Trota Lacustre. La genesi.
Articolo e
fotografie di Marco Altamura
Nella formazione e nella crescita di uno spinner sono molti i
fattori che intervengono a determinare la predilezione o meno per un certo
predatore piuttosto di un altro ; mi spiego meglio : fin da quando iniziai il
mio rapporto d’amore con la pesca nei lontani anni ’70 , il pesce che più di
altri contribuì a farmi innamorare di questa splendida disciplina fu la trota .
Questo lungo processo di crescita fu senza dubbio facilitato da alcune scelte di
vita che io e la mia famiglia facemmo in quei tempi . Infatti l’aver avuto una
seconda casa in Val Seriana incise non poco nel determinare la mia predilezione
verso i salmonidi che catturavo lungo fiumi , torrenti e riali di quel
comprensorio montano . Questa sorta di “imprinting” ha finito per condizionare
in positivo tutta la mia carriera di pescatore prima e di lanciatore poi ; le
coloratissime fario e gli stupendi salmerini di fontana erano i soggetti
preferiti delle mie prime uscite in pesca e l’esperienza maturata nelle acque
correnti prima nella pesca al tocco con esche naturali e subito dopo nello
spinning in torrente contribuirono alla formazione di tutto quel bagaglio di
esperienza che ancora oggi mi porto appresso . Indubbiamente l’insidiare i salmonidi
a quei tempi era molto più gratificante di quello che può essere la realtà di
oggi giorno : in quegli anni frequentavo principalmente i riali delle piccole
valli laterali che ancora non conoscevano le scellerate immissioni di materiale
pronta-pesca tipiche dei nostri giorni .
Le trote ruspanti di quegli anni
avevano pinne sviluppatissime e colori meravigliosi ; provenienti quasi
esclusivamente dal ceppo “mediterraneo” , erano caratterizzate da purezza
genetica e straordinario comportamento in canna : pesci indomabili ,
estremamente timidi e abituati a guadagnarsi i propri spazi nel torrente a
scapito degli individui più deboli . Ben presto queste caratteristiche di
rusticità e di aggressività delle mie prede accelerarono il mio avvicinamento
al mondo delle esche artificiali che a quei tempi era rappresentato quasi
esclusivamente dai cucchiai rotanti che la facevano da padroni e da qualche
ondulantino da utilizzare nelle pozze più profonde ; ben lontani dalla moderna
specializzazione portata al parossismo , non si conoscevano ancora le
peculiarità catturanti dei piccoli minnows e , men che meno , delle soft-baits
che oggi ci regalano meravigliose catture . Si catturava tanto e bene
affidandosi principalmente al capostipite indiscusso del moderno spinning : il
cucchiaio rotante . Tuttalpiù potevano variare le dimensioni e i pesi ,
mantenendo però inalterata l’efficacia di quelle che allora erano definite “esche cromocinetiche”.
La vicinanza del lago d’Iseo o Sebino alla mia
seconda casa , ben presto mi fece apprezzare anche lo spinning in acque ferme
nelle quali insidiavo principalmente persici reali , cavedani e lucci ; nel
frattempo iniziavo a sentire dalle voci dei vecchi pescatori locali i racconti
di catture costituite da un predatore dal carattere sfuggente e avvolto da un
alone di mistero quale era la fantomatica trota Lacustre . Si insinuarono
allora in me i prodromi di una fantastica sfida che tutt’oggi raccolgo nei confronti di quel
meraviglioso predatore pelagico che risponde al nome di Salmo Trutta Lacustris
ma che i locali chiamavano più
semplicemente “Trutta” , quasi a voler affermare che quello era l’unico pesce
appartenente al genere Salmo Trutta e degno di fregiarsi di tale appellativo .
Da qui ad appassionarmi in maniera quasi esclusiva a questo predatore il passo
fu breve : le prime uscite mirate a questo salmonide vedevano come teatro
naturale l’ambiente lacustre dell’alto Sebino nei comuni di Lovere e Pisogne
dove l’apporto di acque fresche e ossigenate del tributario fiume Oglio ne
facilitavano la presenza .
