Testo e foto di Marco Altamura
Finalmente quella sgradevolissima sensazione di sudore
appiccicoso tipica dell’estate ha lasciato il posto all’aria fresca
dell’autunno, sicuramente la stagione da me preferita; mi rendo conto di essere
estremamente impopolare nell’affermare che odio i mesi caldi, ma tant’è e
sopravvivrò agli strali che sicuramente mi lanceranno contro i sostenitori del
sole e del caldo. In realtà per me l’autunno e l’inverno sono due stagioni
durante le quali in primis sto meglio fisicamente, poi ritrovo quella voglia e
quella determinazione che mi consentono di conseguire catture importanti, ed
infine riesco a godere appieno del contatto con l’ambiente naturale finalmente
privo degli elementi di disturbo tipici dei mesi caldi quali bagnanti,
imbarcazioni, famigliole chiassose, maleducazione, e chi più ne ha più ne
metta. Adesso il lago ed il fiume hanno assunto una dimensione ottimale per
essere affrontati da noi spinners con successo: non è più necessario sobbarcarsi
levatacce fantozziane per essere sul posto all’alba e le ore centrali della
giornata tornano ad essere le più propizie per conseguire qualche bella
cattura. Inoltre man mano che le temperature esterne si incrudiscono, si attua
una sorta di selezione naturale nei confronti della concorrenza che per una
larga fascia desiste ed abbandona il campo ai pescatori più assidui ed accaniti
come il sottoscritto. Avendo da molti anni una casa sul versante piemontese del
lago Maggiore, è logico che la maggior parte delle mie uscite in pesca rivolte
ai predatori avvengano in questo bacino idrico comprendendo anche i vari
torrenti e fiumi tributari e gli altri laghi presenti nello stesso
comprensorio. L’ecosistema del grande lago prealpino scandisce il passare delle
stagioni con periodi nei quali è più frequente l’incontro con il grosso luccio
o la fantomatica trota lacustre (inverno – primavera), le emozionanti catture
di paffuti black bass (primavera – estate),
gli attacchi decisi di grossi cavedani e banchi di persici reali (primavera – autunno) e le poderose ferrate
su lucioperca di alcuni chili pronti a vendere cara la pelle (inverno –
primavera – notti estive); l’unica stagione però durante la quale le sorprese
sono sempre all’ordine del giorno ed è possibile insidiare insieme tutte queste
specie predatorie è senz’altro il tardo autunno. Ed è per questo che,
statistiche alla mano, gli “strike” più importanti in quanto a mole li ho
conseguiti nei mesi da fine settembre a fine novembre. Forte di queste considerazioni,
mi appresto ad affrontare un’uscita sul lago Maggiore con la speranza di
trascorrere una giornata all’insegna del divertimento e di belle , copiose ed emozionanti
catture. Non avendo nel mirino una sola specie ittica, mi attrezzo in modo da
poter affrontare sostanzialmente due tipi di situazione quali lo spinning
leggero a persici e cavedani e quello più “robusto” a black bass e lucci. Per
il primo utilizzerò il combo formato dalla canna Delsol da mt. 2,40 con lancio
effettivo fino a 15 gr. corredata dal mulinello SX-1 modello 2000 caricato con
una treccia dello spessore mm. 0,12 ed un terminale dello spessore mm. 0,20;
per il secondo farò affidamento sulla gloriosa Intruder sempre da mt. 2,40 ma
con un range di potenza di lancio gr.15 – 40 effettivo ed un mulinello SX-1
questa volta modello 4000 caricato con una treccia di spessore mm. 0,15 alla
quale connetto uno spezzone di terminale in nylon di spessore mm. 0,30. Con
questo tipo di attrezzature tutte facenti parte della gamma “Rapture” di
Trabucco , estremamente affidabili e performanti, sono in grado di affrontare
ogni tipo di situazione, anche le più gravose e severe, uscendone vincitore.
