Anoplogaster cornuta
La
famiglia degli Anoplogastridae comprende due specie di pesci abissali entrambi appartenenti al genere dei Anoplogaster. Entrambe le specie sono cosmopolite, A. brachycera è diffusa in acque tropicali, A. cornuta la sostituisce in quelle temperate. Son assenti
dal mar Mediterraneo e dai mari italiani.
Frequentano acque profonde fino a 5000 metri ma di solito si incontrano fino a 2000. Hanno abitudini pelagiche. A. cornuta raggiunge i 18 cm mentre A. brachycera al massimo i 6.
Frequentano acque profonde fino a 5000 metri ma di solito si incontrano fino a 2000. Hanno abitudini pelagiche. A. cornuta raggiunge i 18 cm mentre A. brachycera al massimo i 6.
L'Anoplogaster cornuta non è
altri che un pesce degli abissi dotato di fauci temibili, simili ad aculei
affilatissimi. Nonostante l'aspetto mostruoso è un pesce piuttosto piccolo, che
da giovane ha un aspetto chiaro, man mano che invecchia diventa scuro e sempre
più spaventoso.
Calamaro vampiro
Il Calamaro Vampiro o Vampyroteuthis infernalis, conosciuto comunemente come calamaro vampiro, è un mollusco cefalopode degli oceani temperati e tropicali, unica specie oggi vivente
dell'ordine dei Vampyromorphida. Il calamaro
vampiro è un esempio estremo di un cefalopode adattatosi a vivere a grandi
profondità: risiede nella zona afotica (cioè senza luce) a profondità di
600-900 metri o più. All'interno di questa fascia della vita marina vi è un habitat conosciuto come zona ad
ossigenazione minima (in inglese, oxygen minimum zone o OMZ),
in cui l'ossigeno disciolto è insufficiente a sostenere il metabolismo aerobico nella maggior parte degli organismi.
Il calamaro vampiro riesce però a respirare normalmente in questa fascia, fino
a un livello di saturazione d'ossigeno del 3% appena.
Ciò è frutto di determinati
adattamenti radicali. Tra tutti i cefalopodi propri delle grandi profondità, il
metabolismo del calamaro vampiro è il più lento. Nel suo sangue, di colore blu,
l'emocianina
(che nei cefalopodi sostituisce l'emoglobina)
trasporta l'ossigeno più efficientemente che in altri cefalopodi, e lo
assistono in questo anche branchie di grande superficie.
Pur avendo una muscolatura debole, i calamari vampiri mantengono
l'agilità el'assettotramitesofisticati statocisti (organi di bilanciamento simili all'orecchio interno umano) e i loro tessuti ricchi di ammonio si avvicinano perfettamente alla densità dell'acqua circostante.
Alle profondità meno spinte del suo
areale verticale, la luce che arriva dall'alto è paragonabile
alla luce del cielo al crepuscolo e permette agli occhi sensibili dei
predatori di distinguere le sagome di altri animali soprastanti. Per
proteggersi, il calamaro genera una propria luce bluastra (bioluminescenza)
Da parte loro, i grandi occhi del
calamaro vampiro rilevano luci tenuissime. Un paio di fotorecettori sono collocati sulla parte superiore
della testa, forse per allertare l'animale in caso di movimenti più in alto.
Come molti cefalopodi abissali, il
calamaro vampiro non possiede la sacca dell'inchiostro.
Se minacciato, emette invece dalle punte dei tentacoli una nuvola appiccicosa di muco bioluminescente bluastro, che può
durare quasi dieci minuti e permette al calamaro vampiro di scomparire
nell'oscurità anche senza allontanarsi troppo. D'altronde, questa difesa viene
usata solo in casi estremi, perché la rigenerazione del muco è impegnativa dal
punto di vista metabolico.
Lungo al
massimo 30 cm in totale - di cui 15 cm per il corpo gelatinoso, di
colore variabile tra il rosso chiaro e il nero, a seconda della posizione e
dell'illuminazione - il calamaro vampiro non è certo pericoloso per gli esseri
umani.
Una
membrana, internamente nera, unisce i suoi otto tentacoli, ciascuno munito di file di cirri
carnosi; solo la parte distale (terminale) dei tentacoli possiede ventose.
All'interno
della tunica esistono due tasche nelle quali si nascondono i filamenti
velari tattili che hanno funzioni analoghe ai due tentacoli maggiori
dei veri calamari, ma hanno una posizione diversa e corrispondono invece a una
coppia di tentacoli degli antenati dei polpi, non più presente nei polpi
attuali. I filamenti velari sono più lunghi degli altri tentacoli, ma possono
essere anche ritratti nelle relative tasche.
