Sono
con Giovanni Tacchini, presidente di U.N.Pe.M. PIEMONTE, mia antica conoscenza
e già apparso con intervista qua nell’ articolo
https://pescambiente.blogspot.it/2016/02/uno-sparo-sul-fiume-pam.html .
E
con il dott. Mauro Zavaldi, ittiologo, pescatore, e responsabile scientifico di
U.N.PeM. PIEMONTE . Unisco a piè pagina un recente scritto dell' ittiologo Stefano Porcelotti di Arezzo.
Questa
volta parleremo dei Temoli e qualche altra domanda.
Detto pesce è presente nell'Europa centro-settentrionale,
in un'area d'origine che si estende dalla Scandinavia a
nord fino all'Italia settentrionale a sud, dalla Francia a
ovest fino alla Russia europea ad
est. Nel passato più o meno recente è stato introdotto anche con successo in
aree o Stati diversi da quelli di origine.
In
Italia era originariamente presente solo nel bacino padano, popolando gli
affluenti di sinistra del fiume Po ed il fiume Tanaro, unico affluente di
destra. Sono state tentate introduzioni anche in altri fiumi dell’Italia
Centrale, ma con scarso successo ad eccezione dell’alto Tevere ove sembra che
abbia ben attecchito.
Predilige
fiumi e torrenti limpidi, con acque fredde e ben ossigenate, ma non troppo
rapide con fondo sassoso e ghiaioso. Condivide l’ambiente con la trota
marmorata e i primi ciprinidi reofili. Tecnicamente, popola la zona definita specificatamente “a
marmorate e temolo”. Ha abitudini gregarie e vive in branchi formati anche da
molti individui. Le popolazioni
dell'Europa centrale ed orientale hanno pinna caudale rossastra, mentre le
popolazioni indigene del bacino padano hanno riflessi bluastri, più o meno
marcati sulla pinna caudale e sulla grande pinna dorsale. Per questo, il temolo
padano viene definito anche “pinna blu”. Gli immaturi presentano sui fianchi
dieci macchie.
Notizie reperite in internet compreso il sito del Dottor Porcelotti cioè www.ittiofauna.org
Notizie reperite in internet compreso il sito del Dottor Porcelotti cioè www.ittiofauna.org
E’ un pesce di taglia media con
capo piccolo e un corpo slanciato. La pupilla è piriforme, appuntita verso il
muso e la bocca, piccola e trasversale,
ha il labbro inferiore leggermente arretrato. Si nutre prevalentemente di
insetti che preda sul fondo o salendo in superficie, diventando così preda
ambita degli appassionati pescatori a mosca. Misura
mediamente 30 cm circa a 3-4 anni con un peso di 200-300 g, raramente
raggiunge e supera i 50 cm (1 kg) a circa 10-14 anni di età. La riproduzione
avviene in primavera: la coppia dopo il corteggiamento depone da 2000 a 8000
uova di 3 mm di diametro nei bassi fondali sabbiosi e ghiaiosi dei corsi
d'acqua e quindi coperte con un sottile velo di sabbia. Le uova si schiudono
dopo un'incubazione di alcune settimane. Gli avannotti sono indipendenti non
appena consumato il sacco vitellino.
-E’ tutto giusto? A me pare che il Temolo artico raggiunga dimensioni
ben maggiori e attacchi anche esche artificiali da spinning…
Si, direi tutto giusto. Aggiungerei solo che nel mondo
esistono cinque specie di Timallidi e tutte sono presenti nel solo emisfero
boreale. Nel continente europeo é presente il solo Thymallus thymallus che, a
causa di isolamenti geografici dei bacini idrografici di appartentenza, ha
originato due endemismi: il danubiano (pinna rossa e macchia vinaccia sul
fianco) e l’adriatico (pinna blu e corpo grigio chiaro). Le dimensioni del
temolo artico non mi sembra si discostino molto da quello europeo, certo è
molto più aggressivo e si cattura facilmente a spinning.
