Persici con … i denti !!!
Tutti gli anni , in autunno ormai inoltrato , “tradisco” l’ amato lago Maggiore per organizzare un’
uscita con il mio compagno di pesca Luca sul lago di Lugano più conosciuto con
il nome di Ceresio . Questa che ormai è diventata un’irrinunciabile tradizione
mi consente di praticare lo spinning in uno specchio d’acqua molto ricco di
pesce per il divieto assoluto di praticarvici la pesca professionale con le
reti ; nonostante la massiccia presenza di uccelli ittiofagi come cormorani ,
svassi , aironi , garzette e diverse specie di laridi ,
le popolazioni di
predatori presenti in questo bacino subalpino sono molto ben rappresentate : si
va dai lucci (qui li chiamano “reali”
per distinguerli dai lucioperca ) , ai black bass , ai grossi cavedani lacustri
, ai lucioperca appunto , per finire con i persici reali che in questo lago
raggiungono dimensioni da capogiro . Un bel scritto su questo pesce lo trovate
nel blog del mio amico Walter. Il link è http://pescambiente.blogspot.it/2012/05/persico-reale.html
Video pesca ai persici reali
Proprio questi ultimi sono stati negli autunni passati i
soggetti delle nostre attenzioni alieutiche troppo spesso mortificate o
ridimensionate in tema di persici negli altri grandi laghi del nord Italia .
Nel Ceresio infatti questo simpatico e combattivo predatore non soffre affatto
di “nanismo” come spesso avviene in
altri bacini ; anzi , tutt’altro ! Catturare un persico reale sul Lugano di più
di un chilo e mezzo di peso non viene considerata una cosa eccezionale .
Inoltre un’altra caratteristica precipua di questo splendido bacino è la
dimensione rilevante dei banchi di questo predatore gregario : specialmente
nella stagione tardo-autunnale , questi tigrotti di lago si aggregano in banchi
di centinaia di individui di tutte le dimensioni così che , se il fortunato
pescatore è in grado di localizzare uno di tali banchi , non saranno precluse
catture a ripetizione .
Così io ed il mio amico Luca in una giornata di fine
ottobre , come da molti anni a questa parte, decidiamo di partire da Milano di buon ora per
presentarci sul posto di pesca prescelto non appena spuntano le prime luci dell’alba
; questo cambio di luce dalla notte al giorno infatti è uno dei momenti magici
che la natura ci offre per insidiare il persico reale insieme ai minuti che
precedono il crepuscolo . Questo voracissimo pesce attende tali momenti per
scatenare le sue scorribande gastronomiche a caccia di alborelle , piccoli
gardons , triotti , piccole scardole dette “codarossa” e quant’altro abbia l’ardire di
transitare impunemente nel suo territorio di caccia . Scardola coda rossa |
Dico preparati perché per i fini descritti sono solito intervenire sugli artificiali incollando una o più listarelle di piombo sulla zona della pancia per aumentarne il peso ; in fiume infatti è di fondamentale importanza rimanere sempre il più possibile aderenti il fondo mantenendo al contempo contenute le dimensioni dell’insidia . Il Trouter nasce con una dimensione di 8,5 cm per un peso di 18 gr, ma dopo la mia personalissima customizzazione , il suo peso è di ben 25 gr.
Anche se in lago non necessiterebbe una modifica tale , decido lo stesso di utilizzarne uno maggiorato nel peso così da velocizzare le fasi di affondamento . Il mio amico opta invece per un cucchiaio rotante Spinner AGL nella misura maggiore da 14 gr. sempre di Rapture con pala olografica color oro : il primo che cattura capisce cosa gradiscono in quel momento i nostri amici pinnuti . Finalmente il buio lascia spazio ai primi tenui bagliori del giorno e , guardando in acqua , siamo in grado di percepire i piccoli cerchi che descrivono in superficie i banchi di pesce foraggio . Questa è senz’altro un’ottima notizia sulla presenza o meno dei predatori , pensiamo all’unisono io e Luca . I primi lanci effettuati da entrambi sono orientati verso i bordi dell’agglomerato di massa stabulante , ma forse è ancora troppo buio per vedere in attività i percidi ; vediamo anche la presenza di qualche grosso cavedano che pinneggia pigramente sotto gli ignari pesciolini .
Ora finalmente il chiarore ha la meglio sull’oscurità e il nostro impegno si moltiplica sempre in attesa che uno dei due registri il tanto sospirato strike . Con una situazione di luce ormai ottimale intensifichiamo il nostro impegno con la speranza sempre più pressante di realizzare qualche cattura . Nonostante svariati tentativi di ricercare i predatori in diversi strati d’acqua , tutto tace ; quei momenti di frenetica attività predatoria dei grossi persici che hanno caratterizzato spesso e volentieri le nostre uscite in quel luogo ora appaiono sollo come chimere . Né con il cucchiaio rotante né tantomeno con il minnow si registrano catture ! Eppure il posto è rimasto uguale agli anni passati , il livello delle acque appare costante e , soprattutto , la presenza massiccia di pesce foraggio dovrebbe garantire l’attività dei persici che viceversa latitano .
