6.08.2017

Pescare in val Seriana nelle sue limpide e fresche acque


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Chiare fresche dolci acque
Articolo e fotografie di Marco Altamura


Con il sopraggiungere dell’età matura si sente spesso l’esigenza di compiere una sorta di viaggio a ritroso nel tempo tornando a frequentare quei luoghi che hanno caratterizzato la giovinezza ; anch’io non sfuggo a questa regola non scritta e subisco il fascino dei ricordi di un tempo che , sfortunatamente , non torna più . La passione viscerale per la pesca mi ha consentito di visitare posti che diversamente non avrei avuto la fortuna di frequentare e ognuno di questi luoghi ameni risveglia in me rimembranze legate a momenti felici e spensierati della mia vita . La mia formazione dal punto di vista alieutico è avvenuta nelle impervie vallate alpine della provincia di Bergamo dove ho effettuato le mie prime catture di splendide trote fario dai colori sgargianti e dall’indole schiva ; gli ambienti aspri ed austeri della valle Seriana  e delle sue valli laterali sono stati il teatro naturale delle mie fasi di apprendimento di una tecnica che a quei tempi era considerata più una sofisticazione elitaria al pari della pesca a mosca .
In quegli anni nasceva e si sviluppava nel nostro Paese quello che oggi è considerato lo spinning moderno ma che allora era visto come una tecnica un po’ snob praticata da pseudo-ambientalisti ante litteram . L’alto tenore tecnico  necessario per insidiare i salmonidi nelle acque correnti montane mi ha facilitato non poco l’apprendimento di tutte quelle nozioni che oggi fanno parte del  bagaglio che mi porto appresso . La frequentazione in seguito degli ambienti più disparati sia in Italia che all’estero alla ricerca di una vasta gamma di predatori ha fatto il resto . Così , per non sfuggire al citato canto delle sirene del passato , anche quest’anno ho sentito forte l’esigenza di tornare in una di quelle piccole valli dove sono cresciuto catturando trote e gustando cibi dal sapore unico e mai più ritrovato:   fermarmi a contemplare la maestosità delle montagne , ascoltare il gorgoglio dell’acqua e respirare a pieni polmoni l’aria pura rappresenta il mio modo di dire grazie ad una natura che mi ha dato tanto e mi ha fatto crescere con ben radicato in me il concetto di rispetto e tutela del territorio . Così in una piovosa sera di maggio ho pianificato la mia uscita , confortato anche dal periodo atmosferico caratterizzato da abbondanti piogge che sicuramente hanno apportato nuova linfa all’ecosistema torrentizio ; il corpo idrico da me prescelto per questa mia “operazione revival” prende vita a quota mt 1854 s.l.m. da alcuni piccoli bacini naturali al centro delle Alpi Orobie e confluisce , dopo circa sette chilometri , da destra nel fiume Serio .La sorgente delSerio  si trova a circa 2.500 metri di quota in una zona ricca di laghetti e polle chiamata Passo del Serio situata tra il Monte Torena (2.911) m e il Pizzo del Diavolo
della Malgina (2.926 m) nelle Alpi Oròbie bergamasche. È il lago Superiore del Barbellino a raccogliere le acque di diversi torrentelli, per poi riversarle in un vero e proprio fiume che percorre le province di Bergamo e Cremona fino all'Adda.