-In Italia quali sono le acque ove risiede tale specie?
Come detto inizialmente, il temolo adriatico popolava
tutti i fiumi affluenti di sinistra del Po ed il Tanaro. E’ stata tentata
l’introduzione anche in Aveto, Trebbia, Magra, Roya ma, a parte un successo
iniziale, con il tempo la sua presenza é andata via via scemando al punto che
oggi risulta estinto nelle succitate acque e nel Tanaro. Anche i grandi fiumi
piemontesi (Po, Sesia, Toce, Ticino) hanno subito una forte contrazione di
questa specie, anzi, in Ticino possiamo considerarla estinta. In Lombardia, Veneto,
Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia la situazione va leggermente
meglio, anche se il ceppo originario é andato perso e quasi tutte ed ospitano
prevalentemente temoli danubiani .
Pure in Val d’Aosta la situazione è molto
critica, ed i motivi sono sempre uguali: lavori alveo, inquinamento,
captazioni, interruzione della continuità fluviale, riscaldamento idrico,
uccelli ittiofagi..
-Quali in maniera ancora decente? Nel Sesia alto di sicuro e
pure nell’
Adda in gestione UP Sondrio e ho sentito parlare di popolazioni anche nell’
Orco e pure in zona non salmonicola….
Ovviamente posso risponderti solo per quanto ne so per
esperienza diretta, e su queste basi ritengo che l’acqua più popolata sia
l’Adda in Valtellina. Poi, ma in misura decisamente inferiore, il Toce ed il
Sesia. L’Orco non mi risulta sia ancora popolato da temoli, purtroppo.
-Oltre nell’ Italia del Nord vi sono altre zone dove vi è?
Da quanto mi risulta, ma non per esperienza
diretta, l’unico ove il temolo ha
attecchito è l’alto Tevere. Le altre acque ove è stato introdotto non ha
attecchito e terminati i ripopolamenti é andato ad estinguersi
-Nella foto che allego tratta da un libro sui pesci e acque della provincia di VC edito oltre 10 anni fa e
che ho reperito in un mercatino vi sono le zone dove risiede il pesce in
questione…..E giusta?
E’ sicuramente una cartina datata e neanche troppo
precisa come segnalazione della presenza di temoli. Conosco molto bene la
Valsesia e in un non troppo recente passato (sino a trent’anni fa) trovavi il
temolo da Romagnano Sesia sino a Mollia,
compresi i torrenti Sermenza e Mastallone, poi alcune piene spaventose hanno
portato alla sua rarefazione ed ora mi risulta che vi siano alcuni esemplari
solo nell’asta principale del Sesia e nel basso Mastallone e solo nel
territorio gestito dalla Società Valsesiana Pescatori Sportivi
-La % pinna rossa/pinna blu quale ti risulta sia? Almeno nel Sesia…
La Legge Regionale Piemontese ha posto da alcuni anni
il divieto di introduzione di temoli non autoctoni (non adriatici o pinna blu)
nelle acque piemontesi, quindi la percentuale di pinna rossa è destinata a
scomparire, anzi, in Sesia, in Toce ed in Po è scomparsa. Purtroppo il temolo
adriatico presenta ancora forti difficoltà nell’ allevamento “industriale” e
trovarlo sul mercato è impossibile. Esistono incubatoi locali come in Valsesia
e in Ossola ove producono con grandi fatiche il fabbisogno appena necessario
per le loro acque. Personalmente sono abbastanza critico verso la Regione
Piemonte in quanto ha fatto poco per proteggere questo pesce prezioso (si è
limitata ad innalzare la misura minima e ridurne il quantitativo trattenibile
per giornata di pesca), senza attivarsi nella difesa degli ambienti che lo
ospitavano. Inoltre il divieto di introduzione del temolo danubiano, in nome di
un integralismo poco condivisibile laddove il temolo adriatico si é estinto, ha bloccato i tentativi di reintroduzione che
stavano portando avanti alcune associazioni
-Le specie si ibridano e se affermativo quale colore assume la pinna?
