Sito sulla pesca in tutte le sue problematiche oltre naturalmente tecnica
11.08.2016
Pesci predatori in frenesia alimentare
Testo di Marco Altamura-Foto di Marco Altamura e Walter Scandaluzzi
Mutuare un termine preso in prestito dai documentari che
trattano le abitudini dei grandi predatori pelagici come gli squali e le orche
può sembrare eccessivo , ma con le dovute differenze dei diversi ecosistemi in
cui vivono , è esattamente ciò che accade anche nelle acque interne per i
relativi predatori che le abitano in un determinato periodo dell’anno . Nessuno
“spinner” infatti degno di questo nome sarebbe disposto a rinunciare ad
insidiare i vari predatori presenti in laghi e fiumi nostrani in questa magica
stagione . Il periodo temporale al quale mi riferisco è quello susseguente al
grande caldo estivo ed è identificabile nei mesi di settembre, ottobre e parte
di novembre quando cioè la temperatura dell’acqua cala di qualche grado e tutta
la folta schiera di predatori delle acque dolci si mette sul piede di guerra
per fare letteralmente razzia di tutto ciò che è commestibile e per riuscire a
far fronte alla lunga stasi invernale quando la bassa temperatura delle acque
rallenta di molto il metabolismo corporeo dei pesci e di conseguenza anche la
loro attitudine predatoria . Per una volta durante tutto l’arco dell’anno
abbiamo a nostra disposizione la folta schiera di predatori disponibili nelle
acque nostrane : dagli autoctoni cavedani , persici reali
, lucci italici ( ci
sono anche le trote fino a quando il
periodo riproduttivo non ne vietasse la cattura cioè generalmente la prima
domenica di ottobre) )
, agoni , fino agli alloctoni aspi , lucioperca , lucci
nordici , siluri e black bass. C’è di
che sbizzarrirsi così da accontentare tutti i lanciatori che dal Piemonte alla
Sicilia e isole comprese possono finalmente dedicarsi in santa pace alla loro
disciplina preferita senza dover incorrere negli elementi di disturbo tipici
del periodo estivo come bagnanti , chiassose imbarcazioni , sagre paesane varie
, regate veliche , ecc…
Come spesso accade , non è tutto oro ciò che luccica ,
così starà a noi saper scegliere l’ambiente giusto per insidiare il predatore
di turno , oltre al fatto di trovare le condizioni ottimali dei corpi idrici (
livelli e grado di trasparenza delle linfe) e dei fattori atmosferici (manifestazioni temporalesche piuttosto che
repentini abbassamenti della pressione atmosferica prima di un fronte freddo )
per far rendere al massimo questo fantastico stralcio di autunno . L’esperienza
maturata sul campo in quasi mezzo secolo di spinning mi porta ad effettuare
scelte che si dimostrano corrette anno dopo anno , al pari con l’alternarsi
inesorabile delle stagioni ; nell’ultimo decennio tuttavia queste scelte sono
risultate più difficoltose in quanto il progressivo processo di
“tropicalizzazione” che ha interessato tutti i Paesi europei e non solo ,non ha
risparmiato il nostro amato “Stivale” dando vita a fenomeni estremi quali
grandi siccità alternate a periodi di piogge torrenziali con tutto ciò che ne
consegue .
Anche i pesci quindi fanno fatica ad
adattarsi a questi lenti ma inarrestabili cambiamenti ed inevitabilmente
variano anche le loro più radicate abitudini . Diciamo comunque , per tracciare
una linea di condotta di massima , che con un andamento climatico regolare e
con l’assenza di fenomeni catastrofici , possiamo identificare con la stagione
autunnale il periodo più favorevole dell’anno per insidiare i nostri predatori
a spinning . Chi ha seguito negli anni i miei articoli prima cartacei sulle più
importanti Riviste di settore e poi sul Web in vari blog sa che solitamente
frequento le acque piemontesi del lago Maggiore
ed è proprio in queste acque che in autunno
realizzo le mie più importanti catture ; di volta in volta mi dedico
all’insidia del persico reale , del black bass e del luccio ed il bello sta nel
fatto che in questo magico periodo possiamo ritrovarci attaccati ai nostri
artificiali i pesi massimi della specie .
Immagine di repertorio
Anche il 2016 non ha fatto eccezione
e così ho avuto modo di effettuare diverse uscite armato di tutto punto alla
ricerca di qualche pesce da fotografia ; attrezzatura completa Rapture con
canna Intruder , mulinello SX-1 e vari artificiali della vasta gamma prodotta
dalla Casa di Bianconese insieme anche ad alcuni artificiali auto costruiti .
In un’uscita di metà ottobre ho deciso di dedicarmi all’insidia di pesci di
taglia così , dopo aver scelto un paio di spot promettenti , ho lasciato da
parte le tecniche “finesse” e mi sono messo al riparo da spiacevoli e cocenti
delusioni caricando il mulinello con del trecciato di spessore mm 0.16 con un
terminale in nylon di spessore mm 0,305 e minuteria metallica “very strong”.