Proviamo a spostarci di una cinquantina di metri lungo la sponda dove scorgiamo la sempre costante presenza di folti banchi di gardons nuotare indisturbati a pelo d’acqua ; qui anche Luca decide di utilizzare un minnow ad assetto affondante con il quale entrambi ci prodighiamo in continui lanci sia verso il largo che parallelamente nei pressi del salto di profondità . Niente . La cosa inizia ad assumere una connotazione quantomeno inusuale ; ci rifiutiamo di pensare che con così tanto cibo a disposizione non siano presenti i nostri amici zebrati e continuiamo a pescare con una convinzione che sfiora l’accanimento ripetendoci che se i predatori sono presenti , prima o poi ne daranno sicuramente cenno . Io non voglio cambiare artificiale perché in condizioni simili un’esca di imitazione è sicuramente la scelta azzeccata . Nell’immediato sotto riva scorgiamo qualche sparuto persico aggirarsi apparentemente disinteressato a quanto accade intorno ; anche sollecitato dai nostri artificiali , non solo non risponde positivamente all’invito , ma addirittura scappa atterrito ! A questo punto mi stacco da Luca e decido di ritornare al punto di partenza , dove cioè in altre occasioni ho catturato tanto e bene ; rifaccio il nodo del terminale che lega l’artificiale ed effettuo alcuni lanci di una trentina di metri dalla riva ( con il Trouter appesantito arrivo dove Luca non può arrivare ). In uno di questi recuperi , circa a metà strada , finalmente posso avvertire in canna un colpo potente e deciso al quale rispondo con una ferrata rabbiosa : l’urlo che fino a quel momento era rimasto strozzato in gola ora finalmente può uscire . Ce l’ho !!! Luca accorre anche perché si rende conto da come la mia Intruder è incurvata che il persico è di grossa taglia ;
sono costretto ad allentare la frizione dell’SX-1 che lavora diligentemente assecondando le fughe e le testate che il grosso pesce palesa . Inizia a prendere forma nella mia mente l’idea che possa non trattarsi di un persico reale perché se così fosse , sarebbe veramente un pesce di taglia eccezionale . Dopo una manciata di minuti , riesco a staccarlo dal fondale che in quello spot è di circa quindici metri e continuo a “pompare” il pesce rubandogli filo ed avvicinandolo sempre più alla superficie ; quando la raggiunge e si palesa alla nostra vista , entrambi capiamo che si tratta di un luccio che ha inghiottito per intero il mio povero Trouter che fa bella mostra di se tra la folta schiera di denti aguzzi e taglienti del predone .
Incrocio lo sguardo di Luca e , senza proferir parola , entrambi aspettiamo da un istante all’altro il filo molle ed il luccio che riguadagna la libertà con il fastidioso “piercing” in bocca . Sono troppe le componenti a mio sfavore : l’artificiale troppo piccolo , il fatto che sono sprovvisto di terminale in acciaio ( certo, insidiavo il persico ! ) , la posizione elevata rispetto all’acqua e le continue e poderose testate che l’esocide effettua a pelo d’acqua con spruzzi e sciacquii estremamente pericolosi per il buon esito della cattura . Apparentemente ho tutto contro … Il pontile dal quale pesco permette all’acqua di invadere di ben un metro lo spazio sotto di me e , all’improvviso , il pesce decide di venirmi incontro e posizionarsi vicino ad una trave di sostegno del pontile stesso ; per un attimo difficilmente quantificabile non accade nulla dopodiché prendo il coraggio a quattro mani e decido di forzare il pesce , conscio del fatto che un contatto del terminale con la struttura metallica risulterebbe fatale . Riesco a toglierlo da quel posto pericoloso e scomodo , gli tengo la testa fuori dall’acqua mentre Luca , con non poca fatica , decide di calarsi giù prendendo come piccolissima base d’appoggio un manufatto in cemento di circa quindici centimetri di larghezza per di più bagnato e reso viscido dalle alghe cresciutevisi sopra . Ora siamo così vicini al successo che perderlo significherebbe una disfatta totale . Con un ultimo sforzo Luca allunga quanto più può il suo braccio sinistro verso l’acqua e con un movimento deciso afferra il pesce all’altezza degli opercoli branchiali mentre con l’altro braccio si tiene attaccato alla struttura del pontile .
E’ fatta ! Con una più sicura e meno invasiva presa opercolare afferro il pesce ed aiuto il mio amico a risalire sul pontile . Senza la sua preziosa collaborazione non ce l’avrei mai fatta! Possono partire così i rituali della misurazione , del peso e delle foto indispensabili per i miei articoli . Il responso del boga-grip è cm 81 per kg 3.250 di peso ;
non certo un gigante della specie , ma un gran pesce per le condizioni nelle quali è stato catturato . Solo adesso riusciamo a fare luce sullo strano comportamento dei persici nei confronti delle nostre insidie : più che pensare a rimpinzarsi dei succulenti gardons , erano intenti a sfuggire il pericolo di un luccio di medie dimensioni affamato e voglioso di riempirsi la pancia magari con un bel persico reale . Come da sempre affermo , niente nella pesca è casuale e tutto in natura trova la sua risposta .
Dopo avere abbondantemente ossigenato il grosso pesce con movimenti avanti e indietro , il luccio riprende le forze perse nel combattimento , smaltisce l’acido lattico accumulato , e con un guizzo vitale riguadagna le sue profondità lacustri . Decidiamo quindi di fare una quanto mai meritata seconda colazione per poi spostarci con l’auto sulla sponda opposta dove però i nostri ulteriori tentativi rivolti al persico reale risultano infruttuosi . Il sole nel frattempo è uscito dal cono d’ombra dei monti circostanti ed i venti gradi di temperatura ci suggeriscono di sederci su una panchina dove divoriamo letteralmente le cibarie portate da casa . La nostra battuta di pesca si può ritenere conclusa e così decidiamo di fare ritorno a Milano . Anche se il Ceresio non ha soddisfatto le nostre aspettative , non mi sento di considerare questa uscita un fallimento ed anzi , insieme a Luca , ci ripromettiamo di ritornarci al più presto .
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