Il colore della pinna può variare, ma in linea
generale, la pinna dorsale rimane rossastra e vi sono solo alcune sfumature
azzurre, specialmente sulla caudale, che possono far presumere a soggetti
ibridi. In ogni caso il problema dell’ibridazione tra le due sub specie non è
tanto nella colorazione delle pinne, bensì nella perdita del ceppo originario
italiano che ha, come ripercussione, la perdita di individui geneticamente
selezionati dalla natura per sopravvivere in un determinato ambiente.
-Vi sono altre differenze fra le 2 specie?
Vi sono delle differenze morfologiche, ossia fisiche,
che però sono poco apprezzabili ad un occhio scientificamente esperto. Certo è
che il pinna blu tende ad essere un po’ più piccolo, come forma del corpo, del
cugino danubiano
-Vive solo in acque scorrenti o anche in acque ferme?
Alcune popolazioni sono fluviali, altre lacustri.
Queste ultime si trovano solo nel nord Europa come Svezia, Finlandia,ecc.,
mentre in Italia vi sono riportate presenze di temoli in qualche lago
prealpino, ma la loro presenza è dovuto a ripopolamenti o da fiumi immissari o
emissari
-Quale sarebbe e quale è la misura minima accettabile?
Considerato la criticità di questa specie ad alto
rischio di estinzione, direi che allo stato attuale dovrebbe essere vietata
l’uccisione, cosa che molte associazioni hanno introdotto nel loro
regolamento. La Legge Regionale Piemontese ha posto come misura minima la
taglia di cm. 35 ed 1 solo capo per giornata di pesca
-A parte che di certo abbocca ai vermi e bigattini (ne ho presi in vita
mia coi “cagnotti” 2-3 in Drava e 1 di 40 cm oltre 20 anni fa a Romagnano Sesia
con tale esca e sono state le mie uniche catture della specie) nella pesca a
mosca quali imitazioni preferisce?
Il temolo é insettivoro, e la sua alimentazione si basa
sugli insetti che popolano le acque in cui vive. Io amo pescarlo con la mosca
secca utilizzando imitazioni di effimere, di chironomi e formichine
-Tu lo insidi parecchio? Sei stato all’ estero per insidiarlo?
Sono molto appassionato di pesca al temolo, ma lo rispetto
molto. Lo insidio nel periodo autunnale dove il regolamento lo permette.
Frequento molto Sesia e Toce in quanto vicini a casa, poi, più sporadicamente, Adda, Piave, Adige, Aurino, in Italia. All’estero invece l’ho insidiato in
Slovenia sull’Unec, Sava, Soca, Tolminka, Natiza, Idrica. In Austria sulla
Drava e la Moll, in Croazia sulla Kupa, Kupica e Kabranka, in Scozia sul Tay,
sull’Earn, Isla, in Svizzera sul’Inn, in Finlandia a Ayskoski
-La tua cattura migliore quanti cm era e dove l’ hai fatta?
Bé, ti faccio ridere. Il temolo più grosso finora l’ho
catturato sulla Dora Baltea a Saluggia, a pochi km. da casa. Era un esemplare
di cm. 53 (unico pesce di tutta la giornata)
-Hai partecipato a qualche convegno sul Temolo e se affermativo dicci in
che veste, chi vi partecipava come relatori principali e le conclusioni a cui
si è giunti.
Ho partecipato a molti convegni sul temolo in quanto
socio dell’Associazione Nazionale Thymallus. Da una diecina d’anni
quest’associazione é in stand by, da quando ha dovuto accettare che,
purtroppo, i nostri governanti non ci
sentono in temi di progetti specifici sul temolo (ma anche su tutto in
generale). Nel 2012 ho ripreso in mano la situazione ed ho organizzato presso la
sede del Parco del Ticino a Cameri un convegno intitolato “Il temolo in
Piemonte: passato, presente e (quale?) futuro” E’ stato un successo di pubblico
con partecipanti che arrivavano da Cuneo, Torino, Biella, Milano, Varese,
Verbania, Vicenza, Verona ... Relatori di prestigio come il prof. Calabria, il
prof. Baltieri, il dott. Di Biase, il dott. Cesare Puzzi di Graia, il dott.