Gli occhi limpidi, globulari, rossi, o
talvolta blu secondo l'illuminazione, sono in proporzione i più grandi nel
regno animale - 2,5 cm di diametro.
Gli adulti
maturi hanno una coppia di pinne a forma di
orecchie che sporgono sul dorso e servono come mezzo principale di propulsione.
I calamari vampiri sembrano "battere le ali" nell'acqua.
Il becco è
bianco come l'avorio.
Il calamaro
vampiro è coperto interamente di organi luminosi detti fotofori.
L'animale ha un grande controllo su
tali organi, che possono disorientare gli aggressori con lampi di luce di
durata variabile da una frazione di secondo a diversi minuti. Anche l'intensità
e la dimensione dei fotofori può essere modulata.
I fotofori
si presentano come dischetti bianchi e sono più grandi e più complessi sulla
punta dei tentacoli e alla base delle pinne.
Sul capo ci
sono anche due grandi macchie bianche che erano state credute all'inizio due
grandi fotofori. Si è scoperto che sono invece due fotorecettori.
I cromatofori (organi pigmentati) comuni
alla maggior parte dei cefalopodi sono presenti ma non efficienti nei calamari
vampiri, che ne trarrebbero poco vantaggio nelle profondità oscure in cui
vivono.
Dimorfismo sessuale
Le femmine
sono un po' più grandi dei maschi.
Ben poco di
specifico si sa sull'ontogenesi del
calamaro vampiro.
Lo sviluppo
comprende tre forme morfologiche: l'animale molto giovane ha una sola coppia di
pinne, la forma intermedia ne ha due coppie e l'animale adulto ne ha di nuovo
una sola.
Inoltre, con
la crescita e la variazione di rapporto superficie/volume, le pinne si
ridimensionano e si riposizionano. Mentre i giovani si muovono principalmente
per mezzo di propulsione a reazione, gli adulti trovano più efficiente sbattere
le loro pinne come ali.
Questo
particolarissimo sviluppo ha creato confusione in passato, tanto che forme
diverse della stessa specie sono state attribuite addirittura a famiglie
distinte (Young 2002).
Le uova sono relativamente grandi
(3–4 mm di diametro) e vengono liberate nelle acque profonde, dove
fluttuano liberamente in piccole masserelle.
Le seguenti
ipotesi sono un'estensione al calamaro vampiro delle nostre conoscenze di altri
cefalopodi abissali: probabilmente ha una crescita lenta, non
essendo il cibo abbondante nel suo habitat;probabilmente, essendo gli incontri tra
maschi e femmine fertili eventi fortuiti per la bassa densità di popolazione e
la vastità dell'habitat, la femmina può conservare una spermatofora maschile per lunghi periodi
prima di essere pronta a produrre uova da fertilizzare; probabilmente la femmina muore subito
dopo la deposizione o la schiusa delle uova.
Le larve appena
uscite dall'uovo sono lunghe circa 8 mm e sono copie in miniatura degli
adulti, con alcune differenze: i tentacoli non sono uniti da membrane, gli
occhi sono più piccoli, i filamenti velari non sono completamente formati.
Le larve
sono trasparenti e si nutrono con un sacco vitellino interno per un periodo non
noto prima di cominciare a nutrirsi attivamente.
Gli animali
più piccoli frequentano le acque più profonde e si nutrono forse di detriti
organici che precipitano verso il fondo.
Gli animali
catturati sopravvivono negli acquari non
più di due mesi. L'ambiente artificiale rende difficile osservare comportamenti
non difensivi.
In natura, i
dati comportamentali sono scarsi e si basano su incontri occasionali
soprattutto con robot abissali.
Sono stati
osservati calamari vampiri che si lasciavano trascinare dalle correnti profonde
oceaniche con i loro filamenti velari allungati. Se i filamenti avvertono un
contatto o una vibrazione, l'animale indaga la causa con rapidi movimenti
acrobatici.
I calamari
vampiri possono raggiungere in pochi secondi velocità proporzionalmente
notevoli (due lunghezze corporee al secondo), ma i loro muscoli gelatinosi non
consentono fughe prolungate. Per evitare i predatori, i calamari vampiri usano
una combinazione di tattiche innovative, tra cui la bioluminescenza, i
movimenti erratici, la posizione ad "ananas", l'emissione di muco
luminescente ecc.
posizione ananas |
Nella
posizione ad "ananas", il calamaro vampiro inverte la sua tunica
sopra il corpo, presentando una forma apparentemente più grossa e molto più
scura coperta di cirri innocui ma apparentemente minacciosi.
ma è probabile che la loro dieta comprenda
molti altri animali disponibili nel loro habitat.
