Di Marco Altamura
PARTE PRIMA
Non vi è dubbio che attualmente il panorama degli artificiali
da spinning sia pressoché infinito ed, escludendo poche eccezioni, la maggior
parte dei lanciatori fa fatica a capire nella sua vera essenza questa
moltitudine di proposte. Sono lontani gli anni in cui i pionieri di tale
tecnica effettuavano le proprie uscite con in tasca una manciata di artificiali
che consistevano in rotanti, ondulanti o, al più, i primi minnow che iniziavano
a comparire nei negozi di articoli da pesca.
Nell’era della specializzazione
portata al parossismo, siamo giunti ad acquistare artificiali
super-specialistici rivolti ad un unico tipo di predatore e magari ad una
determinata condizione logistica di utilizzo. Tutto ciò appare ancora più
sorprendente se si pensa che alla fine degli anni ‘70/inizio anni ’80 catturavo
sistematicamente blackbass da capogiro con rotanti e ondulanti insieme agli
antenati delle esche siliconiche provenienti dagli Stati Uniti ! Poi, con
l’avvento del boom dello spinning registrato negli ultimi vent’anni, gli
artificiali a nostra disposizione sono aumentati vertiginosamente e
proporzionalmente sono purtroppo diminuiti i pesci e la loro taglia.
Se a ciò
aggiungiamo anche che i pesci si sono assuefatti a veder transitare innanzi a
loro questi strani oggetti che sembrano provenire da un pianeta alieno,
giungiamo a comprendere quanto sia
difficile ai nostri giorni effettuare catture degne di nota con regolarità
nonostante le tecnologie a disposizione si siano sempre più affinate. Chissà
poi perché, inoltre, ognuno di noi ha sviluppato una sorta di vera e propria
idiosincrasia nei confronti di una categoria di artificiali tanto da ignorarne
le potenzialità annullandone l’utilizzo e le doti catturanti. Questo è quanto è
successo anche a me con un’artificiale appartenente alla famiglia delle
WireBaits, lo spinnerbait appunto, mai preso seriamente in considerazione e
ingiustamente snobbato per il suo aspetto “stravagante”.
Molte volte la volontà
di raggiungere buoni risultati anche con attrezzature non proprio ottimali
(almeno secondo il nostro personalissimo giudizio!), ci porta ad intraprendere
percorsi forzati e così, una decina di anni orsono, mi sono imposto di
utilizzare unicamente tale categoria di artificiali nelle mie battute di pesca
e, progressivamente, sperimentando e sfruttandone le potenzialità, sono giunto
al punto di non poterne più fare a meno ed oggi gli spinners occupano un posto
primario nelle mia tackle box. In realtà il corretto utilizzo degli spinnerbaits
non è dei più semplici in quanto ogni modello e ogni categoria risulta adatta
ad una specifica situazione sia atmosferica che logistica. Analizzando gli
elementi che compongono lo spinner, possiamo notare che i poli di attrazione
sono costituiti, da una parte dalle pale (siano esse willow, indiana o
colorado) e dall’altra dalla testina in tungsteno o in piombo con relativo
skyrt in materiale vinilico; vi è una stretta correlazione tra questi due
componenti al fine di apparire al pesce come un’insieme che riconduca a un
piccolo branco di pesci foraggio in fuga.
Almeno questa è la teoria più
accreditata. Le pale e lo skyrt esplicano un’azione percepita dagli organi
visivi , dalla linea laterale e dall’orecchio
interno del pesce che vede il colore d’insieme e “sente” le vibrazioni prodotte
dalle pale. Per quel che riguarda l’armatura, l’amo rappresenta l’ideale continuazione
del filo armonico che costituisce la struttura dell’intero artificiale; la sua
dimensione è direttamente proporzionale al resto dei componenti. Con tali
caratteristiche questo artificiale risulta essere uno tra i più efficaci quando
si tratta di pescare nello “sporco”, come all’interno di strutture quali
piante, erbai, ninfee , legnaie e qualsiasi altro ostacolo sommerso. Queste doti di anti-alga per antonomasia lo
rendono il principale protagonista di catture “impossibili” di pesci di taglia
laddove tutte le altre insidie risultano infruttuose. Vediamo ora di tracciare
un vademecum di massima per un corretto utilizzo di questo straordinario
artificiale; nell’analizzare le varie situazioni che si possono prospettare, va
subito detto che un alleato insostituibile per questo tipo di insidia è
senz’altro rappresentato dal vento. Questo elemento atmosferico è riconosciuto
da noi pescatori come una presenza spesso fastidiosa nella pratica della nostra
attività preferita; ebbene, utilizzando gli spinners il vento diventa
l’elemento fondamentale per realizzare catture degne di nota.
Quando lo
specchio d’acqua presenta un moto ondoso apprezzabile, non esiste nulla di
meglio per scatenare l’aggressività del bass (e non solo!) e indurlo
all’attacco di uno spinnerbait recuperato abbastanza velocemente appena sotto
il pelo dell’acqua. Solitamente in queste situazioni mi affido ad uno spinner
del peso di mezza oncia (14 gr) con doppia pala willowleaf se il vento è moderato,
oppure un modello finesse più leggero se è poco più di una brezza che increspa
la superficie. Per tutte le tipologie di questi artificiali sono solito
utilizzare un trailer-hook che mi mette al riparo da spiacevoli sorprese nel
caso di abboccate “corte” oppure nel caso tutt’altro che remoto di attacco di
un luccio.