Boffino, il dott. Lo Conte, il dott. Borroni, il qui presente dott. Zavaldi i
quali hanno parlato di genetica, di distribuzione, dei progetti di recupero
etc. Un successo e ne sono molto soddisfatto. Nei giorni successivi abbiamo
creato un gruppo di lavoro in quanto l’intenzione era offrire alla Regione
Piemonte un progetto di base sul quale lavorare con la possibilità di ottenere
contributi europei. I funzionari regionali però non compresero l’importanza e,
complice anche un “terremoto politico” con inchieste giudiziarie che videro
coinvolte molti componenti dell’allora
maggioranza di governo, tutto finì nel nulla... come al solito
-Le cause principali della sua rarefazione quali sono?
Si è rarefatto per problematiche ambientali legate alla
qualità dell’acqua, alla naturalità dell’alveo, alle captazioni, alle
interruzioni fluviali senza adeguate scale di risalita, alla devastazione degli
areali di frega e alla predazione di uccelli ittiofagi. Inoltre, aggiungo io, la predazione delle numerose trote di
grossa taglia con cui vengono ripopolate le troppe turistiche create per
soddisfare la crisi d’astinenza dei troppi pescatori abituati ad andare
all’estero a pesca di salmoni ha rallentato moltissimo la sua ripresa. In
natura il temolo condivide l’ambiente con la marmorata, pesce solitario e fortemente
territoriale la cui densità di popolazione negli areali é decisamente molto
bassa
-Cosa ne pensi del progetto Temolo nella Mora istituito dalla provincia
di Novara (http://www.provincia.novara.it/Pesca/Progetti/)
e al 95% ideato e
concretizzato dal nostro notissimo conoscente o amico Renato Pellò (Adesso
addirittura presidente regionale Piemonte FIPSAS mentre prima la
osteggiava…..come cambiano i tempi e le cose!) qualche anno fà. Quanti
esemplari furono immessi e di che taglia? Tu lo hai frequentato e ne hai presi?
Attualmente la situazione come ti risulta che sia?
Foto del primo tratto |
Sicuramente la miglior cosa che abbia fatto la
Provincia di Novara dacchè io ricordi. Infatti, e forse a molti é sfuggito, il
progetto temolo é stato integralmente finanziato dalla Provincia di Novara ed é
stato coordinato nella parte scientifica dal qui presente dott. Mauro Zavaldi.
Il progetto si è sviluppato sia sulla roggia Mora che sulla roggia Busca. Finché é stato finanziato e coordinato
scientificamente é stato un successo, poi la mancanza di fondi, il non rispetto
del minimo deflusso vitale da parte dei derivatori e l’assillante attività di
pesca a cui sono stati sottoposti hanno
portato alla scomparsa dei temoli sulla Busca, mentre in Mora dicono che
qualcosa sia rimasto. Personalmente però non frequento molto quest’ultimo corso
d’acqua in quanto non lo ritengo adatto alla mia passione per la pesca a secca.
Troppi movimenti d’acqua, incertezza dei livelli.. preferisco andare altrove
-I club italici che si impegnano veramente a salvaguardia del Temolo
quali ti risulta siano?