Fino agli
anni '80, erano conosciuti solo pochissimi resti fossili del Giurassico che potessero essere
attribuiti - con non poche incertezze - all'ordine dei Vampiromorfidi. Questi
fossili, provenienti dal giacimento di Solnhofen in Germania, comprendono Plesioteuthis prisca, Leptoteuthis
gigas, e Trachyteuthis hastiformis, che secondo
vari studiosi sono più vicini ai veri calamari (Teuthida) che ai Vampimorfidi.Gli scavi
compiuti proprio negli anni '80 a La Voulte-sur-Rhône (v.Fischer
e Riou in bibliografia) hanno portato alla luce una ventina di esemplari
risalenti al Giurassico medio (circa 165 milioni di anni fa), che sono stati
attribuiti a una nuova specie, Vampyronassa
rhodanica. Le parti molli sono state conservate molto bene dal
processo di fossilizzazione e
ciò ha permesso di attribuire chiaramente Vampyronassa ai
Vampiromorfidi. Nonostante il nome
inquietante, il calamaro vampiro non
è la creatura infernale e assetata di sangue che si potrebbe immaginare.
Un nuovo studio infatti rivela che il mollusco pasteggia a "neve marina" - quel miscuglio di plankon morto, alghe, materia fecale, frammenti di gusci e altri detriti.
Il calamaro vampiro raccoglie le particelle di cibo grazie a due lunghi filamenti coperti di peluria e ne fa dei bocconi usando il muco come collante. Un comportamento che è stato rilevato grazie a riprese subacquee, osservazioni in laboratorio di esemplari in cattività, autopsie ed esami al microscopio.
Un nuovo studio infatti rivela che il mollusco pasteggia a "neve marina" - quel miscuglio di plankon morto, alghe, materia fecale, frammenti di gusci e altri detriti.
Il calamaro vampiro raccoglie le particelle di cibo grazie a due lunghi filamenti coperti di peluria e ne fa dei bocconi usando il muco come collante. Un comportamento che è stato rilevato grazie a riprese subacquee, osservazioni in laboratorio di esemplari in cattività, autopsie ed esami al microscopio.
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Melanocetus
La famiglia Melanocetidae comprende 5 specie di pesci abissali ascritte ad un unico genere, Melanocetus ed appartenenti all'ordine Lophiiformes. Sono specie diffuse in tutti gli oceani
temperati o tropicali, fino ad una profondità di 4500 metri. Presentano uno spiccato dimorfismo sessuale: la femmina ha corpo tozzo
e tondeggiante, occupato per oltre la metà dalla grossa testa con mandibole
enormi, provviste di forti e grossi denti appuntiti. Sulla fronte spunta
un'antenna mobile, l'illicio
, provvista sulla punta di fotofori luminosi, che utilizza come esca
luminosa per catturare le prede. Il resto del corpo è piccolo e allungato. Il
maschio invece ha corpo tozzo e tondeggiante, con grande bocca provvista di
denti. Le pinne in entrambi i sessi sono piccole e arrotondate. La livrea è molto semplice: un uniforme bruno
scuro o nero lucido.La femmina ha dimensioni anche 3-4 volte più grosse del maschio: 11–19 cm per lei, 2–4 cm per quest'ultimo.
Il nome
scientifico della famiglia deriva dalla fusione della parola greca melos (nero) con la parola latina cetus (balena) significando "mostro
marino nero", ovviamente giustificato dall'aspetto grottesco e dal colore
scuro del loro corpo.
Sono pesci
predatori molto voraci, che attirano prede anche 3 volte più grandi di loro con
l'esca luminosa sopra la fronte.
La sua forma
paffuta ricorda quella di un pallone di basket. Il Melanocetus johnsoni si
trova circa a 1000 metri di profondità e ha la particolarità di avere una spina
dorsale che si illumina per attirare le prede.
Il pesce bara (B.melanostomus)
ha il corpo molle e la coda ricoperti
interamente di spine. La sua dimensione massima raggiunge i 10 centimetri e
vive tra i 1300 e i 1700 metri di profondità.nonostante le sue piccole dimensioni è uno dei
predatori degli abissi più feroci, soprattutto per i suoi denti acuminati e la
grossa bocca.
Pesce vipera
Il pesce vipera (Chauliodus sloani) è uno dei
più feroci predatori degli abissi. Generalmente è un piccolo pesce di circa 30
cm ma può arrivare ai 60 cm.
Vive alla profondità di 1500 - 2500 m ed in acque molto fredde. Ha un modo curioso di attrarre le prede: possiede delle luci dentro la cavità boccale, circa 350 piccoli organi luminosi.
Vive alla profondità di 1500 - 2500 m ed in acque molto fredde. Ha un modo curioso di attrarre le prede: possiede delle luci dentro la cavità boccale, circa 350 piccoli organi luminosi.
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