10.08.2017

Caccia (Pesca) all' extracomuntario naturalizzato: il wide mouth


Il persico trota (Micropterus salmoides, ), o black bass (nello specifico largemouth bass) è un pesce osseo d'acqua dolce appartenente alla famiglia Centrarchidae. Il persico trota è originario di un ampio areale in America settentrionale dai Grandi Laghi alla Florida e al Texas fino al nord del Messico, compreso l'intero bacino idrografico del Mississippi-Missouri dove raggiunge pesi doppi che in Italia. È stato introdotto in tutti i continenti tranne l'Antartide[. In Europa è stato introdotto a partire dal 1883 in quasi tutti i paesi ma si è rapidamente estinto nel Regno Unito, in Germania, in Polonia e nei Paesi Bassi mentre è diffusissimo nelle zone meridionali e mediterranee come ItaliaSpagnaPortogallo, sud della Francia e Balcani.
È presente anche nel bacino del Danubio, negli affluenti sloveni;  In Italia è stato introdotto ai primi del '900 nei laghi di Monate e di Comabbio (anticamente noto come "lago di Varano") da dove si è diffuso in tutto il paese e  nelle regioni meridionali e insulari la sua presenza è massiccia in alcuni laghi della Sicilia e della Sardegna. Può vivere fino a 23 anni. Gli esemplari fino ai due anni di età tendono al gregarismo e formano piccoli banchi, gli adulti tendono ad isolarsi pur non essendo territoriali. In inverno tende a raggiungere profondità più elevate e a cadere in un periodo di ridotta attività, in estate è frequente nei pressi della superficie. . Si riproduce in primavera e all'inizio dell'estate.
In questa stagione il maschio ripulisce un tratto di fondale di sabbia o ghiaia in acqua bassa ove la femmina deporrà le uova in numero da 1.000 a 10.000 in base alle dimensioni corporee. Le uova vengono deposte a più riprese durante la stagione riproduttiva. In seguito il maschio o entrambi i genitori sorvegliano il nido fino a che gli avannotti non lo avranno lasciato.. Ama stare sotto ninfee ed infatti il primo e pulito lago di Mantova(IlMincio in realtà forma 3 laghi ma il 2° e il 3° sono inquinatissimi tanto che ,almeno in passato, era stato disposto di divieto di mangiare pesci provenienti da quei 2 bacini) ne è pieno.


Quando la  stagione invernale stà per finire e dove le giornate si fanno sempre un pochino più lunghe e lentamente più tiepide, si inizia febbrilmente ad ispezionare gli angolini buoni. Memori del successo e delle sconfitte dei pochi anni precedenti in cui l’ ho pescato abbastanza e mi ripasso mentalmente tutte le strategie atte a portare a riva il “mito” della primavera.
In effetti il gioco valeva veramente la candela quando frequentavo il lago Ripalta ad Asigigliano (VC) che ai tempi aveva in gestione l' APD Novara di cui ero diciamo l'adetto stampa e percio vi entravo gratis;


Solo Manitù sà quanti soldi ho fatto guadagnare all' APD Novara e al consorzio agricoltori del paese (proprietari del lago) che dividevano gli introiti coi miei articoli cartacei e nei vari siti e forum online.
Vicino a tal lago vie era un capannone ove tutti i giorni andava xxx un pensionato del paese che vendeva i buoni giornalieri e i semestrali o annuali; Questi ultimi avevano una matrice che rimaneva sul blocchetto e un altro pezzo che andava al pescatore e veniva crociato se era semestrale o annuale. Inoltre xxx oltre a fare dei lavori vari vendeva sotto prezzo artificiali che Lui diceva recuperati sulle piante.
Io e il defunto Mario di Nicorvo (guardia con decreto prefetizzio e consigliere APD Novara) avevamo detto al Pellò che il tizio era ambiguo quanto meno ma parole al vento fino a quanto si scopri che xxx barrava al pescatore l' annuale e nella matrice ince il semestrale e cioè in pratica mettendo che l' annuale era 200.000 lire e il semestrale 120.000 si metteva in tasca 80.000 lire.

 Oltremodo proprio io assieme ad altri 2 successivamente che in un paio di punti aveva messo delle reti in acqua in modo che pescando a spinning si rimaneva agganciati e si perdeva l' artificale. In una vi erano almeno 40 pezzi!! Bel furbetto eh...

