di Damiano Merlini
La piana versilese è attraversata da un dedalo di piccoli fossi e canali
che ad un osservatore poco attento potrebbero apparire di
scarsissimo interesse alieutico, ma in realtà si tratta di veri e propri paradisi
in miniatura, che possono regalare soddisfazioni enormi. Vorrei raccontarvi in
particolare della zona compresa tra Forte dei Marmi e Marina di Pietrasanta e
dei piccoli corsi d'acqua che mi hanno visto crescere sulle loro sponde con la
canna da pesca in mano.
L'area in questione è quella del Bacino del
Fosso Fiumetto/Tonfano; un piccolo bacino che si sviluppa completamente in
pianura a cavallo tra i comuni di Forte dei Marmi e Pietrasanta. Qui, fino ai
primi del 1700, c'era la foce naturale del fiume Versilia, poi le operazioni
per bonificare l'aera dalla malaria, portarono ad una deviazione del fiume e
restò questa piccola rete di fossi che drenano l'acqua della Macchia
Versiliana.
Morfologicamente queste acque si presentano come dei tipici fossi di
raccolta delle acque di pianura, con una profondità che non supera il metro e
corrente debolissima. La larghezza è scarsa, nei tratti più larghi arriviamo a
stento ai 6-7 metri tra una sponda e l'altra. La vegetazione, in acqua e fuori,
è quella propria delle zona palustri, con grandi spazi occupati dalla cannuccia
di palude, dal giunco e dalla saracella, una pianta che nel periodo estivo ha
una fioritura molto bella.
Ma è ora di parlare di pesca...come ho detto in apertura, di primo
acchito potrebbero sembrare posti inadatti alla pesca, o comunque destinati a
catture di poco conto, invece i pesci che abitano queste acque sono pinnuti di
tutto rispetto in quanto a taglia e soprattutto vi è una varietà di specie
incredibile.
Andiamo dalle carpe, con esemplari oltre i 10 kg, ai lucci, anche questi
con individui di ottime dimensioni,
Importante prima di ogni altra cosa è la scelta dello spot. Le signore coi
baffi, in ambienti così piccoli, battono delle zone di pascolo ben precise che
si trovano principalmente a ridosso delle ramaie sommerse e nei pressi della
vegetazione che emerge dell'acqua.
Una bolognese bella tosta da 5 o 6 metri è
già più che sufficiente. In bobina sarà bene usare un buon nylon dello
0.30-0.35 e, come finale, non scendere sotto lo 0.28 - 0.30. Io pesco di solito
molto sovradimensioanto perchè l'ambiente lo impone. Le catture avvengono
sempre nei pressi di ostacoli somemrsi e pescare fine vuol dire al 90% lasciare
alla povera bestiola il nostro finale piantato in bocca.
Le esche migliori sono anche le più classiche: mais e lombrichi. Da evitare
accuratamente sono sfarinati e pasture di vario tipo. Fidatevi, in posti così
sono solo controproducenti: come richiamo sarà sufficiente il solo mais.
Un'altra tecnica molto divertente con cui insidiare questi possenti ciprinidi è
la pesca a vista a galla. Questa pesca regala le catture più belle nei mesi freddi,
perchè, e questa è un'altra piccola peculiarità di questi fossi, qui la vita
non si ferma mai...essendo alimentati solo da acque di pianura ed avendo una
lunghezza di poco più di 4 km, l'acqua non si raffredda mai in modo particolare
e anche le carpe rallentano molto poco la loro attività Questa tecnica è molto
semplice e se vogliamo, rudimantale.
Io uso delle canne da carpfishing da 2 lbs, montate con mulinelli di taglia
4-500 caricati con nylon dello 0.35. La montatura è semplicissima: pallina spiombata
che ha la funzione di segnafilo e aiuta l'esca a scendere in corrente,
distanziata dall'amo (un 8 bello robusto) di circa 1,5 metri: niente finale,
niente piombini, niente di niente. Come esca andrà benissimo del normale pane
raffermo. L'azione di pesca è semplicissima: si percorre il fosso fino a quando
non si vedono i pesci in attività, che anche in questo caso andranno cercati
nelle vicinanze della vegetazione o degli ostacoli sommersi; ci si mette un po'
a monte e si lascia scendere il boccone con la debole corrente...fidatevi che
l'emozione della bollata sulla nostra esca è enorme e bellssima.
Un diversivo alle tecniche più tradizionali, sempre cercando le
carpe, può essere la pesca a mosca. In questo caso possiamo tentare sia con
piccole ninfe fatte saltellare sul fondo o con delle "secche" che
imitino dei bocconi in superficie. Io ad esempio mi autocostruisco questo tipo
di mosca con del semplice foam montato su un amo n° 6, e aromatizzo la
"mosca" con del comunissimo estratto di vaniglia ad uso umano;
sicuramente chi ha maggiore dimestichezza potrà usare aromi dedicati, ma
personalmente con quello ho sempre avuto ottimi risultati.
Per quanto riguarda i predatori, come detto, abbiamo una buona
presenza di lucci e bass.
Occorre ricordare che nei fossi di Fiumetto e Tonfano
vige una ZRS denominata Oasi di Protezione del Luccio, creata alcuni anni fa
per opera dell'associazione Fly Club Versilia 90, che da tempo si occupa della
salvaguardia e del ripopolamento dell'esocide in questi canali.
Il regolamento è molto semplice: il luccio si può pescare, ma vige
l'obbligo di rilascio. Le uniche esche consentite sono quelle artificiali
(quindi niente pesci esca vivi o morti), montate con amo singolo e senza
ardiglione. Nel periodo di chiusura della pesca al luccio (dal 31 dicembre al 1
aprile) è vietata la pesca con qualsiasi genere di esca artificiale.
Sempre in
virtù della morfologia del posto dovremo adattare la scelta delle nostre esche.
Validi sono grossi minnow e swim-bait che lavorino appena sotto il pelo
dell'acqua o fli intramontabili martin allegeriti di generose dimensioni. Per i
bass ci si può sbizzarrire passando dalla classica gomma (vermoni e simili), a
esche top water come il micidiale Basirisky. Se vi trovate in Versilia, magari
per una bella vacanza al mare, non dimenticatevi le canne e fatevi una pescata
in questi fossi, sicuramente vi potranno regalare bei ricordi.
Nessun commento:
Posta un commento