Così
combinato mi sono recato sulle sponde del Maggiore in luoghi da me ben
conosciuti ed ho iniziato a scandagliare le acque con un classico minnow
dall’assetto affondante del peso di 32 gr. chiamato “Super Dexter” sempre di
Rapture ; con questo artificiale ho effettuato una serie di lanci a raggiera
attuando un recupero lento che permetteva alla mia insidia di rimanere a
contatto con il fondale . Di tanto in tanto alternavo al recupero lineare
alcune jerkate che facevano sbandare vistosamente il minnow creando movimenti
disordinati e bagliori di luce molto accattivanti . Il primo spot da me
visitato non dava alcun risultato così ho deciso di spostarmi più a nord in una
spiaggia sassosa a media granulometria dove in estate ho effettuato diverse
catture di bass ; qui lo spot completamente diverso dal precedente mi obbligava
ad un approccio differente : la spiaggia con fondale digradante fino ad un
massimo di due metri di profondità mi suggeriva l’utilizzo di uno spinnerbait
da mezza oncia ( 14 gr. ), lo Sniper Single Blade sempre di Rapture con il
quale ho iniziato dapprima a perlustrare
gli strati superficiali dell’acqua per
poi finire con un recupero “slow rolling” a stretto contatto con gli ostacoli
del fondo ; dopo circa un’ora di questi tentativi registravo solo due attacchi
da parte di altrettanti bass di piccole dimensioni prontamente slamati e
rilasciati .
Mentre mi prendevo una pausa per meditare sul da farsi , i miei
occhi e le mie orecchie venivano rapiti da una fragorosa cacciata verificatasi
a galla a circa trenta metri dalla mia posizione ; istintivamente cambiavo
l’artificiale estraendo dalla mia tackle box un minnow lipless da nove
centimetri per 16,5 gr. di peso , lo Slash Stick sempre di Rapture . Questo
minnow privo di paletta direzionale e dall’alto coefficiente di penetrazione nell’aria
mi consentiva lunghissimi lanci così da poter raggiungere la zona interessata
dall’attività predatoria alla quale avevo appena assistito . I primi lanci non
fruttavano niente e così decidevo di attendere la prossima cacciata , se mai ci
fosse stata , per poter lanciare immediatamente in zona il mio stick con
finitura “clown” di un colore giallo
acceso .
Il lago era tornato di nuovo calmo così da permettermi una perfetta
localizzazione qualora si fosse verificata un’altra scorribanda del predatore
che così ad occhio e croce ipotizzai trattarsi di un grosso black bass intento
a rimpinguare le sue scorte di proteine in previsione del lungo inverno .
Finalmente dopo circa dieci minuti di attesa si verificava ciò che con tanta
bramosia stavo aspettando : sempre ad una trentina di metri da me vedevo
schizzare letteralmente fuori dall’acqua una schiera di piccoli gardons
atterriti che scomparivano in un grosso gorgo a galla causato dal predatore .
In un attimo effettuavo il lancio e posizionavo la mia insidia a circa un metro
di lato all’atto predatorio del presumibile grosso centrarchide ; avevo appena il tempo di riavvolgere poche
spire di trecciato che percepivo in canna un colpo sordo e subito dopo vedevo a
distanza il grosso pesce esplodere a galla in uno dei suoi funambolici salti .
Era un bass !
Mi sentivo abbastanza sicuro della presa che le ancorine avevano
fatto nell’apparato boccale del pesce così da poter assecondare senza troppi
timori tutte le scorribande e le evoluzioni che il pesce stesso compiva prima
di arrendersi . Dovevo solo prestare attenzione alle numerose boe posizionate
in zona ma , forte del terminale di spessore mm 0,30 ,potevo forzare senza
alcun problema fino a condurre il pesce ad adagiarsi su di un fianco a poca
distanza da me . Lo afferravo per la mascella inferiore e con l’aiuto del
boga-grip ne determinavo il peso : si trattava di una femmina di black bass di
kg 1,600 che aveva attaccato con ferocia la mia vistosa insidia ed ora , dopo
le foto di rito , si apprestava a tornarsene nel suo ambiente naturale .
Questa
bella cattura meritava certo un momento di relax concomitante con il fatto che
nel frattempo il tempo stava cambiando radicalmente : da cielo sereno della
prima parte del pomeriggio si stava giungendo ad una situazione di cielo
perturbato caratterizzato da una fitta pioggerella fine ma battente che
lasciava presagire nuovi e proficui scenari piscatori . Così , animato da
rinnovata fiducia , decidevo di spostarmi verso un altro spot che avevo
visitato nei giorni precedenti senza apprezzabili risultati ; qui negli anni
avevo effettuato belle catture di lucci di taglia e non mi rassegnavo all’idea
che in questa stagione non avevo ancora nulla di interessante all’attivo . La
sera prima avevo assemblato con vari e diversi componenti alcuni spinnerbait da
mezza oncia e l’idea era quella di utilizzarne uno proprio per l’approccio di
quello spot ; con lo spinner sono solito non utilizzare il terminale in acciaio
perché questo verrebbe a disturbare l’equilibrio di per sé già precario di
questa wire-bait . Così dopo aver optato per un doppia pala willow
leaf/colorado con skyrt di colore nero e testina nera avevo deciso di
effettuare i primi lanci in prossimità di alcune strutture in metallo ( pali di
attracco ) dove gli esocidi amano sostare in corrispondenza del salto di
profondità .
