6.08.2017

Lucioperca(Zander) lentamente sul fondo




Lentamente e sul fondo
Articolo e fotografie di Marco Altamura

Lentamente e sul fondo
Articolo e fotografie di Marco Altamura

In un momento di grande fermento per quel che riguarda la pesca sportiva ed in particolare il settore “spinning”, l’avvento delle discipline importate dal Paese del Sol Levante come il “Trout area” (l' ultima cagata della pesca e me ne assumo la
Altre foto a fina scritto

responsabilità-CAVEDANO) , lo “Street fishing” e l’”Ultra light” portano a rivalutare il concetto di pesca a recupero così come siamo stati abituati a considerarlo ; l’estrema specializzazione ha consentito di sviluppare alcune tecniche che grazie all’utilizzo di specifici materiali hanno portato una ventata innovatrice benefica non soltanto per le imprese del settore , ma anche e soprattutto per le nuove leve che si avvicinano al meraviglioso mondo dello spinning . In quest’ottica hanno preso piede anche alcune tecniche che prima dell’avvento delle imitazioni in silicone si praticavano solo in acqua salata ; mi riferisco principalmente al “jigging” praticato sia a piede asciutto che da natante rivolto alle specie predatorie delle acque interne . Se è vero che con tale tecnica è possibile insidiare quasi tutte le specie che rispondono bene allo spinning generico ( persico reale , cavedano , aspio , trota , luccio , black bass , siluro ) , è altrettanto innegabile che le maggiori attenzioni con questo approccio sono rivolte al predone venuto dall’Est che per antonomasia viene preso come esempio per la divulgazione di tale tecnica e che risponde al nome di lucioperca . Non nascondo che , dopo il mio pesce preferito la trota Lacustre , questo predone riscontra i miei favori tanto che lo insidio molto volentieri durante tutto l’arco della stagione . Inoltre la pratica del jigging a piede asciutto è una disciplina che richiede un alto grado di tecnica e di conoscenza degli spots , unitamente alle abitudini e ai comportamenti di questo anomalo ed affascinante predatore ; negli States sono stati condotti alcuni studi da parte di blasonati biologi che hanno visto come soggetto lo “ stizostedion vitreum “ ovvero il wallaye , corrispettivo a stelle e strisce del lucioperca che popola le acque europee  (stizostedion lucioperca ) . Sembra emergere da tali studi fatti che questo pesce rispetti dei veri e propri cicli di alimentazione e che questi suddividano l’arco delle ventiquattro ore in tre intervalli ciascuno di otto ore ; ciò spiegherebbe i momenti di totale apatia nei confronti del cibo che il nostro pesce attraverserebbe e che lo vedrebbero totalmente refrattario a qualsiasi tipo di insidia proposta , alternati a momenti di vera e propria frenesia alimentare durante i quali i livelli di aggressività sarebbero massimi verso qualsiasi soggetto animato . Naturalmente non ci sono controprove inconfutabili ad avvalorare tale tesi , ma ciò acuisce ulteriormente l’alone di mistero che avvolge questo splendido ed affascinante percide . Nel nostro Paese l’interesse per il lucioperca , almeno nei corpi idrici del Nord , si è intensificato con la prepotente affermazione ed espansione del suo areale elettivo ; le prime immissioni di lucioperca in Italia risalgono ai primi del ‘900 quando si andava formando una discreta popolazione nel piccolo lago di Varano Borghi o diComacchio (Il Lago di Comabbio ha una superficie di 3,4 kmq e una profondità massima di 7,7 m. Formatosi in epoca postglaciale, faceva originariamente parte del Lago di Varese, aveva un emissario che scorreva nell'avvallamento situato ai piedi dell'attuale centro di Mercallo e un immissario proveniente dal Lago di Monate. Con l'abbassarsi delle acque restò comunicante con il Lago di Varese solo attraverso la palude Brabbia, che assunse l'attuale aspetto nel 1806 allorchè il Lago di Varese venne abbassato artificialmente.

Stante la ridotta massa d'acqua, il lago d'inverno gela facilmente trasformandosi in una grande pista di pattinaggio.