Nei primi chilometri del suo percorso forma i laghi del Barbellino (Superiore e Inferiore) e attraversa la località turistica di Valbondione, nel cui territorio sono localizzate le celebri cascate: si tratta di un triplice salto per complessivi 315 metri, il più alto d'Italia e il secondo in Europa.Lungo la Valle Seriana il fiume raccoglie le acque di numerosi affluenti come i torrenti BondioneFiume Nero, Sedornia, GoglioAcqualinaRinoOgnaNossanaRisoRomnaVertova, Asnina, RovaroDoppiaAlbinaLujoVallognaCarsoNesa e Gardellone

 Dal XIV fino al XVIII secolo le sue acque furono la forza idraulica per il funzionamento delle fucine , collegate con seriole e chiuse poste lungo il suo corso , per la forgiatura delle armi bianche .  Inoltre dal 1200 si rilevano documenti che parlano di miniere d’oro sui monti dell’Alta Val Seriana ma è del 1972 la notizia che lungo il corso di questo torrente si sono recuperate pagliuzze d’oro : da allora capita spesso di incontrare lungo il suo corso ricercatori attrezzati di pala e setaccio in cerca di fortuna . La conformazione di questo bel torrente è caratterizzata da una notevole pendenza , con un’escursione dai 1854 metri delle sorgenti agli 800 metri circa della foce in Serio ; da ciò deriva la presenza di numerose grosse pozze seguite da piccole spianate dove la fauna ittica trova riparo dalle acque impetuose . La giornata prescelta per questa uscita si presenta con tutti i crismi per essere coronata da successo : cielo coperto , leggera pioggerella e temperatura dell’aria intorno ai diciotto gradi . Queste condizioni infatti avvantaggiano molto nell’avvicinamento ai vari spots da perlustrare e l’assenza dell’irradiazione solare evita il proiettare dell’ombra nell’acqua cristallina ; i livelli idrici in scaduta a causa delle recenti piogge facilitano l’attività predatoria dei salmonidi che in questo tratto sono ampiamente rappresentati da trote fario e da qualche esemplare di salmerino di fontana , frutto di qualche immissione del passato . Va detto che l’austerità che caratterizza questo ecosistema non consente ai suoi pinnuti abitanti di raggiungere taglie importanti e , di conseguenza , esemplari di trenta centimetri sono già da considerarsi catture eccezionali . L’accrescimento infatti è molto lento e limitato a causa dello scarso apporto di nutrienti che caratterizza queste acque montane ; le forti piogge rimangono l’unica occasione per questi pesci di alimentarsi in abbondanza e , una volta raggiunta la maturità sessuale ( che qui avviene già ad una lunghezza di circa 22/24 centimetri ) , affiora l’istinto predatorio ittiofago scatenato anche verso esemplari della stessa specie . Con simili premesse risulta assai comprensibile quanto alto sia il grado di competitività alimentare in queste acque . Ho deciso di praticare uno spinning di ricerca sfruttando le grandi doti attrattive degli artificiali in silicone : per l’occasione la mia scelta è ricaduta sugli artificiali denominati Slurp Fat Trout di Trabucco innescati su ami di tipo “ Aberdeen “ contraddistinti da occhiello in asse con il gambo . Come zavorra in questi casi utilizzo le Cone Heads in tungsteno o in piombo che i moschisti adottano per la costruzione dei loro streamers ; questi artificiali imitano un worm piuttosto paffuto e sono abbondantemente scentati e glitterati per garantire qualche secondo utile in più per portare le ferrate , garantendo una permanenza maggiore in bocca ai salmonidi prima che questi si accorgano dell’inganno . Ho scelto sia  colorazioni naturali come la “ meat “ e la  “pearl green “ che di fantasia come la “ pinky “. Per questo spinning leggero nulla di meglio di un abbinamento canna-mulinello come Delsol da mt. 2,40 ad azione ML con SX-1 taglia 2000 tutto ovviamente di casa Rapture ; così organizzato mi appresto a sondare le prime pozze a risalire nei pressi di un ponticello . Le recenti piene hanno pulito il letto del torrente dalla tipica patina scivolosa e quindi mi è enormemente più facile avanzare con i cosciali . Utilizzo da subito un verme dalla colorazione naturale come la “ meat”  innescato in modo che ruoti su se stesso nelle fasi di richiamo e collassi verso il fondo con andamento a spirale nei rilasci ; in una pozza a risalire , facilitato dalle lenti polarizzate , vedo distintamente la mia esca scomparire in bocca ad una inconfondibile sagoma scura e quindi ferro con decisione ; la prima fario della giornata giunge esausta ai miei piedi dopo una strenua difesa fatta di capriole e