Per quanto ne so sono solo le associazioni che
gestiscono acque direttamente (es. FIPSAS, VALSESIANA, RISERVA DI CARMAGNOLA) o
indirettamente (A.T.A.A.I., PINNA BLU VALLI DI LANZO) che si impegnano
concretamente nei progetti di reintroduzione e tutela. Altre Organizzazioni,
come U.N.PeM., ove presenti nelle Consulte Pesca, fungono da stimolo nei
confronti di Regione e Provincie affinché adottino provvedimenti o regolamenti
di tutela. In provincia di Novara, proprio grazie ad U.N.Pe.M. da diversi anni è in vigore il divieto di
trattenere il temolo
-E’ possibile la sua riproduzione artificiale e, se affermativo, è costosa e vi è qualcuno, in Italia ed anche
all’ estero, che tu sappia, che lo fa?
La riproduzione in Italia avviene solo in alcuni
piccoli impianti come quello presente in Valsesia, in Valtellina, in Val
d’Ossola, in Val d’Aosta ed in Friuli Venezia Giulia. Sul discorso dei costi è
sicuro più costoso che produrre trote fario o iridee, ma il vero problema
dell’allevamento in cattività del temolo è che mal si adatta ad una vita in vasca,
pertanto ha notevoli difficoltà a produrre uova durante la stagione
riproduttiva.
E’ purtroppo un pesce la cui necessità di utilizzare
varie tipologie di habitat fluviale durante la sua vita lo rende poco
compatibile alle vasche di un allevamento a meno che non si allestiscano delle
strutture rinaturalizzate e linee di produzione dedicate che la maggior parte
di allevatori di trote non vuole fare.
All’estero il temolo viene prodotto artificialmente in
Slovenia, Austria, Francia, Inghilterra, Svezia ed in generale ove la specie è
presente, ma parliamo comunque di piccoli impianti di associazioni di pescatori
che producono bassi numeri rispetto a quelli che sarebbero necessari per
attuare dei massicci piani di ripopolamento su vasta scala.
In fin dei conti sarebbe anche inutile produrre
materiale ittico così pregiato se prima non si riesce a risolvere il problema
della sua rarefazione o della sua scomparsa sugli ambienti naturali.
Io e i
lettori ti ringraziamo molto.
Scritto del Dottor Stefano Porcellotti
Il temolo, Thymallus thymallus
(Linnaeus, 1758).
Nomi dialettali italiani - Emilia Romagna - Temol. Liguria - Temul. Lombardia - Temul, Temal, ongiarolo, Moruscei. Piemonte - Temu, Tem, Timer, Timber, Timoul, Tmmer, Tmar, Temmer. Veneto - Temel, Giazzarolo, timalo, Temùl.
Nomi dialettali italiani - Emilia Romagna - Temol. Liguria - Temul. Lombardia - Temul, Temal, ongiarolo, Moruscei. Piemonte - Temu, Tem, Timer, Timber, Timoul, Tmmer, Tmar, Temmer. Veneto - Temel, Giazzarolo, timalo, Temùl.
Nomi comuni esteri - Spagnolo - Tímalo. Portoghese - Peixe-sombra. Francese - Ombre, Ombre commun, Ombre de rivière. Inglese - Grayling, European grayling. Galles - Cangen las. Tedesco - Aesch, Aesche, Aescher, Aeschling, Asch, Asche, Federäsche, Garr, Gräsling, Harr, Mailing, Mayling, Meiling, Perpel, Spalt, Spelt, Sprengling, Sprenzling, Springer, Springling, Sprönzling, Sprötzling, Stalling, Stilling, Stolling, Zeitasch, Äsche. Olanda - Vlagzalm. Danimarca - Stalling, Europæisk stalling. Norvegia - Harr. Svezia - Harr. Finlandia - Harjus. Polonia - Lipien europejski. Repubblica Ceca - Lipan podhorní, Lipen obycajny. Repubblica Slovacca - Lipen obycajný. Ungheria - Pénzes pér. Federazione Russa - Kharius, Kharius obyknovennyi. Romania - Lipan. Bulgaria - Lipan. Albania - Freskori.
Distribuzione di Thymallus thymallus secondo IUCN - In Europa il temolo è diffuso dall'Inghilterra e dalla Francia fino ai monti Urali, nel Nord-Ovest della Russia. In Italia la specie è endemica dell’area padano-veneta, diffusa nei corsi d'acqua dell'Italia settentrionale e recentemente introdotta, con acclimatazione, in Toscana (Tevere).
