Il Salmone
Atlantico
Testo e
fotografie di Marco Altamura
Oltre ad insidiare tutti i predatori delle acque interne
italiane ed estere, ho passato gran parte dei miei viaggi di pesca rincorrendo il pesce che più di ogni altro ha
stimolato la mia fantasia per il suo carattere fiero e la sua incrollabile
determinazione nel ritrovare le acque natie per dar seguito alle future
generazioni. Sto parlando del Re dei pesci sua Maestà il Salmone Atlantico (
Salmo Salar ). L’ho pescato nel continente europeo nei fiumi che sfociano
nell’Oceano Atlantico settentrionale fino alla Groenlandia, nel Mar Baltico,
nel Mare del Nord; i Paesi europei interessati dalle migrazioni di questi
fantastici pesci sono le Isole Britanniche ( Irlanda, Inghilterra e Scozia ),
l’Islanda, la Norvegia, La Svezia, la Finlandia, le Repubbliche Baltiche e la
Penisola di Kola in Russia.
Passando al continente Nord-Americano ritroviamo il
Salmo Salar nell’altra porzione di Oceano Atlantico settentrionale comprendente
le coste nordorientali del Canada ( Quebec e Labrador) , l’Isola di Terranova,
lo Stato del Maine fino allo Stato di New York e l’Isola Principe Edoardo. A
questo ampio territorio di areale riproduttivo naturale si sono aggiunti in
seguito, dopo la Rivoluzione Industriale, le zone sfruttate massicciamente per
l’allevamento dei Salmoni Atlantici identificate ormai in quasi tutti i
territori bagnati dall’Oceano Atlantico in Europa e nelle coste del New
Brunswick, della Nuova Scozia e di parte dello Stato del Maine nel continente
Nord-Americano.Addirittura il Salmo Salar è stato allevato anche nell’Oceano Pacifico al largo dell’Isola di Vancouver in Canada e lungo le coste del Cile, causando sia in questo ambiente ameno che nel suo naturale areale, inquinamento e malattie trasmessi allo stock selvatico che rischia di soccombere di fronte alla rusticità dei Salmoni di allevamento, meno esigenti e più resistenti alle variazioni sia chimico-fisiche (qualità delle acque, agenti patogeni , degrado dei fiumi, piogge acide ) che ambientali ( sbarramenti e dighe ) che non permettono ai pesci di raggiungere le sorgenti dei fiumi che li hanno visti nascere. Oggi la popolazione di Salmone Atlantico selvatico si attesta sui 3,5 milioni di individui, circa la metà rispetto agli anni ’70 e addirittura un dato ridicolo se si pensa ai 500 milioni di Salmoni selvatici del Pacifico (qui sono ben cinque le specie anadrome oltre alla Trota Steelhead e a vari Salmerini anch’essi anadromi) appartenenti al genere “Onchorinchus”che risalgono i fiumi una sola volta e poi muoiono, a differenza del Salmo Salar che può compiere anche 3/4 risalite prima di morire.
Purtroppo negli ultimi decenni il Salmone Atlantico selvatico ha dovuto subire un drammatico declino tanto che ai giorni nostri l’Oceano Atlantico settentrionale è abitato da un nuovo tipo di Salmone; lungo la costa occidentale scozzese infatti vivono 50 milioni di Salmoni di allevamento stipati in gabbie galleggianti e nutriti con mangime granulare e pigmenti che ne accelerano di molto la crescita (anche in metà tempo rispetto ai fratelli selvatici !) e che conferiscono alle carni il classico colore rosa. In tutte le zone di allevamento del Salmo Salar per ogni Salmone selvatico ce ne sono circa 400 allevati. La Norvegia ospita la più cospicua popolazione di Salmoni Atlantici selvatici al mondo e ogni anno circa 600 mila di questi pesci risalgono i 650 fiumi del Paese per la riproduzione; ebbene pensate che in un solo anno un singolo allevamento ne produce altrettanti! Da ciò ne consegue che il Salmone di allevamento rappresenta la più seria minaccia per il suo fratello selvatico.
Oltre al fatto che i Salmoni allevati in gabbia inquinano i tratti di mare circostanti diffondendo malattie e parassiti, molti pesci d’allevamento riescono a fuggire dalle gabbie e spesso finiscono per accoppiarsi con quelli selvatici dando origine ad una razza ibrida meno propensa alle grandi migrazioni che hanno reso famoso questo splendido pesce. Durante uno dei miei viaggi effettuati in Irlanda per pescare questo nobile pesce, ho visitato il Ballynahinch Castle, un famoso albergo per pescatori nella regione del Connemara e qui ho appreso che lo stock di Salmoni Atlantici selvatici e Trote di mare è stato decimato da una vera e propria invasione di pulci d’acqua diffuse dai vicini allevamenti; questi parassiti si attaccano ai Salmoni selvatici che si trovano a transitare nei pressi delle gabbie degli allevamenti e ne succhiano letteralmente il sangue e si cibano delle loro carni portando spesso il pesce alla morte.
Ted Williams, noto campione di baseball e fanatico pescatore di Salmoni molto conosciuto nell’ambiente, ha lasciato scritto: “Il Salmone Atlantico, argenteo e scattante, è un portento di bellezza e di potenza. Dio mio, spero che viva per sempre !”. Ho pescato questo leggendario pesce in diversi fiumi europei come il Moy e lo Shannon in Irlanda, lo Spey in Scozia, il Vindel ed il Morrum in Svezia, il Gaula e l’Orkla in Norvegia e in ognuno di questi magnifici ambienti ho avuto la fortuna di allamare almeno un Salmo Salar apprezzandone l’indole battagliera ed il comportamento in canna assimilabile a nessun altro pesce d’acqua dolce; la grande soddisfazione che ho provato insidiando l’Atlantico sia a mosca che a spinning mi ha fatto perdutamente innamorare sia di questo pesce unico che degli ambienti dove vive e si riproduce. Nonostante abbia catturato Salmoni del Pacifico di maggior mole sia nei fiumi del British Columbia che nell’Isola di Kodiak in Alaska, reputo senza dubbio il Salmone Atlantico il pesce più sportivo da catturare con la canna.