salti in superficie . Si tratta di un esemplare di circa venticinque centimetri che ha aggredito il mio silicone con grande voracità . Dopo alcune foto fatte velocemente per immortalare i suoi sgargianti colori , la rilascio incolume grazie anche all’uso dell’amo singolo che non provoca particolari danni all’apparato boccale del pesce . La sensibilità di tutto il combo accentuata anche dall’uso del trecciato in bobina , mi trasmette perfettamente tutti i movimenti dell’artificiale tanto da farmi percepire in ogni istante dell’azione di pesca l’esatta posizione in acqua dell’insidia ; una cinquantina di centimetri di finale in fluorocarbon Spin Fluo sempre di Rapture dello spessore mm 0,203 mi aiutano non poco a non far percepire al pesce la presenza del filo . Nel risalire il torrente provo a variare la finitura del mio silicone adottando anche il colore “ pinky “ di fantasia , senza però alcun risultato . Dopo l’incoraggiante avvio mi sono illuso di essere incappato in una di quelle giornate magiche caratterizzate da una vera e propria frenesia alimentare : purtroppo così non è , quindi decido di ritornare all’auto per tentare la sorte a valle del ponte . Innesco di nuovo un verme dalla colorazione naturale e scendo il torrente percorrendo un sentiero che lo costeggia per poi risalire pescando . Scavando nei ricordi un po’ sbiaditi di oltre trenta anni fa , penso di essere vicino ad una grossa forra che il torrente compie prima di allargarsi in una ampia e profonda pozza dove in quel lontano passato ho catturato tanto e bene ; compiaciuto per la validità e la precisione dei miei ricordi , sono ora al cospetto di quello spot che mi ha dato tante soddisfazioni . A differenza delle altre pozze dove era sufficiente qualche passata per un corretto sondaggio , qui l’ampiezza dello spot necessita un’accurata ispezione in ogni anfratto . La corrente di ritorno crea invitanti postazioni dove il pesce può , senza sforzo , aspettare  che il flusso gli porti il cibo ; sondo la parte sinistra più volte senza risultato e mi sposto di qualche metro per riuscire a far lavorare correttamente il silicone nella corrente di ritorno alla destra della grossa pozza .  In una delle tante passate a vuoto , ad un certo punto il filo si ferma in modo palesemente innaturale e dopo qualche istante , riprende la sua marcia questa volta però in senso contrario al flusso correntizio ; ferro prontamente e la mia Delsol si flette fin quasi alla schiena sotto i colpi poderosi di un pesce insolitamente grosso . Vedo attraverso l’acqua limpida la sagoma scura della trota che cerca disperatamente di guadagnare la sua tana sotto un grosso masso ; mostra un ventre giallastro e finalmente posso calcolarne bene le dimensioni . La tolgo dalla corrente impetuosa e la spiaggio sulla mia destra : capisco che le mie paure di perderla per una slamatura erano del tutto infondate in quanto tutto l’artificiale si trova all’interno dalla bocca e in questo stato di cose mai e poi mai avrebbe potuto sfuggirmi . In ginocchio nell’acqua gelida e con l’aiuto di un paio di pinze a becco lungo estraggo l’amo dalla bocca e scatto velocemente un paio di foto : il pesce può vantare dei colori meravigliosi e le caratteristiche macchie “ parr “ che estasiato ammiro prima di ridonarle la libertà . Sono sudato e felice e , dopo alcuni momenti di adrenalina pura , decido di riguadagnare il sentiero per fare ritorno all’auto . Un pesce di una quarantina di centimetri abbondanti in queste acque si può a ragione considerare un evento eccezionale ! Giunto all’auto , decido di fare colazione con il cibo portato da casa : un paio di panini , una birra e alcuni frutti mi rimettono in sesto prima di ricominciare la pesca . Decido di spostarmi con l’auto a valle di qualche chilometro memore del fatto che in quella posizione vi era in piccolo riale tributario che custodiva anch’esso trote dagli splendidi colori ; anche in questo caso la memoria non mi inganna e ritrovo quel rio dalle linfe cristalline che inizio subito a risalire . Qui l’ambiente è molto più angusto e la presenza di qualche vecchia abitazione o cascina a ridosso delle acque crea invitanti spots dove ricercare le mie amiche colorate . L’approccio è uguale a prima con la sola variante di una minore zavorra adatta a correnti meno impetuose ; inoltre le piccole pozze permettono alle sue abitanti di individuare immediatamente l’esca e quindi di aggredirla senza indugio . A maggior ragione in questo posto le catture saranno di piccola-media