Caratteri meristici - Squame sulla linea laterale: 80 - 90. Squame sopra la linea laterale: 7 - 8. Squame sotto la linea laterale: 8 - 10. Branchiospine: 22 - 24. Vertebre: 57 - 61. Pinna dorsale: V - VIII; 12 - 17. Pinna anale: III - IV; 9 - 10. Pinne pettorali: I; 14 - 16. Pinne ventrali: II; 8 - 10. Pinna caudale: 19 - 21. Numero cromosomico: 2n = 102.
Descrizione - Corpo affusolato, a sezione ovale, compresso lateralmente. Squame cicloidi grandi, disposte in file orizzontali ben evidenti. Testa piccola, misura circa 1/5 della lunghezza standard. Bocca relativamente piccola, in posizione infero-mediana. Mascella superiore leggermente più lunga di quella inferiore. Denti di dimensioni ridotte, situati su entrambi i mascellari, sui palatini e sul vomere. Testa del vomere con da 6 a 12 denti. Linea laterale in posizione mediana. Pinna dorsale molto sviluppata, alta e fornita di raggi molli molto flessibili. Pinna adiposa grande. Pinna caudale biloba. Pinne ventrali con origine nei pressi della corrispondenza con il centro della base della pinna dorsale. Livrea è grigio verde sul dorso ed argentea o dorata sui fianchi, ventre bianco. Negli individui adulti la pinna dorsale mostra spesso strisce giallo-verdi ed è punteggiata tra raggio e raggio da macchie chiare disposte in serie regolari. Pinne pettorali, ventrali ed anale translucide, con riflessi bruno giallastri. Le popolazioni dell'Europa centrale ed orientale hanno pinna caudale rossastra, mentre le popolazioni indigene del versante italiano della catena alpina hanno caudale con riflessi bluastri, più o meno marcati.
Gli immaturi presentano sui fianchi dieci macchie "parr".
Dimorfismo sessuale - Nei maschi la pinna dorsale è più grande e, nel periodo riproduttivo, diventa iridescente e bordata di rosso.
Habitat e abitudini - Il temolo vive in acque fresche, ferme o correnti, ben ossigenate, con substrato misto a pietra, sabbia e ghiaia. Nei fiumi si trattiene nel tratto medio superiore, nella fascia pedemontana in corrispondenza dei terrazzi fluviali d'alta pianura. La specie è presente anche in acque di risorgiva e, nella zona settentrionale della sua area di diffusione, vive nei corsi d'acqua di maggiore portata, con fondale a sabbia e ghiaia, abbondantemente vegetato. La specie è molto diffusa nell'Europa settentrionale, tanto che l'area fluviale corrispondente al suo habitat viene definita "zona del temolo". Nei laghi si trattiene lungo le coste ed in prossimità dei corsi d'acqua immissari ed emissari. Non tollera acque inquinate e con temperatura superiore a circa 18 °C. Di tendenza gregaria, forma branchi composti anche da molti individui. A differenza delle trote, i temoli non hanno tendenza a nascondersi in anfratti del fondo o tra la vegetazione di sponda, si spostano nei tratti aperti o si trattengono in vicinanza di ostacoli sommersi, seguendo il flusso della corrente che trasporta gli insetti aerei di cui si nutrono.
Alimentazione - Si ciba principalmente di micro e macroinvertebrati bentonici ed insetti aerei. Una ricerca effettuata sul contenuto stomacale di esemplari catturati nel fiume Brenta (Salviati e Marconato, 1988), ha rivelato una dieta composta per circa l'80% da insetti, principalmente ditteri ed efemerotteri (larve ed adulti alati), per il 16% da piccoli crostacei, dal 3 % di gasteropodi e da minime quantità di aracnidi ed oligocheti. Gli individui più grandi tendono a predare anche avannotti e piccoli pesci bentonici, come immaturi di gobidi, cobitidi e scazzoni.