Sulla sponda orientale sono state rinvenute tre stazioni palafitticole del tardo neolitico e dell'età del bronzo. Ritrovamenti hanno portato alla luce una necropoli romana a Mercallo e Comabbio, una lapide paleocristiana a Comabbio che cita una Flora, una torre fortificata a Corgeno in provincia di Varese per poi colonizzare altri bacini collegati , fino a giungere nel sistema idrico del fiume Tevere nel Lazio . Ma la vera esplosione demografica di questo percide è avvenuta con l’avvento del nuovo millennio quando un’espansione massiccia a tutti i corpi idrici del nord Italia lo ha visto protagonista assoluto insieme ai “ colleghi “ aspio e siluro , anch’essi originari dei Paesi dell’Est Europeo . A differenza di questi ultimi però , il lucioperca ha risvegliato anche un certo interesse commerciale in quanto le sue carni , per sua grande sfortuna , sono molto prelibate e quindi apprezzate e ricercate in cucina . Se a ciò uniamo il fatto che unisce sportività per comportamento e mole raggiungibile a chi ne tenta la cattura a spinning , risulta evidente che tale pesce lo si possa considerare a ragione come il predatore degli anni 2000 . La letteratura alieutica se ne è occupata fin dal secolo scorso quando gli scritti e le osservazioni di quello che si può a ragione considerare il precursore del moderno jigging e cioè il grande Albert Drachkovich
, aprirono nuovi orizzonti nel campo della pesca ai pesci predatori : Albert inventò un sistema di imbracatura dei piccoli pesci esca che in seguito prese il suo nome e catturò di tutto e in tutto il mondo . Sulla scia di questa traccia fiorirono molti adepti di tale tecnica tra i quali mi piace sottolineare l’apporto che ha dato Olivier Portrait che diffuse il suo “ mort maniè “ in Francia e nel nord Europa . Per ciò che riguarda il nostro Paese , non posso non citare colui che ritengo essere il mio mentore per questa particolare disciplina e che risponde al nome di Roberto Cantaluppi , conosciuto nel mondo della pesca con lo pseudonimo di Ropino . Con Roberto ho effettuato numerose uscite sul Ceresio a caccia di lucioperca , sostituendo il suo pesce morto con vari modelli di shads  siliconici , rimanendo così fedele al concetto di insidia con  l’artificiale . Da lui ho imparato tutto ciò che so sul jigging , e perciò lo ringrazio pubblicamente per quello che ha saputo trasmettermi . La mia personale evoluzione poi mi ha portato a sostituire la montatura Drachko modificata e realizzata da Ropino con braccioli in dyneema  prima con l’utilizzo di una sola ancora , e poi con un drastico cambiamento di approccio adottando le più sportive jigheads munite di singolo amo ; questo cambiamento radicale mi ha consentito di diminuire drasticamente gli incagli sulle asperità del fondale e , al contempo ,  di praticare la tecnica in maniera più sportiva lasciando al pesce qualche chance in più durante il combattimento . In quest’ottica pongo volentieri l’accento sul  marchio Rapture con il quale collaboro da quasi tre anni e che anche per questa particolare pesca mi mette a disposizione una grande varietà di ottimi materiali dove attingere sempre con la consapevolezza di usare il meglio disponibile sul mercato : i sacri dettami del moderno jigging dicono che occorrerebbe una canna lunga mt. 2,60/2,70 ma poi che fanno testo sono le proprie abitudini . Così io mi trovo ottimamente con la canna Intruder da mt. 2,40 con azione MH e potenza effettiva gr. 14/40 anche perché , grazie alle doti di polivalenza di tale attrezzo , sono in grado di passare dallo spinning al jigging nella stessa sessione e ciò non è un vantaggio da poco ! Il mulinello è il sempre valido SX-1 modello 4000 caricato con il nuovo trecciato SPX4 High Modulus PE di colore verde  ( c’è anche la versione di colore giallo per una maggior visibilità ) e di spessore mm 0,148 al quale connetto uno spezzone di fluorocarbon Fluo Spin di spessore mm 0,307 che mi mette al riparo da odiose rotture anche in caso di pesci di mole . Per quello che riguarda gli artificiali,  si apre un mondo in casa Rapture : svariati modelli di shads sia con coda paddle che a coda di rondine , craws , worms , creatures , grubs e chi più ne ha più ne metta . Tutti abbondantemente scentati , salati e glitterati , costituiti da miscela siliconica estremamente morbida così da essere trattenuta in bocca dai pesci per un tempo maggiore e consentire ferrate sicure ; i corpi possono essere lisci , corrugati e con presenza di snodi per una presentazione la più naturale ed accattivante possibile . Gli inneschi avvengono mediante le nuove Power Round Jigheads LRS di colore nero dotate sul corpo dell’amo di piccolo uncino che trattiene in posizione corretta l’artificiale una volta innescato . Personalmente utilizzo le 7,5 grammi e le 10 grammi con amo 3/0 quando