taglia ma di una bellezza e rusticità uniche . La terza trota di giornata la catturo facendo lavorare il mio silicone lungo un correntino che fiancheggia un manufatto di contenimento in cemento : qui la piccola fario aggredisce il worm e se lo porta sotto le fondamenta del muro stimolando la mia pronta e decisa ferrata . Si tratta di una farietta di 22/23 centimetri allamata nella parte inferiore della bocca ed in modo superficiale ; questo mi facilita la slamatura e , dopo la foto , rilascio il pesce che velocissimamente riguadagna il suo ombroso nascondiglio . Risalendo ancora il torrentello giungo in un posto caratterizzato dalla confluenza di uno dei tanti scoli d’acqua che percolando tra le radici degli alberi , finisce il suo percorso nell’alveo principale . Qui forma una micro-pozza di circa un metro quadrato in zona d’ombra perché situata sotto un ponticello ; alla prima passata vedo una trota che velocissima tenta di aggredire il malcapitato verme senza però riuscirci prima che questo esca dall’acqua ; la seconda passata risulta fatale al pesce che questa volta rimane vittima dell’amo Aberdeen . Fatico non poco , dopo essermi bagnato le mani,  ad afferrare il pesce che palesa un’ incredibile vitalità prima di lasciarsi sfilare l’esca dalla bocca : è incredibile pensare che delle creature di tale bellezza possano abitare questi luoghi impervi ed austeri , crescere e riprodursi fino a compiere l’intero ciclo biologico . Alcune di queste trote in passato erano addirittura fario di ceppo Mediterraneo , sostituite ora da fario di ceppo Atlantico , dall’indole meno schiva ma ugualmente belle morfologicamente , con muscolatura poderosa e molto ben pinnate . Continuando a risalire incontro una serie di briglie artificiali dove manufatti in cemento occupano tutta la larghezza del riale ; qui le cascatelle creano luoghi molto invitanti dove poter far transitare l’insidia con la concreta speranza di effettuare la cattura . Le prime due non danno alcun risultato anche se riesco ad avvistare un pesce che in fretta e furia si dirige dove viene generata la schiuma del salto d’acqua ; alla terza cascata noto che a destra di essa si crea un’interessante flusso di ritorno dove degli arbusti sfiorano ed in parte ne “ bucano “ la superficie : scommetterei la vita sulla presenza in quel luogo di una trota e i miei pensieri vengono coronati da successo un attimo dopo , quando cioè il silicone transita in zona e viene aggredito fulmineamente dalla trota . L’azione è così veloce che appena percepisco il colpo in canna il pesce è già all’asciutto : si tratta di una fariotta di ventiquattro centimetri nella cui bocca il grosso amo ha fatto saldamente presa . Stessa attenzione nel liberare il pesce dall’uncino , foto e immediato rilascio . Per precisione di trattazione , mi preme sottolineare che questi fantastici siliconi targati Trabucco garantiscono anche un’ottima resa se innescati in modo differente da quello mediante cone-heads : primo fra tutti cito l’innesco “ wacky “ tanto caro ai colleghi bassmen che lo attuano con worm dai quattro pollici in su per insidiare il predone a stelle e strisce . In modo analogo è possibile innescare questi piccoli worms con il sistema citato preferendo come spots di utilizzo ottimali quelli caratterizzati da lenta corrente o , ancora meglio , nei bacini sia naturali che generati da sbarramenti . Provare per credere ! A consuntivo di questa bella giornata trascorsa in montagna durante la quale la Dea bendata mi ha dato una mano sia mantenendo un tempo cupo ma non piovoso che nella qualità e quantità delle catture , posso ancora una volta constatare come l’utilizzo delle soft-baits risulti semplicemente miracoloso anche in ambienti nei quali solo fino a poco tempo fa era impensabile il loro utilizzo : spesso è lo spinner che deve andare “ oltre “ e percepire in anticipo l’efficacia di alcuni metodi trasportandoli dai loro luoghi di elezione ad ambienti nuovi ed inusuali . Sappiamo che i pesci a lungo andare sviluppano una sorta di assuefazione agli artificiali che gli proponiamo facendoli diventare del tutto o quasi inefficaci ; in quest’ottica risulta di fondamentale importanza sperimentare cose nuove sempre alla ricerca non di esche magiche o di sistemi strabilianti , ma della comprensione delle abitudini e dei comportamenti dei pesci che andiamo ad insidiare , sempre nel rispetto sia degli animali che dell’ambient
e .





















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