Riproduzione - La maturità sessuale viene raggiunta a circa 3 anni. La frega avviene generalmente in primavera, da marzo a maggio, il periodo viene comunque condizionato dalle condizioni ambientali e dalla temperatura dell'acqua, nelle aree più settentrionali può svolgersi anche da maggio a tutto giugno. La deposizione ha luogo in acque di scarsa profondità, correnti ne ben ossigenate, con substrato misto a ghiaia, piccoli ciottoli e sabbia. La femmina scava piccole depressioni nel substrato dove depone le uova, dopo la fecondazione da parte del maschio, la madre ricopre la covata con la ghiaia del fondale. Non esistono cure parentali. A seconda delle dimensioni, ogni femmina emette da 2.000 a 8.000 uova giallastre, di media grandezza, con diametro compreso tra 2 e 3 mm. La schiusa delle larve richiede circa 180 - 200 gradi-giorno. Negli avannotti il sacco vitellino è piccolo e viene riassorbito in poco tempo.
Accrescimento e resilienza - Tempo minimo di raddoppiamento della popolazione. medio: 1.4 - 4.4 anni (K = 0.12 - 0.26; tm = 2 - 6; tmax = 14). L'accrescimento è piuttosto rapido nei primi anni di vita, al primo anno i temoli raggiungono lunghezze totali comprese tra i 9 e gli 11 cm, con un peso di circa 10 gr, al secondo anno misurano da 19 a 22 cm e pesano da 70 a 100 gr, alla fine del terzo anno di vita toccano i 33 - 35 cm e pesano da 350 a 400 grammi.
La velocità di crescita diminuisce dopo il terzo anno, a circa 8 - 9 anni i temoli raggiungono lunghezze totali di circa 45 cm. Si tratta di pesci di taglia media, la taglia massima segnalata è di 60.0 cm TL (con un peso di 6.700 gr. In condizioni ambientali ottimali, la durata del ciclo vitale è piuttosto lunga. Età massima riportata: 14 anni.
Predatori, parassiti e malattie - La specie è soggetta a malattie virali e batteriche. Si conoscono diversi elminti parassiti, tra cui i principali appartengono ai generi Spiroptera, Diphyllobothrium, Distomum ed Echinorhynchus. Viene predata principalmente da grandi salmonidi, da esocidi, lucioperca e persici. Questi pesci rientrano anche nella dieta di uccelli ittiofagi come cormorani, aironi e svassi.
Status della specie - La specie è ancora abbondantemente diffusa soltanto nelle aree più settentrionali della sua area di distribuzione. Nelle restanti regioni europee, le popolazioni stanno subendo un calo generalizzato a causa dell'azione effettuata dall'uomo sull'habitat. La specie è molto sensibile a fenomeni d'inquinamento, in particolare chimico e quello causato dal dilavamento di pesticidi e concimi usati in agricoltura. Le maggiori cause di rarefazione del temolo sono però rappresentate dalle modificazioni effettuate sull'alveo dei corsi d'acqua, in particolare risulta particolarmente grave la costruzione di dighe ed altri sbarramenti, sprovvisti delle scale di risalita, che interrompono la continuità fluviale frammentando le popolazioni ed impedendo ai riproduttori di raggiungere le zone di frega. Oltre le modificazioni ambientali fisiche, anche le alterazioni conseguenti alle immissioni di specie alloctone e ripopolamenti incauti, hanno danneggiato la consistenza numerica delle popolazioni di temolo, fino a causarne anche la totale estinzione. Semine di salmonidi in acque libere, spesso effettuate in maniera disarmonica e sovradimensionata, sono spesso causa di gravi problemi per questa specie.