Appena presa visione dello spot , notavo immediatamente la
presenza di una folta schiera di gardons
assenti fino al giorno prima
posizionati ad un paio di metri dalla riva e, mentre il cervello dava
meccanicamente impulso al braccio di effettuare il lancio , pensavo tra me e me
: vuoi vedere che oggi c’è e lo frego? Lo spinner si tuffava in acqua ad una
quindicina di metri dalla riva e dopo avergli fatto guadagnare il fondo mi
apprestavo ad un recupero regolare intervallato ogni tanto da invitanti
rallentamenti che lo facevano collassare verso il fondale mantenendo però in
costante rotazione le pale ; quando l’artificiale giungeva nei pressi
dell’imbarcadero avvertivo in canna un arresto brutale del recupero e
istintivamente portavo una poderosa ferrata .
Attraverso l’acqua limpida
scorgevo l’inconfondibile sagoma di un luccio di grande mole che cercava
disperatamente con testate ripetute di liberarsi da quel “coso” che gli
precludeva la libertà di movimento ; la potenza scatenata dal pesce ferrato a
così breve distanza da riva faceva sì che tutta l’attrezzatura fosse messa a
durissima prova in tutti i suoi componenti : la Intruder si rivelava una volta
in più un attrezzo ottimale nei confronti dei pesci di taglia , l’ SX-1 con la
sua frizione a regolazione micrometrica cedeva filo allorché il pesce ne
richiedeva ed il finale teneva botta egregiamente alle sfuriate e alle
ripartenze improvvise del grosso luccio .
Il problema semmai era quello di
forzare oltre il limite per evitare che il pesce finisse tra i pali del sotto riva ed inoltre
la mia posizione sopraelevata di un paio di metri sul livello dell’acqua non mi
facilitava certo le operazioni ; così combinato trascorsi una manciata di
minuti con la precisa volontà di stancare il pesce per poi pensare a come
recuperarlo , dato che si presentava il non indifferente problema di
raggiungere il livello dell’elemento liquido . Fino alla primavera la terrazza
della Società di navigazione del lago Maggiore era scoperta e quindi bastava
scavalcare il parapetto per passare oltre e raggiungere l’acqua ; a luglio di
quest’anno purtroppo era stata edificata
una copertura con relativi pilastrini in metallo e pareti avvolgibili in nylon
che ne complicavano ulteriormente il superamento e mettevano a forte rischio la
buona riuscita della cattura . Quando il luccio finalmente si presentava a
galla adagiato su un fianco , decidevo ti tenere la canna con il braccio
sinistro e con il destro e le gambe cercavo di superare gli ostacoli
architettonici che mi separavano da quel sogno ; dapprima scavalcavo
l’inferriata perimetrale e poi liberavo le pareti di nylon trasparente che
andavano ad avvolgersi su un rullo posto vicino al soffitto . Facevo questa
operazione per i quattro lati del manufatto stando sempre attento alle
evoluzioni del pesce che portando allo sfregamento del trecciato contro il
cemento avrebbe potuto facilmente riguadagnare la libertà . Sono stati momenti
interminabili e non privi di pericolo caduta , ma quando finalmente riuscivo a
liberarmi di quel malefico labirinto , riprendevo la canna con il braccio
destro , scendevo lo scivolo in cemento e guadagnavo la tanto sospirata
spiaggetta dove giaceva il grosso pesce . Con una sicura presa opercolare lo
afferravo e mentre scoppiavo di gioia risalivo fino a livello della strada con
la mia preda al sicuro . Subito si formava l’immancabile capannello di gente
che tra lo esterrefatto e lo sbigottito si complimentava e scattava foto ;
porgevo la mia digitale tra le mani di un ragazzo e mi facevo immortalare con
la bella cattura .
Dopo una serie di foto scattate velocemente e la pesatura
con il boga-grip ( cm 96 – kg 5.800 ) , liberavo il pesce dall’artificiale e , chinatomi
sull’acqua , cominciavo una lunga operazione di ossigenazione del pesce che
aveva accumulato stress per le fasi concitate del combattimento : tenendo la
mano sinistra sotto la pancia e afferrandolo per la coda con la destra , lo
muovevo avanti e indietro per far scorrere la maggior quantità d’acqua attraverso
le delicate branchie . Dopo qualche minuto di tale operazione , il pesce con
movimento autonomo riguadagnava le profondità del lago sparendo alla mia vista
. Ancora una volta il “mio” lago Maggiore non mi aveva tradito e , anzi , mi
aveva regalato un’emozione indescrivibile con le semplici parole .
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