Dopo aver caricato il tutto nel bagagliaio dell’auto, verso mezzogiorno mi
dirigo deciso verso un’ampia insenatura creata dalla foce del fiume e
caratterizzata da una profondità non troppo marcata e dalla presenza di diversi
ostacoli sul fondo che se da una parte rappresentano un pericolo per i miei
preziosi artificiali, dall’altra garantiscono la presenza di esocidi e
centrarchidi che eleggono le loro dimore nei paraggi. Proprio per il fondale
accidentato, opto per l’utilizzo della Intruder e di un’artificiale anti-alga
quale è lo spinnerbait, e nella fattispecie decido di connettere al terminale
un Windex Sniper Double Blade da ½ oncia (14 gr) con skirt “special white” e
con l’aggiunta di un “trailer-hook”per far fronte ad eventuali mangiate “corte”;
inizio a recuperarlo con andamento veloce a pelo d’acqua (power fishing)
essendo la stessa mossa da un venticello lieve ma costante. In queste
condizioni solitamente lo spinnerbait è semplicemente letale nei confronti dei
black bass che lo aggrediscono con voracità. Dopo alcuni lanci nelle zone più
promettenti senza registrare segni di vita, decido con lo stesso artificiale di
richiamarlo lentamente sul fondo attuando un recupero “slow-rolling”, adatto
sia al black bass che al luccio. Nel frattempo i 20 gradi di temperatura
esterna mi invogliano a rimanere in camicia e di godere delle ultime giornate
tiepide. Con uno dei tanti lanci effettuati riesco a far transitare lo
spinnerbait nei pressi di un relitto sommerso e, dopo aver cozzato contro il
fianco dell’imbarcazione affondata, percepisco in canna l’inconfondibile
attacco del luccio che ha aggredito con ferocia l’intruso e adesso scuote il
capo violentemente per liberarsi dall’inganno. Un paio di ripartenze poderose
sono sempre da mettere in preventivo con il predatore dai denti aguzzi , denti
che con l’utilizzo di tale artificiale hanno difficoltà a recidere il monofilo
anche se sprovvisto volutamente di terminale in acciaio per non compromettere
l’azione corretta dello spinnerbait. Dopo un breve ma intenso combattimento e
grazie all’attrezzatura sovradimensionata per una preda di questa mole, pongo
fine allo stesso tramite una sicura presa opercolare che mi consente di salpare
il pesce senza ferirmi e al contempo senza arrecargli alcun danno. Porgo la mia
macchina fotografica digitale tra le mani di un passante per le foto di rito ed
in breve tempo ridò la libertà al giovane luccio che a occhio ho stimato pesare
circa due chilogrammi. Abbandono lo spot perché il combattimento ha generato
non poco frastuono e mi dirigo verso una spiaggia caratterizzata da fondale in
sabbia digradante fino a raggiungere i quattro metri di profondità. Qui ho
spesso effettuato catture di buoni black bass anche di mole e quindi , vista la
giornata tiepida e la temperatura dell’acqua ancora accettabile, decido di
utilizzare un’artificiale adatto alla ricerca del pesce negli strati
superficiali dell’acqua; scelgo dalla tackle box un Bowed Minnow sempre di
Rapture nella misura di undici centimetri per 11 gr di peso ed inizio ad
ispezionare la porzione di lago antistante.
L’azione top water di questo minnow
dalla forma curva imitante un piccolo pesce in difficoltà spesso è in grado di
attrarre il predatore anche da distanze notevoli e quindi , concentrato , mi
aspetto l’attacco da un momento all’altro. Attacco che purtroppo non si
verifica e quindi decido di spostarmi
sulla destra per lanciare nei pressi di alcune imbarcazioni ormeggiate ad una
ventina di metri da riva.
PARTE SECONDA
Afferro la mandibola inferiore del pesce con la mano sinistra e con ancora l’artificiale in bocca scatto alcune foto al magnifico pesce che ,a occhio, supera abbondantemente il chilo e mezzo. Finalmente una cattura degna di nota! Per il resto del tempo che mi separa dall’oscurità non registro altre catture e così decido di rientrare a casa con un bottino di immagini scattate decisamente soddisfacente. L’indomani si presenta con una giornata completamente diversa dalla precedente, con cielo non più terso e temperatura dell’aria più frizzante; raggiungo con l’auto uno spot distante circa cinque chilometri da casa e decido di pescare nei pressi di alcuni manufatti come pali di attracco e pontili galleggianti. Questa volta però cambio la mia attrezzatura ed estraggo dal bagagliaio dell’auto la Delsol preparata il giorno prima per uno spinning più leggero rivolto a cavedani e persici reali. Un classico minnow dall’assetto affondante da nove centimetri è l’artificiale universale che fa al caso mio: estraggo dalla scatola degli artificiali un Trouter sempre di Rapture (lunghezza 85 mm per un peso di 18 gr) ed inizio ad ispezionare l’area antistante un imbarcadero dove solitamente