Particolarmente dannose per la conservazione del temolo e di altre specie rare reofile, sono quelle riserve "no kill" dove non si provveda a limitare la densità di grossi esemplari di trote. La sproporzione del rapporto preda/predatore porta in breve tempo a sterilizzate il corso d'acqua dalla presenza di altre specie, scatena fenomeni di cannibalismo nei salmonidi, ne riduce l'accrescimento per carenza di cibo e facilita la diffusione di malattie, che spesso assumono la consistenza di epidemie. In questi casi non può essere applicato l'atteggiamento "buonista" di non uccidere i pesci catturati, si tratta di ambienti che l'uomo ha alterato mediante le immissioni, deve sempre essere attuato un responsabile piano di controllo che provveda a mantenere l'equilibrio delle popolazioni di pesci presenti.
Protezione - La specie è protetta da leggi comunitarie e nazionali che istituiscono misure minime e periodi di divieto. Il temolo è incluso nella Lista Rossa IUCN (International Union for Conservation of Nature and Natural Resources) come specie a basso rischio (LR/lc).
Valore economico - Il temolo ha un notevole valore economico, grazie al grande pregio che riveste per la pesca sportiva. Le richieste di materiale da ripopolamento superano generalmente l’offerta, a causa della difficoltà di allevamento che presenta la specie. La riduzione numerica della specie e le rigide restrizioni che ne tutelano la gestione di pesca, hanno reso progressivamente meno usuale la presenza del temolo sui mercati ittici. Le carni del temolo hanno il caratteristico aroma che ricorda la pianta di timo, da cui deriva il nome: "thymus" (timo). Nella cucina tradizionale dell’Italia settentrionale questo pesce era molto apprezzato sia per essere grigliato, bollito o cucinato con erbe aromatiche.
Gnochetti con temolo grigliato |
Pesca - Mentre la specie non ha più nessun interesse per la pesca tradizionale, viene molto appressata dagli sportivi che praticano la pesca a mosca. http://www.moscaclubaltotevere.it.
La pesca a mosca del temolo ha coinvolto anche il club di pescatori della nostra associazione che, assieme a noi e con il supporto dell'Amministrazione Provinciale di Arezzo, è riuscito a realizzare l'acclimatazione della specie nella zona ad acque fredde creatasi sotto la diga di Montedoglio nel fiume Tevere in provincia di Arezzo. Per saperne di più:
Aggiungo di mio che invece quando i temoli erano abbondanti nei tratti non a vocazione salmonicola (cioè le acque da trota) come il Ticino erano molto ricercati con la camolera e comunque si cattura anche col verme e coi bigattini ( accertato in Austria sulla Drava pescando col galleggiante e molti molti anni fà anche sul Sesia a Romagnano).
Temolo della Drava |
Ricetta (non me ne vogliano i Pam)
Stringetelo tra le mani, annusatelo e sentire il timo, il cetriolo, la buccia di melone o d’anguria, non certo l’odore di pesce. La sua carne è magrissima e soda, con quel caratteristico aroma che lo rende unico e per cui la prima preparazione è proprio con rametti di timo, semplicemente in padella o dolcemente grigliato. Gli esemplari più grossi possono essere bolliti con erbe aromatiche e poi accompagnati con burro fuso, con la migliore e più leggera maionese di cui sarete capaci, con un olio del Garda e una goccia di limone. Altrimenti, dopo averlo pulito e asciugato, togliete la testa, apritelo a libro e levate la lisca. Passate nella farina e fate rosolare qualche minuto in burro ben caldo e salvia. Asciugate con carta da cucina, poco sale, una spruzzata di pepe gentile. Se amate le salse, il temolo regge anche una cottura al forno: in una teglia, qualche scalogno, piselli sbollentati, il temolo col fianco inciso da tre tagli, imbottito di timo. Forno a 200° per mezz'ora, sfumando a metà cottura con vino bianco. Passate al colino il fondo di cottura, stemperate con un po' di brodo vegetale, servite con la salsa ottenuta. Stappate il vostro miglior vino bianco o, perché no?, lo champagne
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