L’estate 2017 ed in particolare i mesi di luglio e agosto
sono stati caratterizzati da temperature prossime ai quaranta gradi con tassi
altissimi di umidità ; questo andamento climatico ha coinvolto tutte le Regioni
del nostro Stivale e così non ha fatto certo eccezione la Regione dei grandi
laghi prealpini . Anche il mio amato lago Maggiore ha sofferto molto sia questa
situazione climatica che l’assenza di precipitazioni piovose significative ; se
a ciò aggiungiamo l’aumento di popolazione dovuto al periodo vacanziero con i
relativi incrementi delle acque reflue sversate, possiamo ben capire in che
stato precario si sono venuti a trovare i centri rivieraschi ed i loro relativi
litorali . Anche con simili premesse , durante i lunghi anni di frequentazione
, sono sempre riuscito a catturare qualcosa scegliendo magari le ore del primo
mattino e del crepuscolo o approfittando delle rare giornate di pioggia : così
qualche persico reale , qualche lucciotto , qualche bass o qualche lucioperca
hanno sempre allietato questo periodo così marcatamente negativo per la pesca .
Durante quest’estate che sta per concludersi tuttavia , non ho potuto
beneficiare nemmeno dei rari momenti favorevoli citati : la situazione ambientale
e climatica è stata così negativa e difficile da indurmi a fare ritorno a
Milano dopo appena i primi dieci giorni di agosto durante i quali è stato
impossibile non solo praticare la pesca , ma addirittura riuscire a dormire per
il gran caldo e l’altissimo tasso di umidità nell’aria . Meglio Milano che ,
quanto meno , poteva regalarmi il tanto sospirato refrigerio generato
dall’impianto dell’aria condizionata .
Così riposte le speranze di pescare
rimandate a momenti migliori , ho fatto tesoro del tempo a disposizione per
fare manutenzione a tutta la mia attrezzatura alieutica. Passato il mese di
agosto ed anche la settima ondata di caldo africano della stagione, con
l’arrivo del mese di settembre accompagnato finalmente da un paio di giorni di
piogge intense e da un fronte fresco proveniente da ovest , ho fatto ritorno al
lago carico di rinnovata voglia di pescare , voglia per troppo tempo repressa .
L’approssimarsi dell’autunno rappresenta da sempre un momento magico per chi
come me a fatto dello spinning molto più di una semplice passione : in questi
casi è sufficiente un abbassamento di temperatura dell’acqua anche di solo un
paio di gradi per mettere in attività predatoria tutte le specie ittiche
presenti nell’ecosistema . Inoltre l’aria frizzante del primo mattino e del
tramonto invoglia anche il lanciatore a prodigarsi con l’intento di effettuare
qualche bella cattura , eventualità che in questa circostanza risulta essere
tutt’altro che remota . Decido così di affrontare il periodo effettuando uno spinning
“light” rivolto a persici reali e black bass attuando una pesca di ricerca
conosciuta anche con il termine di “power fishing”; questa tecnica dal nome
anglosassone altro non è che un metodo veloce per ispezionare vaste porzioni
d’acqua ed i patiti della pesca al black bass la attuano principalmente per
localizzare i predatori che poi andranno ad insidiare con altre tecniche
specifiche del bass-fishing . Gli artificiali d’elezione per tale tecnica sono
gli spinnerbaits ed i crank baits;
volendomi regalare momenti di puro
divertimento , opto per l’utilizzo di un’attrezzatura in grado di amplificare
il momento della cattura e del combattimento con il pesce : scelgo una canna
estremamente sensibile come la Delsol da metri 2,44 e con potenza effettiva di
lancio di grammi 3/15. Gli abbino come mulinello il top di gamma Rapture ,
l’SX-1 questa volta nella misura 2000 , e come artificiale mi impongo di
utilizzare solamente un modello di crank , il Neo Crank SQR DR sempre di
Rapture , così da verificarne l’efficacia e la duttilità di utilizzo in pesca .
Foto di corredo |
Foto di corredo |
Foto di corredo-spinnerbaits Rapture |
La presenza inoltre di un comodo pontile galleggiante consente anche di pescare parallelamente alla riva scegliendo a che profondità far lavorare l’artificiale . I primi tentativi sono effettuati lanciando il crank il più distante possibile ( i suoi otto grammi consentono ottimi lanci ) , recuperando poi velocemente con il vettino della canna in acqua fino a che l’artificiale raggiunge il fondo per poi iniziare il vero e proprio recupero a stretto contatto con gli ostacoli del fondale . Il palettone pronunciato del crank consente questo tipo di recupero senza il rischio di fastidiosi incagli e permettendo all’artificiale stesso di perlustrare correttamente lo spot . I tentativi iniziali sono infruttuosi così decido di spostarmi verso destra lanciando la mia insidia nei pressi di alcune barche ormeggiate ; queste strutture galleggianti con la presenza di sole brillante offrono ai bass interessanti zone d’ombra dalle quali sferrare i micidiali attacchi alla minutaglia della zona .