Questo tipo di approccio definito “powerfishing”,
permette di perlustrare in breve tempo grandi quantità d’acqua e risulta
micidiale quando i pesci si dimostrano attivi. Per facilità di comprensione ed
anche per efficacia riscontrata sul campo, prenderò come esempio gli artificiali
prodotti dall’italiana “Rapture” di Trabucco con la quale collaboro da ormai
più di un anno. L’Azienda di Bianconese, per la tecnica appena descritta, produce
l’ottimo SniperBlade sia single che double blade che prediligo nella versione
con pale di tipo willow e skyrt in morbido silicone.
Una valida alternativa se
il vento è forte è rappresentata dai modelli Single Blade, capaci di emettere
forti vibrazioni irresistibili per i bass in caccia e di opporre minor
resistenza in trazione.Provare per credere! Se viceversa dobbiamo affrontare
una situazione ambientale diametralmente opposta come quella di pescare in
acque piatte e di ricerca negli strati d’acqua intermedi, mi affido ai modelli DuobleBlade
costruiti con filo armonico in acciaio a differente densità, ultra flessibile
sul braccio e più rigido sul resto dell’armatura. Questispinner risultano
perfettamente bilanciati, sono dotati anch’essi di skyrt in silicone e nella versione double willow da 3/4 di oncia
(21 gr) si comportano ottimamente quando adottiamo un recupero che gli
americani definiscono “Bump the stump”, quando cioè risvegliamo l’aggressività
del predatore facendo cozzare l’artificiale contro gli ostacoli del fondo. Per
questo tipo di ricerca sono solito optare per le finiture White Chartreuse e
Bolsena Shad.
Altra situazione molto redditizia sia per il bass di taglia , che
per il luccio e per il lucioperca, è rappresentata dall’utilizzo dello spinner
da ¾ di oncia da far lavorare a stretto contatto del fondo con un recupero
lento e costante in spot con profondità marcata; questo tipo di recupero
definito come “Slow Rolling” è da
preferire in situazioni di acqua fredda di inizio stagione o di ricerca del
pesce di taglia nel pieno della stagione fredda. In questo caso sarà più che
probabile l’incontro con il luccio ed il lucioperca, quindi il trailer-hook
dovrà essere proporzionato all’amo principale e comunque essere di generose
dimensioni. I modelli citati sono in grado di coprire tutte le svariate
situazioni che possiamo incontrare in pesca in qualsiasi stagione e con
qualsiasi tempo atmosferico grazie alle diverse finiture e ai differenti libbraggi.
A differenza di quanto fanno molti bassmen, io preferisco non applicare alcun
tipo di trailer che, se per i jig risulta essere indispensabile per una
corretta presentazione, negli spinnerbait finisce per modificarne l’assetto e
quindi il corretto funzionamento in acqua.
Per quel che riguarda la finitura
delle pale, queste potranno avere colorazioni e lavorazioni diverse (bronzate ,
silver, gold o martellate); per questa scelta ci si affida essenzialmente alla
luminosità del cielo, alle convinzioni personali acquisite nel tempo ed alla
limpidezza dell’acqua. Io trovo un giusto mix l’utilizzo della doppia pala silver liscia, ma in merito non ci sono
regole ferree. C’è poi l’eterna questione che vede schierarsi una gran parte di
lanciatori (per la maggior parte i bassmen) a favore dell’utilizzo della canna
da casting con il mulinello a bobina rotante a scapito del classico combo canna
da spinning-mulinello a bobina fissa.
Personalmente riconosco ed apprezzo le
peculiarità di un combo da casting nel recupero di artificiali che oppongono
una forte resistenza alla trazione come gli spinner, pur tuttavia non disdegno
(essendo uno spinningofilo che ama insidiare molte specie di predatori e non
solo il bass), l’utilizzo per questa tecnica di una classica mt. 2,40 con
azione “M” come la gloriosa Intruder con potenza di lancio 15/40 gr abbinata ad
un robusto ed affidabile mulinello taglia 4000 caricato con un trecciato da 20
Lbs connesso ad un terminale in fluorocarbon da mm 0,30 tramite un nodo “All
Albright” bene eseguito.
Anche se la letteratura alieutica in proposito
suggerisce di connettere il terminale all’artificiale senza l’utilizzo di
minuteria di raccordo, io preferisco prendermi la licenza di utilizzare un
piccolo ma robusto moschettone in acciaio che mi facilita un veloce e pratico
cambio di artificiale pur concedendo ad esso un movimento corretto a 360°. Ho
voluto parlare di questi artificiali perché ritengo che, ad esclusione di chi
insidia unicamente il nostro amico centrarchide, le sue potenzialità siano
ancora ignorate dalla maggioranza dei lanciatori. Solo provando e facendo
esperienza si potrà disporre di un vero e proprio asso nella manica quale è lo
spinnerbait, pronto a ribaltare a nostro favore le nostre battute di pesca.
Ricordo inoltre che Rapture può vantare a catalogo cinque differenti
combinazioni di finitura testina-pala-skyrt nella doppia versione single e
double blade; inoltre sempre facenti parte delle WireBaits figurano in
collezione anche lo SniperBuzzer capace, grazie alle sue due palette metalliche
contro-rotanti, di spostare una grande massa d’acqua e l’UmbrellaRig,
l’imitazione più realistica di un branco di pesce foraggio formato da una
testina da cui si diramano cinque braccioli in acciaio terminanti con girelle e
moschettoni alle quali poter connettere soft swimbaits, worms, grubs, jig heads
o piccoli spinnerbaits
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