pesco su fondali al massimo di 6/8 metri , per poi salire ai 12 grammi con acque mosse e con profondità maggiori . Come artificiali i miei preferiti sono il Power Shad anche nella versione “finesse” , lo Swing Shad , il Rib Slim Shady ,l’ Xciter Shad ed il Soul Shad . Accennavo all’inizio di questo articolo che per praticare questa particolare branca dello spinning è necessario possedere una buona tecnica unitamente a spiccate doti di sensibilità e di profonda conoscenza degli spots ; il vecchio Drachkovich diceva che per avere successo bisognasse pensare ed agire come un pesce e saper “ leggere “ l’acqua anche sotto la sua superficie . Ebbene , mai parole furono pronunciate a proposito ! Si deve sondare ogni anfratto ed ogni dislivello del fondo , saperne valutare la consistenza ed il materiale da cui è costituito ; discernere da ciò che trasmettono in canna  le morfologie bentoniche a contatto dei nostri inganni dalle tocche talvolta subdole ed impercettibili ,  precipue degli attacchi delicati delle sandre . Tutte queste informazioni si possono acquisire solo con la pratica e , aimè , con la perdita sul fondo di un certo numero di artificiali . Uno degli errori che maggiormente incontrano coloro che si cimentano in questa disciplina è quello di non rimanere perfettamente a contatto dell’esca in tutte le fasi di ricerca ; l’azione presuppone un movimento altalenante del silicone sul fondo ed è di fondamentale importanza rimanere in contatto con l’esca anche e soprattutto nelle fasi di rilascio della stessa . La parte dinamica deve avvenire con un andamento lento e al novantanove percento dei casi l’attacco del nostro percide avviene nelle fasi di rilascio , tra una trazione e l’altra ; se aggiungiamo che l’attacco del perca  (anche se di grossa mole !)  è spesso delicato e quasi impercettibile , è facile capire quanto importante sia usare un attrezzo sensibile e rimanere sempre in presa diretta con l’artificiale . Spesso i punti caldi sono rappresentati dalle variazioni di profondità determinate da ostacoli sul fondo . Ricordo che sul lago Ceresio vi era un punto nel quale una vecchia carcassa di auto giaceva su un basso fondale : ebbene , tutti gli anni quando mi trovavo a pescare in quella zona , immancabilmente registravo l’attacco del lucioperca posizionato sul tetto dell’auto sommersa . Verosimilmente questo pesce predilige le postazioni sopraelevate dalle quali può dominare la scena e sferrare i suoi attacchi ai piccoli pesci di cui si nutre ; inoltre va tenuta in considerazione la caratteristica che vede questo predatore prediligere prede di piccole dimensioni a differenza di altri predatori come ad esempio il luccio che non disdegnano affatto attaccare prede della loro stessa grandezza . Questa caratteristica segna profondamente i tratti caratteriali e comportamentali del lucioperca che , di conseguenza , avrà “ finestre “ di attività più lunghe del luccio in quanto per introdurre la stessa percentuale di valori proteici sarà costretto a sferrare più attacchi ad altrettante vittime . Altra caratteristica riscontrata sul campo consiste nel fatto che quando questo pesce entra in attività predatoria , lo fa contemporaneamente in tutto l’ecosistema dove dimora : come un branco di lupi affamati scende a valle per cacciare , il nostro pesce in banchi più o meno folti a seconda delle dimensioni , abbandona i fondali per occupare le bassure dove compie vere e proprie stragi di minutaglia sfoderando una voracità sorprendente . Un altro aspetto affascinante di questo pesce è rappresentato dal suo carattere di predatore crepuscolare e notturno : mai come in questo caso infatti risultano producenti le sessioni di pesca notturne . I suoi occhi straordinariamente attrezzati per vedere nell’oscurità gli consentono di predare le sue vittime con il favore delle tenebre , risultando se possibile ancora più letale . Non è un caso che il maggior numero di attacchi avvengano nei cambi di luce per poi intensificarsi una volta sopraggiunta l’oscurità completa . In quest’ottica assume un fascino particolare effettuare sessioni notturne adottando i giusti correttivi quali l’utilizzo di una linea di colore giallo flou per poter condurre una corretta azione di pesca sapendo sempre dove stiamo operando con il nostro artificiale . Inoltre si preferisce , in assenza totale di luce , adottare finiture flou dei siliconi per agevolarne l’identificazione al sensibilissimo sistema visivo del pesce . Consiglio a tutti di prendere confidenza con questo magnifico predatore e con il giusto approccio per insidiarlo ; una volta assaporato il gusto di catturarne uno di grossa mole con le esche artificiali avrete contratto la “ malattia “ dalla quale non sarete più in grado di guarire !









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