La prima cattura arriva puntuale ma in modo inusuale : il bass infatti aggredisce il mio Neo Crank in fase di discesa verso il fondo e questo anomalo comportamento mi trova un po’ impreparato . Tuttavia porto una veloce ferrata ed avverto all’altro capo del filo la resistenza di quello che in seguito si paleserà essere un piccolo esemplare di bass dal gagliardo appetito . Breve combattimento , il tempo di liberare il pesce dalla tenace presa dell’ancora di coda del crank , un paio di foto a testimonianza della cattura ed il pesce fa ritorno felice nel suo lago .
Durante le brevi fasi del combattimento , noto che un piccolo gruppo di bass seguono il loro sfortunato compagno fino quasi a riva ; forte di questa favorevole situazione , lancio nuovamente il mio artificiale nella stessa zona della prima cattura e questa volta , non appena l’hard bait raggiunge il fondo , avverto l’inequivocabile attacco del centrarchide che ha attaccato quasi con ferocia l’ingannevole preda . Questa volta il pesce organizza la sua resistenza esibendo un poderoso salto fuori dall’elemento liquido mostrandosi in tutta la sua prorompente bellezza . Si tratta ancora di un esemplare di piccole-medie dimensioni ma dall’ esuberante comportamento e dall’ incredibile vitalità : dopo il primo salto ne seguono altri due in successione prima che inesorabilmente il pesce giunga a riva per la slamatura e le relative foto .
In questo caso è l’ancora di pancia dell’artificiale ad aver fatto presa nella coriacea bocca del bass che , incredulo , fa ritorno anch’esso nel suo ambiente . Inizio a capire fino in fondo le grandi potenzialità di questo piccolo crank ! Il proseguo mi vede raggiungere il pontile galleggiante da dove , circa a metà dello stesso , effettuo un lancio parallelo alla riva ; a questa distanza la profondità è di circa un metro e la posizione privilegiata mi consente un recupero subito a contatto delle asperità bentoniche .
La giornata , meteorologicamente parlando , assume una connotazione di estrema variabilità alternando momenti di grande irradiazione solare a momenti di fresca copertura del cielo che regalano alla pesca situazioni molto propizie e propedeutiche alle catture . Durante una di queste fasi nuvolose , decido di lanciare a destra del pontile perlustrando una spiaggia formata da sabbia molto fine : l’incedere del palettone del crank a contatto del substrato sabbioso crea invitanti “nuvole” di sabbia che attraggono irresistibilmente i predatori . Il quarto bass lo catturo addirittura “ a vista “ : vedo distintamente il mio artificiale avvicinarsi alla riva nell’acqua bassa ed il suo incedere bruscamente interrotto dal materializzarsi improvviso di un bass che spalanca la sua capiente cavità orale e inghiotte il mal capitato
. Segue la relativa ferrata e , vista l’esigua profondità , l’inevitabile salto spettacolare fuori dall’acqua . Fotografo anche questo pesce e mi affretto a liberarlo . Sulla riva trovo la pelle intera di una muta di ofide , probabilmente una biscia dal collare , molto presente in questo tratto di litorale che termina con un muraglione in pietra che da riparo a questi rettili innocui ; con la temperatura dell’acqua così alta , questi ofidi sono soliti cacciare piccoli pesci ma , talvolta , finiscono essi stessi per diventare prede di grossi bass e lucci .
Ora tutta la zona di pesca è raggiunta dall’ombra creata dalle montagne alle spalle e , in teoria , è questa l’ora migliore per poter effettuare qualche cattura degna di nota . Faccio ritorno sul pontile dal quale eseguo ancora una serie di lanci paralleli alla riva senza però registrare altre catture ; mi avvicino alla zona dalla quale ho iniziato a pescare e lancio l’artificiale nei pressi di un palo sommerso , inizio velocemente il recupero e non appena il mio crank tocca le asperità del fondale avverto l’attacco di un altro bass . Ferro prontamente e dopo un breve ma intenso combattimento nel quale la Delsol mostra tutta la sua qualità , afferro il bass per la mandibola inferiore e lo fotografo prima del meritato rilascio ; nella foga dell’attacco , questo pesce è rimasto vittima di entrambe le ancore dell’artificiale e così fatico non poco a liberarlo dalla salda presa .
Sono soddisfatto della mia battuta di pesca e anche se questa non verrà ricordata certo per la mole delle prede , ho la soddisfazione di aver operato correttamente e con materiali sempre all’altezza della situazione . Mi preme sottolineare che anche se i dettami del moderno spinning al black bass imporrebbero per l’utilizzo dei crank baits una canna in fibra di vetro dall’azione “morbida “ e progressiva , la Delsol costruita in carbonio con un fusto sottile e leggero , risponde egregiamente a questo compito regalando ferrate sicure e combattimenti entusiasmanti .
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