Ad onore del vero questi primi tentativi non
furono coronati da costanti successi , tuttavia servirono a farmi capire ed
apprezzare le abitudini e i comportamenti di questo fantastico super predatore
; ben presto iniziai a spostarmi anche su altri bacini lacustri , in primis il
Lario , che vantava una secolare tradizione di pesca alla Lacustre da parte di
pescatori che la insidiavano principalmente con l’ausilio del natante
impiegando la tecnica della Molagna o Trotiera . Nei primi anni ’80 tentare di
insidiare questo pesce da riva e con la canna da spinning era considerato da
tutti quantomeno un azzardo tanto da farmi apparire come un vero e proprio
visionario sognatore ( in seguito presi coscienza di essere un precursore insieme
a pochi altri di tale tecnica ) . La cerchia di amici pescatori che
inizialmente mi accompagnarono nelle mie uscite invernali pian piano si assottigliò
quasi completamente avviliti e frustrati
dall’esito quasi sempre negativo delle stesse ; non veniva accettato di buon
grado il sacrificio di ore ed ore passate a lanciare nel vuoto senza alcun
risultato e con l’aggravante non di poco conto di operare in condizioni atmosferiche il più delle volte
avverse . Lo sprone che mi faceva sopportare tutte queste difficoltà era ed è
rappresentato dalla gioia e dall’immensa soddisfazione che dà anche una sola
cattura di tale pesce così straordinariamente bello , combattivo ed
affascinante .
Col passare degli anni , abbandonata la frequentazione delle
valli bergamasche , iniziai a prendere confidenza con gli ambienti del lago
Maggiore piemontese dove i miei genitori acquistarono un appartamento ; questo
fu senza dubbio l’ulteriore e definitiva spinta che mi portò a dedicarmi anima
e corpo alla ricerca di questo pregiato salmonide , pur non snobbando tutti gli
altri predatori delle nostre acque interne . Le acque del Maggiore , sottoposte
alla regolamentazione della Convenzione Italo-Elvetica , mi davano
l’opportunità di dedicarmi alla ricerca del mio pesce preferito fin dal giorno
venti di dicembre , giorno nel quale si aprivano le ostilità nei confronti
della Trota di Lago , e si poteva quindi insidiare questo pesce prima che in
tutti gli altri grandi bacini subalpini del nord Italia . Il fatto di avere un
punto di appoggio sul posto mi facilitò non poco , consentendomi di pescare nei
momenti più propizi ( alba e tramonto ) e , soprattutto , di inanellare una
serie di uscite consecutive sfruttando al massimo le condizioni più favorevoli
allorquando queste si presentavano . I periodi temporali di fine dicembre ,
gennaio , febbraio fino a metà marzo sono i miei preferiti per praticare questo
tipo impegnativo di spinning soprattutto perché in tale periodo le Lacustri
occupano la colonna d’acqua più superficiale e risulta ottimale l’utilizzo di
minnows lipless e di ondulanti dalla forma stretta ed allungata , entrambe
categorie di artificiali veramente efficaci per la ricerca di questo pesce .
L’azione di pesca si conduce a piede asciutto con lunghi lanci a raggera ,
prima paralleli alla costa e in seguito rivolti verso il centro lago facendo
lavorare gli artificiali nei primi ottanta centimetri d’acqua , dove cioè il
nostro salmonide è solito cacciare i pesci foraggio nel suo continuo peregrinare tipico dei pesci ittiofagi e
pelagici . Le tipologie degli spot più promettenti risultano essere quelle a
spiaggia di media granulometria e con fondale digradante , le foci dei torrenti
tributari , le rive a picco su specchi d’acqua ad alta profondità e i manufatti
quali porti , imbarcadero , pontili e quant’altro possa fungere da riparo alla
massa stabulante che nei mesi freddi cerca riparo in questi siti . Dal punto di
vista delle condizioni atmosferiche , giova ricordare che la trota Lacustre è
un pesce lucifugo che predilige cacciare in una situazione di scarsità di luce
; scarsità di luce che possiamo riscontrate all’alba o , meglio ancora , al
crepuscolo .
In giornate chiare e soleggiate andrà data preferenza alle rive in
completa ombra dove i nostri blasonati pesci amano sostare e cacciare . Una
menzione particolare la meritano assolutamente le giornate perturbate con
pioggia ed ancora meglio precipitazioni di tipo nevoso ; in questi frangenti il
nostro salmonide sarà attivo durante tutto il giorno ampliando di molto le sue
finestre di attività predatoria . Altro fattore ambientale fondamentale per
l’esito delle nostre uscite è rappresentato dalla presenza o meno di sferzanti
venti periodici e brezze tese tipiche delle giornate invernali ; questo moto
ondoso facilità ed aumenta il tasso di ossigeno disciolto dell’acqua rendendo i
salmonidi molto aggressivi e famelici nei confronti delle nostre insidie .