Successivamente il lago ebbe una moria di pesci (forse alghe tossiche) e le migliaia di BB, tanti lucci, persici reali, minutalia e i grossi branchi di carpeed anche amur che in estate si poteva camminargli sopra...perirono in buona parte. Attualmente non saccio quale è la situazione.
https://www.youtube.com/watch?v=1QEitHAygFA



Ma tornando al BB la sua difesa possente basterebbe a tesserne le lodi anche se il fiore all’occhiello è rappresentato dai mitici salti fuor d’acqua che spesso e volentieri compie, anche se talvolta portano ad inesorabili slamature. Vedrò anche come cercare di “limitarne i danni” in questo senso, ma ora inizio, con la collaborazione di un esperto di questa pesca, col riassumere i comportamenti dei “primi” boccaloni, coi quali l’appuntamento non è certo da perdere.
Renato Pellò al Ripalta
CHI PRIMA ARRIVA . . .
Mai detto fu più veritiero. Al loro “risveglio”, dove attaccano essenzialmente per fame, abbiamo a che fare con i black più ingenui e spesso più belli della stagione. Negli angolini più riscaldati delle lanche, specie nelle ore centrali della giornata vale proprio la pena di insistere, sempre con un ottimo mimetismo e silenzio.
Il discorso artificiali, di questo periodo, assume un’importanza minore rispetto al resto della stagione, tuttavia direi che i minnows abbiano qualche punto in più. Ma come recuperarli?

L’AZIONE PIU’ IMPORTANTE
Vi sono, in tutta l’azione di pesca, molti particolari che a prima vista parrebbero secondari e, sebbene ognuno di questi abbia la sua importanza, possiamo riassumere a quattro i punti fondamentali.



1. Il lancio.
2. Il recupero dell’artificiale.
3. La ferrata.
4. Il recupero della preda.

Parleremo di tutti e quattro i particolari, ma è chiaro che non eseguendo correttamente il secondo, di conseguenza il terzo ed il quarto hanno meno probabilità di esistere.

Iniziamo quindi da questo. Nonostante, come detto, i “primi” black siano meno schizzinosi, un recupero mirato spesso s’impone. Ecco allora qualche “trucchetto”, forse risaputo, forse no.




Minnows: la prima regola prevede un recupero mai omogeneo ed uguale. Pensate alle vibrazioni propagate da un pesce vero; esse non sono mai costanti. Anche ammettendo di usare lo stesso artificiale come fonte scatenatrice di disturbo, aggressività e simili, è chiaro che questi istinti saranno facilmente scatenati quanto più tra i vari tipi di vibrazione “partirà” quella giusta. Con una vibrazione “a senso unico” trovare quella giusta assomiglia un po’ ad una roulette russa, nonostante a volte ci si azzecca.
Le varianti più comuni sono rappresentate da: stop and go, variazioni di velocità e/o di profondità, nonché di traiettoria, colpetti di polso per simulazioni del tipo “pesce in difficoltà”, tra i quali di estremo interesse si rivelano le vibrazioni dei minnows fermi.


Riassumo brevemente, avendone già parlato in altra sede, questa micidiale alternativa al recupero: dopo il lancio, mettiamo semplicemente in tensione al lenza, e con dei colpetti di canna facciamo vibrare l’artificiale galleggiante di turno sul posto.
Vi sono diverse varianti a queste vibrazioni, ad esempio dei colpetti distanziati (tipo popper), un’oscillazione continua del cimino che produce vibrazioni continue e dell’intensità da noi volute, dei leggerissimi scarti laterali, e molto altro. Logicamente queste varianti possono essere “mischiate” tra di loro durante l’azione di pesca ed inframezzate da spezzoni di recupero.

E’ molto importante ricordare che, alla bollata del black (essendo l’artificiale fermo) dovremo rispondere con una ferrata del tipo “pesca a mosca secca”, ma mai nervosa e troppo anticipata (si parla chiaramente di frazioni di secondo), pena lo stappare di bocca l’esca al pesce. Le prime volte occorre farci un po’ la mano, ma va detto che anche durante un “normale” recupero il black non ha un attacco velocissimo e non necessita affatto di ferrate alquanto repentine (l’opposto del cavedano). Anche una canna non molto rapida può aiutare, specie alle prime esperienze, nel discorso in questione. Dopo aver parlato del recupero degli artificiali e della ferrata, passiamo ora ad un altro importantissimo particolare.



IL LANCIO
Non importa quale tipo di lancio effettuiamo, ma il risultato che esso sortisce. “Canonico” o meno, bello o brutto da vedersi ai nostri occhi, l’importante è che abbia i seguenti effetti: 1) Precisione nel depositare l’esca. 2) Insospettabilità agli occhi del pesce. 3) Possibilità di sbagliarlo il più ridotta possibile. 4) Previsione, quando possibile, di un felice recupero dell’esca e di un’eventuale preda. Ritengo sintetizzato in ciò molto di quello che serve, ma un consiglio soprattutto ci sta: specialmente quando avete individuato un black a galla, non abbiate mai fretta di lanciare, ma studiate bene il tipo dei lancio prima di effettuarlo.
BB del lago di Mergozzo