Inoltre per raggiungere buoni risultati con il Re dei pesci è necessario si verifichino contemporaneamente alcune situazioni ambientali quali abbondanti piogge che ingrossando i fiumi inducono il Salmone ad intraprendere la risalita richiamandolo dall’Oceano in folte schiere che prima si ammassano alla foce del fiume e poi iniziano la faticosa risalita non priva di pericoli anche mortali come l’incontro con orsi ,aquile e foche affamate; temperatura dell’acqua e pressione atmosferica appropriate, ciclo di alta marea e fase di luna calante insieme ad una situazione di scarsa luce tipica delle ore crepuscolari o di giornate coperte da un folto strato di nubi. Solo in suddette condizioni si renderà possibile l’incontro con questo pesce circondato da un’ alone di mistero circa le sue abitudini ed il suo comportamento.
Gli ittiologi infatti azzardano l’ipotesi che durante il periodo di vita trascorso in oceano aperto i Salmoni si raggrupperebbero in copiose colonie sotto le calotte polari dove aumenterebbero la loro mole cibandosi principalmente di piccoli pesci e crostacei che conferirebbero alle loro carni il caratteristico colore rosa (aggiungo io che le trote salmonate che trovate nelle pescherie sono solo iridee con dentro mangime colla sostanza che rende rosa i salmoni…..è la stessa che danno ai fenicotteri negli zoo per mantenere il piumaggio rosa) Poi, una volta intrapresa la strada verso il fiume natio, il Salmone smetterebbe di alimentarsi consumando gradualmente le riserve di grasso accumulate in mare.
La letteratura anglosassone conferirebbe al giovane salmone alla prima risalita il termine di “grilse” individuando come tale un pesce di 2/3 anni di età, mentre definirebbe come “kelt” un pesce che dopo le fatiche riproduttive fa ritorno al mare lasciandosi trasportare, ormai stremato, dalla corrente fino a riguadagnare l’oceano dove potrà riprendere ad alimentarsi e a crescere nuovamente di peso. Inoltre i primi grossi Salmoni che già da febbraio/marzo iniziano la risalita sono definiti “spring” e sono senz’altro i più grossi che risalgono il fiume di tutto l’arco dell’anno.
La pesca di tali pesci con la canna rappresenta quanto di più sportivo si possa immaginare anche perché qui nulla avviene per caso o per buona sorte; il Salmo Salar durante la risalita occupa quelle parti del fiume dove la vena di corrente principale esercita la maggior resistenza ma anche ne sfrutta la maggior propulsione per superare ostacoli all’apparenza insormontabili.
La sua struttura possente e le energie accumulate durante la permanenza in mare rendono possibile il superamento di qualsiasi ostacolo si presenti loro guidati da un istinto irrefrenabile e da una determinazione ai limiti dell’ostinazione. Il pescatore che volesse insidiare questo splendido pesce dovrebbe anzitutto essere in grado di “leggere” alla perfezione il fiume per capirne l’andamento correntizio e presentare l’insidia in modo corretto e credibile; l’artificiale andrebbe accompagnato all’interno della pool come in una sorta di passata ispezionando le postazioni più propizie e rimanendo sempre a stretto contatto delle asperità del fondo. Andrebbero battute le zone appena a valle ed appena a monte di una rapida importante dove il pesce transita velocemente per poi fermarsi a riposare nei luoghi citati. Anche se sembra accertato che durante la risalita questi pesci smettono di alimentarsi, tuttavia è altrettanto vero che pesci di recente e recentissima risalita (fresh fish) non disdegnerebbero un’esca ben presentata in quanto il loro metabolismo risulterebbe ancora influenzato dal ciclo marino.
Durante le fasi riproduttive (spawn) inoltre i Salar acquisirebbero un alto grado di aggressività che spiegherebbe gli attacchi agli artificiali proposti loro oltre alle ferite inferte con le mascelle deformate ai pretendenti nella ricerca delle femmine fertili. Nei miei viaggi alla ricerca del Salmo Salar ho avuto la fortuna di intatta e, dovendo citare qualcuno di questi posti meravigliosi, non potrei escludere la mitica “Ridge Pool” a Ballina sul fiume Moy a nord-ovest dell’Isola di smeraldo; altro luogo famoso è la “Evjan Pool” e la “Black Pool” sul fiume Gaula in Norvegia, senza tralasciare il fiume Vindel in Lapponia Svedese famoso per i suoi grossi Salmoni;
infine non escluderei il mitico fiume Spey a Grantown on Spey in Scozia, posto questo pregno di tradizione tipicamente anglosassone. Insomma c’è da perdersi in tutti questi ricordi sempre vivi nella mente ed uniti da un solo denominatore comune che è il grande fascino nei confronti di un pesce sul quale molto si è scritto senza però ancora averne capito l’intima essenza: forse il Salmone Atlantico con il suo carattere volitivo e la sua grande determinazione nel voler ad ogni costo trasmettere i propri geni alle future generazioni vuole dirci che la cosa più importante di ogni altra è la vita, quella stessa vita che gli umani troppo spesso disprezzano e della quale viceversa dovremmo fare tesoro per non sprecarne nemmeno un attimo. Di questo inestimabile dono il Salmo Salar ha saputo capitalizzare il massimo del potenziale mettendo sul piatto della bilancia la sua stessa esistenza.
Nessun commento:
Posta un commento