stazionano banchi di persici reali. Questo artificiale si caratterizza per un nuoto irregolare se recuperato con andamento sincopato ed un movimento wobbling (oscillazione sul suo asse) in caduta molto accattivante; le frequenti jerkate impresse con il vettino della canna lo fanno sbandare provocando spanciate con relativi lampi di luce molto adescanti ai quali i predatori tigrati non sanno resistere. Nei pressi dei pali di attracco dei battelli conseguo due catture di piccoli esemplari di persico che libero subito per poi spostarmi nelle adiacenze di un pontile galleggiante dove, solitamente, i percidi stazionano proprio sotto la struttura all’ombra della stessa. Con l’approssimarsi della stagione fredda i persici si radunano in gruppi omogenei per grandezza e sostano la dove si trovano i banchi di pesci-foraggio una volta rappresentati da alborelle e triotti, oggi sostituiti dai più esotici gardons. Decido di effettuare il primo lancio a sinistra della struttura con direzione parallela ad essa: permetto al minnow di raggiungere il fondale che in questo spot è di circa sette metri ed inizio un recupero stop & go cercando di incuriosire i predatori con continue spanciate dell’artificiale. Recuperato il Trouter senza avvertire alcunché , ripropongo lo stesso lancio questa volta a destra del pontile; circa a metà del recupero, proprio in prossimità dei plinti sommersi che tengono in posizione il pontile, avverto un robusto attacco e porto la ferrata. La Delsol si incurva e mi regala momenti di puro divertimento ammortizzando le poderose fughe del persico che, a dispetto delle sue dimensioni contenute, sprigiona una gagliarda difesa nel tentativo di riguadagnare la libertà. Allento un po’ la frizione micrometrica del mulinello cercando al contempo di tenere il pesce lontano dalle catene metalliche sommerse che ancorano il pontile; ho in canna un gran bel persico reale, di quelli non comuni per taglia, e mi sto godendo la cattura aiutato anche dall’attrezzatura che amplifica le sensazioni percepite. Finalmente vedo il persico emergere dalle profondità lacustri con la pinna dorsale spinosa ben eretta, il suo mantello tigrato che lo rende inconfondibile ed il Trouter finitura Rocket Shad tra le fauci. Lo porto in superficie e lo afferro chinandomi verso l’acqua; mi affretto a scattare alcune foto di un’esemplare che a occhio può pesare 700/800 grammi, lo libero dalle ancorine del Trouter e lo riconsegno al suo ambiente. Nel frattempo si è alzato un vento freddo e il cielo si è rannuvolato facendo acquistare al tempo caratteristiche più consone al periodo. Anni fa queste condizioni atmosferiche regalavano catture a ripetizione di grossi cavedani lacustri che approfittavano del moto ondoso per attuare vere e proprie scorribande nei banchi di alborelle mietendo il terrore tra i piccoli ciprinidi. Memore di tali momenti favorevoli ma anche conscio di una realtà che è oggettivamente mutata, decido di richiamare il minnow negli strati superficiali dell’acqua senza farlo affondare troppo; l’attacco del vorace ciprinide in queste condizioni è violento, anche se dopo un paio di puntate verso il fondo, è pronto a cedere l’onore delle armi adagiandosi sul fianco. Nel volgere di un’altra ora di pesca riesco a conseguire tre attacchi al mio minnow questa volta con finitura Pinky Shiner di cui solo due registrano esito positivo; si tratta di due grossi cavedani di circa un chilogrammo di peso l’uno che in piena frenesia alimentare, (rigurgitano piccoli gardons al momento di liberarli dalle ancorine) si sono fatti tentare dal mio Trouter sapientemente richiamato appena sotto il pelo dell’acqua e nei pressi dello stazionamento dei banchi dei piccoli ciprinidi. Liberati anche questi due pesci dopo alcuni scatti, decido di terminare la battuta anche perché il freddo e l’imminente oscurità incombono sulla scena. Riguadagno il parcheggio e ripongo la canna nel baule dell’auto ripercorrendo con la mente tutte le catture che hanno vivacizzato il mio soggiorno. A consuntivo di questi due giorni trascorsi sulle rive del “mio” lago posso senz’altro ritenermi soddisfatto per le catture effettuate sia per la non casualità delle stesse che per l’impiego di un’attrezzatura dedicata in grado di offrire prestazioni sempre al top privilegiando affidabilità e al contempo divertimento. Quando si affronta una situazione consci di possedere gli strumenti tecnici adeguati per conseguire il successo si è già compiuto metà del percorso, lasciando l’altra metà alla nostra fantasia e capacità di adattamento alle variabili che di volta in volta ci si presentano. Anche questo fa parte del sottile piacere che questa fantastica disciplina ci sa offri
Nessun commento:
Posta un commento