Questo breve escursus rivolto al come e da quando mi sono appassionato a questo
spinning estremamente tecnico non può ritenersi completo se non accennassi al
tipo di attrezzatura necessaria per pescare correttamente : in primis la scelta
della canna è l’elemento che maggiormente condizionerà il buon esito delle
uscite . Nei lunghi anni di gavetta sul campo ( non finisce mai ! ) ho attraversato
momenti e convinzioni anche diametralmente opposte tra loro . Ho iniziato con
l’utilizzo di una canna “allround” con azione MH quando ancora non esistevano i
multifili trecciati e non posso negare che qualche bel pesce l’ho perso anche a
causa dell’attrezzatura ; con il progredire del tasso tecnico dei materiali ho
utilizzato canne assemblate da abili artigiani che mi montavano a regola d’arte
grezzi provenienti dagli USA o dal Paese del Sol Levante ; il combo
rappresentato da una canna “morbida” abbinata all’uso di un trecciato potrebbe
, a prima vista , apparire la soluzione migliore per questo tipo di pesca .
L’allungamento pari a zero dei multifibra infatti garantirebbe ferrate sicure anche a grandi distanze ma , come sempre avviene , occorre guardare anche l’altra faccia della medaglia . Due sono i punti deboli di questa scelta : la “rigidità” dell’insieme durante il combattimento con i grossi calibri della specie fatto di frequenti salti fuori dall’acqua porrebbe in grave pericolo la resistenza del pur coriaceo apparato boccale dei salmonidi causandone la slamatura ; le condizioni atmosferiche estreme ( vento , ghiaccio , ecc… ) metterebbero in seria difficoltà la proverbiale morbidezza dei multifibra che imbevendosi d’acqua finirebbero per irrigidirsi e quindi ghiacciare, con conseguenze anche nella fase di lancio facilmente intuibili . Cosi , abbandonata l’ipotesi di utilizzo di canna morbida-filo trecciato , dopo non poche sperimentazioni sono giunto a decifrare il rebus utilizzando una canna “rapida” ad azione H abbinata a un monofilo di spessore mm 0,255 con bassi valori di allungamento che mi concede un minimo di elasticità sia in ferrata che in fase di lancio e , al contempo , mi garantisce ferrate sicure anche a grandi distanze . L’avvicinamento a quel che io definisco la perfezione non è stato ne facile ne veloce , ma ora , dopo quarant’anni di pratica sul campo e di test di diversi materiali , posso affermare di aver trovato il combo ottimale per affrontare la pesca a spinning alla Lacustre . La collaborazione con il marchio dinamico Rapture mi ha dato l’opportunità di utilizzare un attrezzo da me definito semplicemente eccezionale e adatto alle mie esigenze ; si tratta della canna denominata Inova e nella fattispecie del modello in due sezioni ad innesto da mt. 2,40 con azione H e con potenza di lancio 20/50 grammi . Si tratta di un blank estremamente reattivo ma al contempo docile con il pesce in canna ; caratterizzato da grande potenza in caricamento , da rapida risposta in ferrata e capace di assecondare , con una grande riserva di potenza anche nella parte bassa , il più indemoniato dei salmonidi lacustri . Per completare il combo sto usando con grande piacere come mulinello il top di gamma Rapture , l’SX-1 nella versione 4000 che al perfetto imbobinamento sia del monofilo che del trecciato abbina una frizione a regolazione micrometrica estremamente “dolce” e progressiva capace di assecondare tutte le sfuriate del pesce . A livello di monofili ed artificiali le scelte sono molto soggettive e personali così mi limiterò a citare i due minnows lipless che mi hanno regalato anche recentemente diverse catture di belle Lacustri : il primo lipless è il Dexter , che con i suoi 28 grammi di peso e la sua compattezza garantisce lanci infiniti ed è già entrato nelle piacevoli abitudini dei lanciatori nostrani . Il secondo è lo Slash Stick , un altro lipless dal peso più contenuto ( 16,5 gr.) che utilizzo quando non ho bisogno di raggiungere grandi distanze ma , al contempo , mi serve un movimento accattivante in acqua . Naturalmente queste sono indicazioni strettamente personali , ma penso possano aiutare chi dovesse appassionarsi all’insidia di questo meraviglioso pesce che risponde al nome di trota Lacustre .
Nessun commento:
Posta un commento