IL RECUPERO DELLA PREDA
Questo particolare appare di norma come il più trascurato, verificandosi spesso di sorpresa e quando siamo presi da una scossa notevole di adrenalina. Ma anch’esso ha la sua importanza. Il discorso appare fortemente legato al tipo di difesa della preda in questione, la cui caratteristica peculiare, oltre ad una grande vigoria, è rappresentata dai salti e dalle capriole fuor d’acqua, che sono senz’altro bellissimi e gratificanti, ma che spesso portano ad indesiderate slamature. Non è che si possa fare poi molto per risolvere il problema, tuttavia in taluni casi si porta il black a riva o sulla barca, magari agganciato per un pelo, adottando i seguenti accorgimenti:


1. Cercate di mantenere il pesce allamato verso la superficie, di modo che trovi meno rincorsa per “spiccare il salto”.
2. In questo modo il pesce potrebbe essere portato a “tentativi” di salto che si riducono, per forza, ad una specie di capriole. Durante queste ultime, pur mantenendo il contatto, non forzate eccessivamente la preda.
3. Meglio usare canne non rapidissime, come già accennato. In questa pesca io eviterei anche l’uso del trecciato, che si rivela invece oltremodo utile per prede dalle diverse caratteristiche (di attacco, di difesa e/o di morfologia dell’apparato boccale) come ad esempio la trota od il cavedano. Per ultimo, vorrei esporre quello che è una mia convinzione personale, che non posso proporre con certezza, ma che anno dopo anno, o meglio periodo dopo periodo, si fa sempre più largo nella mia mente.

I boccaloni non esibiscono sempre la medesima difesa, ma questa può variare a seconda del tipo di ambiente e della stagione. Passo subito alla spiegazione dei perché scontati:

1. Ambiente: in mezzo metro d’acqua non è possibile inabissarsi per cercare la rincorsa per “spiccare il salto”, in quattro metri d’acqua sì.
2. Stagione: quando il black vive a galla può faticare di per sé (ed ancor più se noi non glielo permettiamo) a cercare quella rincorsa. Ma aldilà di questi perché, sono convinto ci sia dell’altro.

Chi, come me, non è legato ad una sola tecnica lo insidia anche con piccoli pesciolini vivi a fondo recuperando ogni qualche secondo oppure col galleggiante. Pesca da effettuarsi prima della riproduzione in quanto altrimenti ci ritroveremo agganciati mini BB o persici reali che attaccano pesciolini + grossi di loro.
Abboccano anche col vero e finto verme oltre a imitazioni viniliche come gamberi e libellule. Lo si pesca anche a mosca tranquillamente.


Posti decenti in Piemonte dove pescarli sò del lago di Bertignano e del vicino lago di Viverone (quà un pò in crisi la specie), del lago di Cascinette vicino Ivrea, abbastanza in quel di Mergozzoe cave private.

Le carni siano da ritenersi buone ma  si trova molto di rado in commercio
 Il persico trota è un pesce dalle carni molto gustose e delicate. Lo si può cucinare come tutti gli altri pesci: bollito, al forno,in cartoccio, ecc. ecc
"Conetti" di persico trota gratinato al pistacchio: 




X 4 PERSONE 

N°4 filetti di persico trota 
N° 1 spicchio d’aglio 
Un cucchiaio di prezzemolo e erba cipollina tritato 

N° 1 dl. di olio d’oliva 
g. 50 di pistacchio sgusciato 
Sale e pepe bianco q.b. 
Kg. 0,800 patate a pasta gialla 
N° 4 uova 
g. 250 burro 
g. 50 parmigiano grattugiato 
N°.8 fette di pan carrè 
N° 12 pomodorini rossi 
N° 2 limoni 
N° 12 asparagi grandi 

Pulire, squamare e sfilettare bene il persico. 
Preparare le patate duchesse passandole allo schiacciapatate dopo averle lessate in acqua salata, e aggiungendoci a caldo 100 g. di burro, 2 rossi d’uovo, 30g. di parmigiano, prezzemolo e erba cipollina finemente tritata e lavorare energicamente con una spatola di legno. 
Passare i filetti di persico nella “panura” preparata col pancarrè grattugiato, pistacchio sbriciolato, aglio e prezzemolo tritati finemente, sale e poco olio d’oliva , avvolgerli a forma di cono e al centro, servendosi di un sac-a-poche con punta grande a stella riempire con la purè duchesse ancora calda. 
Irrorare con poco olio d’oliva e cuocere a forno molto caldo (190/200°c) per 15/18 minuti circa. 
Servire caldissimo guarnendo il piatto con spicchi di limoni e con i pomodorini precedentemente tagliati a metà, privati dei semi, salati riempiti con la stessa “panura” e passati al forno caldissimo per 10 minuti circa e con i fascetti d’asparagi al burro. Uno spruzzo di aceto balsamico buono sicuramente lo nobiliterà.....



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