ha prodotti circa 300.000, e l’incubatoio del Parco Ticino, localizzato presso il Centro Parco della Fagiana a Magenta ne ha prodotti altri 200.000.
Le semine vengono fatte in modo molto capillare, distribuendo poche unità alla volta nei canneti per ottimizzarne la resa. Nel Lago di Varese viene inoltre seminata l’alborella e la trota lacustre. Nel Ticino vengono poi seminati giovani di trota marmorata, di pigo, di storione cobice.
Avete previsto anche attività formative e di informazione rivolte a quanti si interessano a questi temi? Penso in particolare ai pescatori dilettanti che vivono il lago da vicino.
Sì, sono previsti momenti di divulgazione e di sensibilizzazione. Sarà a breve pubblicato anche sul web il progetto con il suo avanzamento dei lavori. Il progetto ha durata triennale e periodicamente ci saranno aggiornamenti. I pescatori dilettanti che vivono il lago da vicino possono partecipare al progetto contattando la provincia, il parco o noi in qualsiasi momento.
L'argomento alloctonia è molto dibattuto anche tra i pescatori sportivi. C'è chi in loro vede una delle principali cause del declino di molti ambienti, altri invece sostengono che la loro diffusione è una conseguenza del calo drastico di altre specie, dovuto principalemente ad inquinamenti chimico-batteriologici e dalla sistematica distruzione e antropizzazione degli ecosistemi acquatici. Lei che è così vicino a questi temi e che ha a disposizione dati scientifici, quale idea si è fatto?
Personalmente sono convinto che il declino di molti ambienti abbia come prima causa la distruzione o l’alterazione dell’habitat acquatico: rettificazione delle sponde, argini, derivazioni idriche, inquinamenti, frammentazioni di ogni tipo, distruzione dei canneti lungo le sponde lacustri. Queste sono le cause vere del declino dei nostri pesci.
Ad esse se ne sommano altre: le specie esotiche, che in ambienti alterati hanno il sopravvento sulle specie autoctone grazie alla loro adattabilità e versatilità, i cormorani che in alcuni casi fanno un completo repulisti dei pesci o lasciano banchi massacrati dalle beccate.
Ma ricordiamoci che prima di tutto c’è l’habitat acquatico da recuperare.
Molti pescatori ritengono che le leggi che obbligano alla soppressione della fauna alloctona siano un errore e che siano solo un modo per impoverire ulrteriormente le nostre acque. Da studioso, pensa che questo obbligo possa essere effettivamente utile al controllo sulla proliferazione di questi animali?
No. L’obbligo alla soppressione non è particolarmente utile al controllo sulla proliferazione degli esotici (anche se la rimozione di grossi siluri da un piccolo lago a qualcosa serve). E’ però estremamente importante il messaggio che le norme trasmettono: “Questi pesci sono dannosi e vanno soppressi. Pensaci bene prima di portare in giro queste o altre specie esotiche, perché potresti portare un danno all’ecosistema, alla biodiversità e dunque a tutti noi!”
Ringraziandola ancora per la gentilezza e per il tempo dedicatoci vi invitiamo a visitare il sito di GRAIA S.R.L (http://www.graia.eu) per avere tutte le informazioni relative alle attività svolte da questa società.
Damiano Merlini
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Bello, interessante, illuminante direi. Complimenti per il progetto e spero sinceramente dia buoni risultati.
RispondiEliminaClaudio Macchi
Pescatore dilettante sul lago di Varese
Sono di Bologna e qui dalle nostre parti,come a Ferrara,il siuro é molto presente.Se esistesse un modo diverso,oltre alla sopressione,credo che anche i pescatori più restii sarebbero disposti a collaborare.
RispondiEliminaDevo dire che questo documento fa chiarezza su argomenti scottanti,complimenti al Dott.Cesare Puzzi per essere stato esaustivo nelle risposte ed ai ragazzi di Pescaepesca per l'idea dell'intervista e per le giuste domande.
Stagni Massimo,Bologna